INTERMITTENZA TEMPORALE
In questo quadro presento due ritratti fotografici, rispettivamente del filosofo Walter Benjamin (1892-1940) e dello scrittore Franz Kafka (1883-1924), uniti dalla strofa finale di una poesia di Stefan George.(1868-1933).
La scelta non è casuale in quanto Benjamin stesso sviluppò alcune considerazioni sia sul pensiero di Kafka che su quello di George citando la stessa strofa nel suo saggio del 1931 Piccola storia della fotografia.(1 )
L’accostamento vuole significare visivamente il concetto benjaminiano di esplosione del tempo che quest’opera intende offrire in modo immediato alla fruizione.
La fotografia rappresenta , per Benjamin, un mezzo attraverso il quale la realtà ci “folgora”, al di là dello sguardo artistico del fotografo: “nell’essere in un certo modo di quell’attimo lontano si annida ancora oggi il futuro, e con tanta eloquenza che noi, guardandoci indietro, siamo ancora in grado di scoprirlo.”(2 )
La fotografia non è solo memoria, si colloca bensì oltre la memoria. Ci restituisce la realtà salvandola dall’oblio, recuperando lo spessore temporale autentico nell’attimo che fa esplodere il tempo stesso; l’attimo in cui nel presente si attualizzano sia il passato che il suo stesso futuro.
La fotografia rappresenta un mezzo attraverso il quale è possibile comprendere ciò che altrimenti potrebbe sfuggire .E’ qui in questione il concetto di temporalità continua che non si conclude mai, tipico della mentalità dell’archivio.
(1) Walter Benjamin, Piccola storia della fotografia, in Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica Einaudi, Torino 1966, pp. 59-78.
“E io domando: in che modo la grazia di questi capelli/ e di questo sguardo ha avvolto gli esseri di un tempo: /come baciava questa bocca, verso la quale/ immemore, il desiderio, come un fumo senza fiamma , sale attorcigliato”.,ibidem.,p.62.
(2) Walter Benjamin, Piccola storia della fotografia, cit.,p.62.
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