È la pornografia che non si nasconde dietro al pudore e alla censura ma che, al contrario, esprime limpidamente l’energia erotica insita in essa. Lo fa attraverso disegni osceni e doviziosi, scene di corpi avvinghiati che lasciano davvero poco all’immaginazione, membri e vagine in bella vista e titoli inequivocabili. Le opere di Orodè Deoro, artista di Taranto classe 1974, nato come autodidatta e cresciuto artisticamente tra il mosaico, l’action painting e la pittura, parlano del sesso dimenticando il pudore, liberando in tal modo quell’immaginario controverso, fatto di lussuria, piacere e spregiudicatezza, che si annida tanto nel desiderio quanto nel ricordo. I lavori in mostra alle Officine Ergot di Lecce, in una doppia personale con il fotografo Andrea Laudisa, ripercorrono la ricerca dell’artista nel mondo del porno, nella sessualità spinta, nuda e cruda, racchiusa nei confini di un tratto pittorico suggestionato dallo splendida follia di Schiele, dalla sinuosità di Klimt, dal realismo crudo e romantico di Pasolini. La poetica dell’artista affonda nella bellezza della donna come manifestazione del divino, nell’atavica visione di una sessualità liberatoria e connotata di una potente energia positiva, che rimane immutata nel tempo e nello spazio.
Quali sono gli artisti, o i movimenti artistici, che più apprezza o la rappresentano?
La mia formazione è romantica, nasco artisticamente con la poesia francese, con Baudelaire e Rimbaud. La poesia e la scrittura in me procedono di pari passo con il disegno e la pittura. Amo il corpo femminile ed i graffiti nelle caverne. In arte il corpo femminile è il mezzo migliore per esprimere tutto quello che penso, sento e credo, e l’ho amato sia nella linea decorativa e sinuosa di Klimt che in quella malata di Schiele, per fare un esempio. Il ricopiare i loro disegni di corpi nudi e frementi, sin da ragazzo valeva quanto la lettura di Céline o Miller per progredire nella mia ricerca in cui arte e vita si fondono per fare della vita un’opera d’arte. Questi pochi nomi che faccio sono dei picchi di felicità, impossibile citarli tutti. Il mio amore per Beuys per esempio, credo si veda poco nelle opere recenti ma io lo ricordo bene, è intatto. Tutto l’espressionismo, il neo-espressionismo, Pasolini, Carmelo Bene. Ed un’infinità di altri autori importanti e meno importanti, persino sconosciuti, presi dalla vita, scoperti forse solo da me. La verità sulla condizione umana è davvero la più grande manifestazione della pornografia, in quanto violenta i soggetti, li denuda, gli dice come stanno per davvero le cose, aldilà delle chiacchiere del sistema e della storia (sempre tradita e riscritta). Oggi amo anche gli scarabocchi e le cancellature di Cy Twombly, intendiamoci. Ho preso da tutti! Spero di tradire tutti!
Che cosa vuol dire per lei rappresentare il sesso e l’erotismo in arte?
La bellezza femminile è per me la manifestazione del divino e con questo non intendo dire che credo in dio. Rappresentare il sesso e l’erotismo in arte è per me occuparmi del piacere, della gioia, della fuga dal reale (inteso come svilimento e trappola), ma anche di violenza, di tradimento. Nella mia arte non è una semplice questione di corpi che fanno sesso ma di corpi bellissimi che fanno sesso – o che fuggono o che attendono – e che spesso nelle mie opere riduco a mostri, come per far emergere energie interiori che sento aldilà della bella maschera del volto o della perfetta scatola del corpo. Il sesso è una via per la liberazione delle proprie energie e per la conoscenza del vero sé, al di là delle castrazione dell’occidente e della chiesa. L’energia con cui creo è certamente sessuale.
Come nasce l’idea per una sua opera? Prende spunto da situazioni reali, da desideri, da fantasie?
Le mie opere in generale nascono da fotografie o dal vivo, con modelle. Incontro corpi che sono forme, simbolo, linguaggio da esplorare, linee da seguire che mi permettono di tirare fuori quello che ho dentro, che attende e che si mischia a quelle forme. Esse, in definitiva, si rivelano essere solo un pretesto, non il fine quindi, ma il punto di partenza per andare oltre, per perdere la testa come dopo un orgasmo, per scaricare il veleno in eccesso.
Quale differenza c’è, a suo avviso, tra l’arte erotica e la pornografia pura e semplice?
La differenza la fa sempre l’individuo, nella vita come nell’arte, al di là dei generi, per cui tra arte erotica e pornografia pura e semplice potrebbe non esserci differenza. Dei grandi attori porno bastano e avanzano per fare un’opera d’arte, perché saprebbero come darci immagini nuove e farci uscire dall’ordinario, dal consumato. Il grande artista in fondo è un atleta, un campione. La pornografia inaccettabile è quella fatta da corpi brutti e senza vigore, quella mortuaria, come la nostra politica e la nostra società di massa. Immagino attori porno che, mentre fanno del sesso senza amore, parlano come un Pasolini, sparando frasi nell’aria come per colpire gli angeli con un mitra e farli precipitare come rondini, o condor, o balene. La pornografia, oltre ad essere un desiderio, è un linguaggio e in quanto tale può essere altissima, ma dipende da chi la fa.
Com’è cambiato l’approccio tra l’erotismo artistico ed il pubblico? Resistono ancora le inibizioni e i tabù?
Non credo nel progresso della razza umanoide (tanto che mi piacerebbe si riscrivesse il dizionario, perché i termini sono tutti traditi), anzi credo nel regresso, per cui va tutto qualitativamente a peggiorare. È aumentato il numero delle macchine, solo questo. L’ostentazione dei corpi nudi nei vari media è solo una copertura, la verità è che si parla poco dei veri desideri e l’erotismo e la pornografia, considerato quanto sono importanti, dovrebbero essere forme di potere e non forme del vizio. La libertà e quindi anche la libertà sessuale. D’altronde, sin dall’inizio della storia, essa ha sempre riguardato l’individuo e non il tempo storico o la massa. In qualsiasi epoca e sotto qualsiasi forma di governo c’è chi ha saputo essere libero. Anche per l’opera d’arte pornografica tutto dipende da chi la guarda perché in generale, a luci spente e di nascosto, quello che è rappresentato in essa piace a tutti. È solo di giorno che se ne lamentano. Credo che in passato, in varie epoche, il tema sia stato affrontato meglio, con più naturalezza. Il fatto già solo di parlare della pornografia come di una categoria particolare, quando in realtà occupa gran parte dei nostri pensieri, del nostro tempo, dei nostri desideri, è un fallimento.
fino al 2 aprile
Pornografica, Officine Culturali Ergot – Piazzetta Falconieri 3, Lecce – www.ergot.it
Info: www.orodedeoro.wordpress.com
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