Mostre, Milano, 10 March 2010
Inaugura mercoledì 10 marzo 2010 alle ore 18.30, presso la Galleria Zamenhof, via Zamenhof 11, Milano, la mostra di pittura, scultura e fotografia “IL SENSO DEL COLORE”, a cura di Alessandro Baito e Valentina Carrera. Gli artisti de “Il senso del colore”, ciascuno in un rapporto dialogico con un certo tipo di tradizione artistica, attraverso la sovrapposizione o la sottolineatura o l’evidenziazione di alcuni semplici elementi su spazi sostanzialmente monocromi, rendono in pieno tutta la potenzialità del colore, inteso come manifestazione di un’emozione, di un sentimento, di un’idea archetipica. Il curatore della mostra Alessandro Baito presenta in nota critica qui riportata gli artisti che espongono alla galleria Zamenhof: “Ballerani e Borgonovo, Ewa Chacianowska, Giacobino, Marchesi, Molteni e Morello, Simona Ragazzi e Federica Varotto sono scultori, fotografi e pittori. In molti di loro si deve però anche notare quanto l’indagine artistica riesca, attraversando trasversalmente queste apparenti categorie, di volta in volta a creare un’esperienza unica, che può trasformare una fotografia in un quadro, un quadro in una scultura, una scultura in un’emozione primaria. Ogni opera si nutre poi della sua apparente semplicità per proiettare verso l’esterno, in modo chiaro e diretto, il nucleo della sua essenza. È appunto la ricerca di questa essenzialità il percorso lungo il quale i curatori hanno cercato e infine selezionato gli artisti di questa mostra, riconoscendo oggi il ripetersi di una dinamica già vissuta dall’arte circa un secolo fa. Nella transizione tra il XIX e il XX secolo ci fu un profondo mutamento storico-artistico che portò al progressivo allontanamento dall’impressionismo ottocentesco verso una rottura della rappresentazione nei suoi elementi costitutivi, e cioè i colori. Ci riferiamo in questo senso al puntinismo, al cubismo e al futurismo, o all’unicità di Piet Mondrian. Nello stesso modo oggi, nella critica transizione tra il XX e il nostro secolo, possiamo individuare una nuova attenzione per le strutture fondanti l’esperienza umana. C’è però una differenza sostanziale che viene ad evidenziarsi tra i due periodi. Un secolo fa la ricerca era tesa all’individuazione degli elementi costitutivi di un reale che progressivamente veniva sempre più disfacendosi, fino alle conseguenze di quel trauma che fu la Prima Guerra Mondiale. Oggi invece possiamo parlare, in relazione ad un mondo in crisi che sembra non ritrovare quell’equilibrio necessario per saldamente costruire un futuro certo, di una ricerca individuale, che non dimentica però di proiettarsi verso il collettivo; ricerca intellettuale, che non perde però potenza sfociando in aridi intellettualismi; una ricerca politica ed esistenziale alle radici del senso. Partendo, consciamente o inconsciamente non importa, dalla Fenomenologia della percezione di Merleau-Ponty gli artisti in mostra sono capaci di individuare dei campi, sostanzialmente monocromi, che riflettono la sfera primaria dell’esistenza. È in questo senso che il colore dev’essere interpretato: manifestazione di un’emozione, di un sentimento, di un’idea archetipica, che si staglia nel campo visivo dell’osservatore per indicare un punto di partenza su cui costruire una nuova struttura interpretativa. Le singole individualità, ciascuna in un rapporto dialogico con un certo tipo di tradizione artistica, attraverso la sovrapposizione o la sottolineatura o l’evidenziazione di alcuni semplici elementi, sottolineano quindi quale può essere un’ipotesi credibile di sviluppo”. L’esposizione durerà dal 10 al 21 marzo 2010, e sarà visitabile negli orari di apertura della galleria: (dal mercoledì alla domenica dalle ore 15.00 alle 19.00)
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