Crocifisso per per il sepolcro di Giuditta Montecchiari
E' un Cristo appena morto. Subito dopo il colpo di lancia. Nel volto fortemente sofferente c'è parvenza di vita; ricordo mia madre che, sebbene morta da una buona mezz'ora, ebbe per un attimo la stessa espressione dolente che aveva a volte da viva : in quell'istante ravvisai sul suo volto un bagliore ultimo di vita, che io colsi come il suo ultimo saluto diretto proprio a me che le ero stato sempre devoto. Il Cristo, il volto non ancora irrigidito, dà insieme idèa di dolore e di vita. Ed è questo momento che ho voluto fissare sulla pietra. L'attimo in cui il corpo morto ricorda ancora la vita o, forse, ci dà come il presagio di una vita futura: la resurrezione, la rinascita?
"Sposa della Croce" volle definirsi Giuditta, poiché sul suo povero corpo s'impressero, via via nel tempo, tutti i segni dello spaventoso supplizio, che fu praticamente 'riscritto' su di lei col sangue che gli uscì copioso dalle stimmate, inguaribili per per tutta la vita.
Il Cristo è composto in una posa poco elegante, ma volutamente: contorto è il corpo come la croce e tutto ciò per sottolinearne la fisicità, il tormento della carne, sia di Nostro Signore come di Giuditta.
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