IL VOLO D' ICARO GLOBALIZZATO
Mostra, Francia, Departement de la Haute-Garonne, Portet-sur-Garonne, 26 March 2017
Your Teacher will not hide anymore

But your eyes shall see your teacher.

And when you turn the right

Or when you turn the left

Yours ears shall hear a world behind you saving.

This is the way, walk in it.



( Isaiah 3O : 20b )





Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione. (...)

Quindi poniamo te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda,...

Questa via ha un cuore?

Se lo ha, è buona. Se non lo ha, non serve a niente.

C. Castaneda





I CINQUE PILASTRI



1. Lo scopo del Labirinto non è uscirne dopo averlo percorso, ma arrivare al centro.



2. Esso rappresenta la sintesi, la totalità, la perfezione, l'atemporalità, la diversità.



3. Il centro del Labirinto ha la massima funzione possibile : governare sopra le cose del mondo

metaforicamente con la sua attività di "non-agente". Essa infatti, poichè appunto non manifestata, davvero la pienezza dell'attività.



4. Chi raggiunge il Centro ha raggiunto la saggezza suprema, poichè egli vede ogni cosa nell'unità

del principio primordiale e della differenza.



5. Il Labirinto l'origine di tutte le cose.





LO SPAZIO E IL TEMPO LABIRINTICO



Il Labirinto un mito che deve essere interpretato, e il suo significato va molto al di là della sem-

plice forma fisica. Si tratta di uno spazio immaginario e immaginato, un tempo della vita, un luogo

dell'intelletto. E' un concetto, un'immagine, una metafora, un simbolo. Quando osserviamo un Labirinto vero, una costruzione concreta e tridimensionale, la nostra prima impressione che si tratti semplicemente di un muto, per quanto lungo e contorto esso sia. Cio' che lo rende "labirinti-

co" proprio il muro che separa lo spazio ed il tempo esterno da quello interno.



Un Labirinto tale solo se considerato dall'interno. In quanto tale il Labirinto invita l'osservatore ad entrare, poich l'azione relegata al suo interno. Il Labirinto stimola l'azione, il movimento; ogni movimento implica un passare del tempo e dello spazio. Prova ne che quando pensiamo ad un Labirinto non ci configuriamo solo un muro, ma un percorso di spirali con un ingresso e un'uscita. E' come se lo vedessimo dall'alto, volandoci sopra. Cio' significa che noi pensiamo sempre a un Labirinto ponendoci come osservatori esterni.



Di conseguenza non possiamo percepire il Labirinto nella sua interezza quando siamo all'interno; la

sua forma puo' essere considerata solo dall'esterno, purtuttavia dobbiamo entrare e attraversar-

lo per renderlo - per l'appunto - labirintico. Il Labirinto ha bisogno degli esseri umani che lo percor-

rono altrimenti viene messo meno la sua stessa monade. Il Labirinto un insieme, un organismo

complesso, la nostra vita.



Vi è una notevole differenza tra il Labirinto classico di Creta e quello medievale. La lingua inglese possiede a questo scopo due vocaboli distinti e precisi; labyrinth e maze.



Quest'ultimo sostazialmente un giardino creato per divertimento, in cui le persone devono entrare e cercare l'uscita al piu' presto possibile. Scopo di questo tipo di Labirinto confondere, far perdere l'orientamento, disorientare visivamente e mentalmente, temporalmente e spazial-

mente. Chiunque entri in un Labirinto, deve necessariamente seguire il sentiero giusto o quello sbagliato, come dire, la via retta o la via cattiva. L'idea di uscirne al piu' presto possibile, di ottimizzare il cammino. potremmo affermare che la direttiva sia: prima , meglio . Una questio-

ne d'efficienza. Certo, il massimo dell'efficienza sarebbe diritta e diretta.



Mi sembra perlomeno curioso costatare come questo corrisponda al modo di pensare tipico della cultura e della società moderna, in cui l'idea di progresso rappresentata da una sorta di linea

diritta, che muove l'intera società e dia significato alla nostra vita, ma un'anomalia.



