Le mani sul capo
La società ti etichettava come un soggetto deviante e ti bussava alla porta per abbracciarti in una camicia di forza, confinando la tua fragilità in uno spazio, in una mente e in un animo, reclusi.
Vorrei che varcaste con me quelle stanze "vuote", che tante volte ho attraversato con paura, dove gli ospiti hanno lasciato le loro tracce e che vi faceste toccare dalla loro umanità perché quegli uomini e quelle donne, con "le mani sul capo" hanno, lì, dato forma alle inquietudini creative della loro vita e hanno, così, superato i limiti esteriori dell'esistenza impostagli.
Vorrei che la presentazione di questo lavoro fissasse la precarietà di quei luoghi ormai in via di cambiamento, e che il patrimonio di emozioni in essi contenuti, non vada perduto affinché le creature nate da quelle menti diventino a tutti visibili.
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