Corruzione Capitale | Roma ai tempi degli ingranaggi lubrificati Arte Contemporanea Reattiva
Mostra, Roma, 30 April 2015
Competenze: Spazio Espositivo, Artista, Social Media Communications
Progetto: Associazione NEWORLD

Direzione artistica: Antonietta Campilongo

Testi: Collettivo Neworld

Aree multidisciplinari: Performance/musica, arti visive, parole (poesia), proiezioni e video.



La mostra raccoglierà una selezione di opere di pittura, scultura, installazione, fotografia, arte digitale, video e performances.

A ogni artista sono state richieste opere che si esprimono all’interno della tematica dell’evento.

Per ciascun artista partecipante è previsto uno spazio che permette di esporre 1 opera di formato non superiore a cm 40x40; queste saranno accessoriate di copritelaio e gancio per la collocazione a parete.

Le sculture e le istallazioni, in numero inferiore rispetto alle opere da parete, avranno dimensioni variabili e saranno ambientate secondo la conformazione degli spazi a disposizione.

Inoltre sono previste azioni teatrali, performances e proiezioni video.

La partecipazione è a titolo gratuito

Scrivere a: anto.camp@fastwebnet.it

CONCEPT:

Mafia Capitale, anche conosciuta come Cupola Romana, è una delle organizzazioni criminali di stampo mafioso politico imprenditoriale che operava a Roma a partire circa dal 2000. Le radici di questa organizzazione si trovano a partire dalle rapine dei Nuclei Armati Rivoluzionari negli anni ottanta, e successivamente nella banda della Magliana.

Mafia capitale nel 2014 è stata oggetto dell'operazione Mondo di Mezzo, che, si spera, abbia posto fine alla sua attività criminale di tipo mafioso.

L'inchiesta Mafia Capitale ha suscitato molta preoccupazione per la facilità con cui la corruzione e il malaffare hanno potuto inserirsi nelle attività gestite dalla Pubblica Amministrazione.



Il malaffare a Roma, in realtà, è pratica usata anche nel mondo antico. L’abbiamo scoperto guardandoci indietro. Ci siamo messi alla ricerca delle sue radici, e in questo percorso ci siamo imbattuti nel libro di Tacito, Annales, al quale rimandiamo per ulteriori approfondimenti. Con questo scritto siamo andati tanto lontano nel tempo da arrivare ai primordi del malaffare romano, sarebbe a dire in un’epoca in cui tutti erano corrotti e i cittadini senza diritti. Infatti, nel 14 d.C. le garanzie che oggi ci troviamo a perdere, non esistevano proprio. Molti secoli dopo (1300) trovano Firenze al centro del malcostume e Dante destina all’Inferno i barattieri (canti XXI e XXII, Divina Commedia), colpevoli di aver usato le loro cariche pubbliche per arricchirsi attraverso la compravendita di provvedimenti, permessi e privilegi.



L’Arte è in grado di raccontare attraverso il linguaggio creativo, la sopraffazione e la devianza criminale che hanno insanguinato e umiliato Roma e tutta la Nazione.



La volontà comune dei singoli artisti sarà di portare a conoscenza e a discussione del pubblico una delle tematiche più scottanti di questo tempo.

Muovendo dalla riflessione artistica si arriva ad indagare una dimensione concreta come fatto che ci riguarda tutti, ma proprio tutti.



Costruiremo un racconto, attraverso le opere di artisti contemporanei, dell’odierno girone dei peccatori, attorno alla figura dei Malebranche, demoni alati e neri, e dei dannati Barattieri della V Bolgia dell'VIII Cerchio dell'Inferno, colpevoli di aver usato le loro cariche istituzionali per arricchirsi attraverso l'odierno reato di concussione.

Compaiono nei Canti XXI-XXII, immersi nella pece bollente di cui è piena la Bolgia e da cui sono costretti a restare totalmente coperti; sono sorvegliati dai Malebranche armati di bastoni uncinati con i quali afferrano e straziano ogni dannato che tenti di emergere dalla pece.



Quindi l’ottavo Cerchio dell'Inferno è riservato ai peccatori di frode, ovvero coloro che hanno imbrogliato. È detto anche Malebolge ed è suddiviso in dieci Bolge, ciascuna riservata a una categoria di peccatori e con una pena differente: Dante ne spiega la struttura nel Canto XVIII dell'Inferno, dopo che il mostro alato Gerione ha portato i due poeti sulla groppa in fondo all'alto burrato che divide questo Cerchio dal precedente.



Dante ci dice che il luogo è tutto di pietra di color ferrigno, con al centro un pozzo profondo che conduce al Cerchio successivo e dove sono imprigionati i giganti. La parte restante, che va dalla ripa dura al pozzo stesso, è suddivisa in dieci Bolge concentriche, simili ai fossati che cingono per difesa i castelli, sormontate da ponticelli rocciosi che consentono di attraversarle e guardarle dall'alto (tranne quelli che portano dalla V alla VI, tutti crollati in seguito al terremoto il giorno della morte di Cristo). Il termine bolgia è sinonimo di «borsa» e allude probabilmente al fatto che il fondo di ciascuna è simile a una sacca in cui sono gettati i vari dannati. In alcune di esse ci sono demoni che custodiscono i peccatori e contribuiscono a tormentarli in vario modo.









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