I cloud(eath)
Spesso, più che preoccuparci circa l’importanza del ricordo in sé, ci assale “un’ ansia storica” sulla mancanza di reperibilità delle prove, le fonti “archeologiche” risalenti al tempo di cui ci apprestiamo a narrare.
E’ da qui che nasce il mal d’archivio: archiviare come azione fine a se stessa, rubando così il futuro alla memoria, in quanto il ricordo non cammina solo sulle gambe di chi lo ha vissuto, ma su quelli che provano un’emozione nel riviverlo!
Le nuove tecnologie sembrano essere la risposta, quel futuro, quell’evoluzione darwiniana della memoria, in quanto le rende accessibili a tutti e ad ogni momento nonostante i cambiamenti del tempo.
I cloud, ad esempio, rappresentano una “ finta memoria ideale” , ci ritagliano uno spazio in un mondo che soffoca i nostri ricordi omologandoli in ordine cronologico o di dimensione, annullandone il valore emozionale. Ed anche se il costo di archiviazione, col tempo, diminuisce, aumentano i rischi di una totale perdita di informazioni, proprio come il nucleare, il cui costo contenuto dell’energia si scontra con l’elevato pericolo atomico.
Forse non avremo mai le risposte a quelle domande poste da tempi immemori , ma di sicuro non è solo attraverso il processo di archiviazione fine a se stesso, nè diventando “tecnici del passato” che troveremo ciò che occorre, bensì traendo insegnamento dal passato per catapultarci nel futuro.
“Siamo dei nani sulle spalle di giganti” e per questo abbiamo un punto di osservazione privilegiato per poter imparare dalle gesta dei grandi uomini e magari evitare di ripetere le pagine oscure delle nostra storia…
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