Dall'altro canto, il Labirinto di Creta consente alle persone che vi si introducano di camminare attraverso l'intera superficie fino ad arrivare al Centro. C'è solo un'apertura, che corrisponde sia all'entrata sia all'uscita.



Solo il Centro la posizione corretta, e vi un solo modo per arrivarvi. Questo cambia completamente la nostra concezione temporale e spaziale di Labirinto. Dove sono confusione, l'intrico, l'enigma da risolvere?



Questo tipo di Labirinto per cosi dire metaforico. Nessuno puo' smarrirsi in una strada che conduce solo ad un'unica meta ! Tuttavia, c'è sempre una possibilità, un'opzione da scegliere: avanti o indietro? Non sempre facile rendersi conto della direzione dei propri passi: verso il Cen-

tro, o lontano dal Centro?



Questo Labirinto sembra avere un senso piu' compiuto. E' come chiedersi: dov' il bene? E il male?

Lo scopo dell'esistenza umana non solo quello di tovare la strada giusta, entrare e uscire, ma

invece riflettere, chiedersi perchè stiamo entrando o uscendo.





LA CONOSCENZA



Il Labirinto una pratica ermeneutica che conduce alla conoscenza o, in senso mistico, piu' vicino a Dio. possiamo paragonarlo a un testo delle Sacre Scritture, che puo' avere diversi gradi d'inter-

pretazione. Cosi come uno studioso non puo' raggiungere le intime profondit di un testo seza avere prima necessariamente compreso il significato piu' letterale ed evidente, cosi colui che in grado di arrivare al Centro del Labirinto, deve per forza aver camminato al suo interno.



L'interpretazione implica sempre un movimento, un viaggio verso il Centro di qualcosa, verso il

Centro della nostra " Crisi " attuale.



Secondo la dottrina cabalistica, l'interpretazione di un "testo" un'azione creativa, non solo riproduzione e decodificazione della realt che viviamo, ma anche immaginazione di risoluzioni alternative.



Se noi riteniamo che il Labirinto sia una grande rappresentazione della conoscenza, dobbiamo anche accettare il fatto che anche qualsiasi forma di conoscenza implichi necessariamente un Labirinto.



Il Labirinto un punto di partenza e appunto anche un punto d'arrivo. Tutto derivato da esso e deve ritornarvi.



IL SENTIERO DIMENTICATO



La geometria si nutre spesso di interpretazioni mitiche - e viceversa -. E' noto che il cerchio sia una forma statica, perfetta, il cui inizio e fine non solo coincidono, ma portano dappertutto e in nessun luogo contemporaneamente.



Il Labirinto, invece, puo' essere considerato come il viaggio - e il ritorno - nelle profonde sorgenti dell'esistenza e dell'esere uomini.



Non appena si mette piede in un Labirinto, si comincia un viaggio verso il Centro...



I muri del Labirinto hanno lo scopo di aiutarci a rimanere sul sentiero giusto. Lo scopo di arrivare al Centro del Labirinto. Quando lo si raggiunge, si a met del cammino. Poi, dal Centro si ricomincia un viaggio verso l'esterno. Che cosa troviamo nel Centro dl Labirinto e cosa verso i margini estremi ? Perch il Labirinto c'incanta, ci chiama, ci lusinga ? Perchè entriamo nel Labirinto e cosa guida il nostro viaggio?



Certo, ci vuole un forte dose di coraggio, oggi, per rentrare in un Labirinto. Questa una forma d'iniziazione. Quando si cammina per i sentieri labirintici ci si deve spogliare di ogni logica. Bisogna abbandonarsi a cio' che si vede o meglio a cio' che non si vede, nella crisi, ad una realtà contorta, che sembra contraddire ogni ragionevole esperienza acquisita fin qui.



Ogni iniziazione una rappresentazione della Discesa agli Inferi, una morte simbolica prima di un ritorno alla vita piu' rappresentativa e creativa.



