Chi dice donna racconta molti mondi, siano essi fragili, effimeri, malinconici, forti o insoliti. Voler inquadrare in una singola parola, donna appunto, la vastità di un mondo intero appare superfluo e inutilmente opprimente. Nella nuova mostra allestita a ExpArt sono tre le figure femminili rappresentate, ognuna forte di un proprio microcosmo esistenziale, ognuna fiera delle proprie divergenze. Tre diverse donne, tre diversi autori, tre diverse scelte stilistiche.
La prima è Valentina, (chi non la conosce?), personaggio scaturito dalla penna di Guido Crepax, di cui sono esposte quattro tavole originali provenienti dalla collezione Sista Ovidio Scapigliati. “Capelli neri corvini, occhi verdi languidi, viso di porcellana, bocca sensuale. Valentina interpreta lo spirito dei tempi in cui è vissuta (anni '70), il caschetto pieno e dritto che lascia scoperta la nuca, le linee geometriche che simboleggiano determinazione e la frangia sopra gli occhi che incornicia un volto tra il trasognato e l'innocente. Valentina non piacque alle femministe perché l’epoca demonizzava l’erotismo come prodotto pensato esclusivamente a uso e consumo degli uomini, eppure rappresentò un modello di emancipazione femminile, a partire dal fatto che lavorasse in proprio come fotografa, presupponendo che la libertà sociale della donna dovesse per forza di cose passare per un’autonomia professionale, cioè economica. Valentina ebbe molto in comune con gli anni Sessanta: le storie oniriche, spesso dei veri e propri trip lisergici, rispecchiarono alla perfezione anni in cui sotto molteplici punti di vista – la grande stagione hippie, la contestazione universitaria, il terrorismo – si fece fatica a distinguere il sogno dalla realtà”.
Valeria Di Ponio ci pone davanti a un differente modello di donna: riflessiva, malinconica, profondamente interiore. Il bianco e nero steso in imprecise velature, che caratterizza l'estetica di questa artista, lascia trasparire un'anima profonda e riflessiva, fortemente poetica senza essere esente da un dolore che profondamente traspare dalle pose e dagli sguardi quantomai intensi. Una riflessione che attraverso il sé analizza l'intera società e le sue tematiche più contemporanee, i corpi e i lineamenti soffusi e dissolventi trasmettono una delicata angoscia, un elegante mal di vivere.
Ancora una “Valentina” in mostra e Valentina Porcelli, giovane artista foggiana che ci propone un modello ancora differente: la sue grandi tele giocano con lo still life, ponendone al centro donne ferme e risolute, catturate in attimi indistinti, sguardo fermo ma mai assente, la posa, che appare come irrigidita, trasmette una forte tensione. Le sue protagoniste sembrano colte giusto un attimo prima di un movimento risolutivo, di uno slancio decisionale.
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