Réverie vicino al Po
In un angolo del giardino dove si incontrano due canaline dell’acqua piovana, una luce a leds illumina lo spazio vuoto dove manca il collegamento tra i due tubi di raccolta dell’acqua piovana.
Alla finestra l’immagine di famiglia retroilluminata. Una traccia sonora che riproduce il suono dell’acqua è diffusa nello spazio dell’installazione. A terra nel punto di congiunzione delle canaline
sono poste tre lastre di cera d’api su due delle quali è incisa la scritta “dare”, in una e “avere”nell’altra.
“Il racconto dell’acqua è il racconto umano di un’acqua che muore.La Rêverie vicino all’acqua, ritrovando i suoi morti, muore anche essa, come un universo sommerso (…) Gaston Bachelard.
L’acqua più umana di tutte, l’acqua dei fiumi, carica di storia, che conforma il territorio e la sua gente, in un constante rapporto di dare e avere, una storia di vita e morte. Un paesaggio quello di Mezzani creato dalla collaborazione tra uomo e fiume, bonifiche, chiuse, fossi, alluvioni, una tensione tra acqua di vita ed acqua di morte. Un territorio di confine, dentro-fuori, e di incontro.
Restiamo li, sulla soglia, e ci immergiamo nella nostra rêverie.”
Sentire lo spazio, sulle rive del Po’:
Il progetto ha avuto inizio durante il workshop sulla pratica del site-specific Ouverturen.1 (a cura di Silvia Petronici), una settimana a Mezzani sulle rive del Pò. Sentire lo spazio: il paesaggio, la casa, i sui abitanti con le sue storie. Un lavoro legato alla memoria personale della proprietaria di casa (la immagine sulla finestra proviene da una fotografia di famiglia che ritrae la mamma insieme ad un prigioniero di guerra durante la seconda guerra mondiale) ma anche alla memoria collettiva di quel luogo. Il lavoro è stato rielaborato a posteriori- a dicembre del 2011, ri-crendo il luogo che lo aveva fatto nascere. Include fotografie di campo e l'istallazione finale.
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