Allo stesso tempo, il Labirinto una specie di " conjuctio oppositorum", in altre parole quel luogo in cui gli opposti come vita/morte, luce/tenebre, maschio/femmina/, odio/amore, politica/non politica etc., sono trasformati e fusi l'uno nell'altro.

L'epoca in cui viviamo un periodo molto particolare. Possiamo constatare numerose attitudini, piuttosto turbolente: politiche, culturali, religiose, cosi come altri modi di vita totalmente apatici, superficiali, standardizzati, addirittura parassitari. E' un po' come se l'uomo fosse entrato in un Labirinto, o meglio in un maze, dove gira senza sosta - e soprattutto senza senso.

Proprio come in un Labirinto, l'uomo si trova ad ogni pi sospinto ad un bivio: costretto a scegliere "di piu" oppure il "non essere" del tutto, come se fosse completamente anestetizzato dai sentimenti e dai valori. Quasi un robot biologico super-accessoriato che si crea delle necessità fasulle da soddisfare totalmente e velocemente.

Nè religione, nè la scienza, e tanto meno l'esoterismo o il misticismo, hanno potuto guarire il suo malessere. La crisi che annunciai negli anni 80' totale, ancor piu' profonda nel tempo e nello spazio: le persone sono sempre piu' depresse, sole e di conseguenza aggressive e contemporaneamente regressive. Basta considerare le droghe, l'alto numero di suicidi o lo stesso atteggiamento sempre piu' diffuso a condurre una vita spericolata.

L'aggressione si manifesta clamorosamente e palesemente con l'atto stesso di violenza sempre piu' presente in ogni aspetto della nostra vita, mentre la regressione ampiamente mercificata e propagandata da un consumismo di massa che si serve di cio' che potremmo senza timore d'esagerazione definire una manipolazione delle menti.La pubblicità, tanto per fare un esempio, ci induce a produrre nuovi desideri e addirittura ci convince che abbiamo bisogno di prodotti spesso del tutto futili.

In questa situazione, oggi l'uomo non ha piu' punti fissi di riferimento. E' un "girovago-nomade" che vaga senza fissa dimora, soprattutto senza una meta. Ed a questo punto di crisi profonda che il LABIRINTO esce con tutta la sua forza metaforica, davanti al pensare tipico della tecnologia, della scienza moderna, senza purtroppo rendersene conto, non ci avvediamo piu' che esso non è altro che il simbolo del cammino della nostra vita. Della nostra vita amorosa, della nostra vita emozionale, della nostra vita intellettuale, della verità, della conoscenza superiore, il simbolo infine strutturale del nostro fisico, dall'orecchio al cervello passando per l'organo femminile.

Questa nostra inconscia consapevolezza di aver perduto totalmente conoscenza del valore di un mito cosi profondo e importante, divenuto specchio della nostra indifferenza, della nostra banalità quotidiana, contribuisce sempre piu' ad essere vittime timorose di questa

trasformazione attuale della globalizzazione.

Quindi nella ripresentazione di questo forte simbolo, ma soprattutto azzerando quella che è oggi una volontà politica e culturale , sarebbe a dire parcellizzare, col pretesto della specializ-

zazione avvenimenti culturali e politici, anche interessanti e ben fatti, ma dove lo spettatore-uomo stenta con difficoltà a ritrovarsi nel suo cammino quotidiano, si vuole invece proporre una mostra, dove l'individuo sia presente con le due sue categorie oggi, penso, piu' calamitanti, il suo cervello e la tecnologia. Ma volendo poi attivare tutte le discipline artistiche, nello stesso tempo e nello stesso spazio, per creare una specie di shock reattivo, nello spettatore, per potergli porgere la possibilità di una visione globale di quello che l'arte puo' contribuire in questa crisi cosi intensa.

Risultando cosi per la prima volta al mondo, il tentativo di portarlo al Centro della sua crisi per

farlo Rinascere, allora il Labirinto vuole ridivenire il segno di un volo e un cammino fantasioso davanti a questa società sempre piu' violentemente globalizzata, stanrdadizzata e sempre meno permissiva...per riappropriarsi di un nostro spazio e tempo di gioiosa felicità creativa.

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