Interviste, Macerata, Potenza Picena, 23 September 2015
“Tutti i colori dell’utopia”, intervista al pittore Roberto Carlocchia
a cura di Lilia Zito dal blog del sito lacapannadelsilenzio.it in occasione della mostra personale di settembre 2015 presso l’Auditorium Ferdinando Scarfiotti a Potenza Picena (MC).


- Quali sono state le sue prime esperienze? Quando ha iniziato a dipingere?
Disegnavo e coloravo molto spesso con i famosi “pastelli Giotto” fin dalle Elementari, ma le mie prime vere esperienze di pittura iniziano alla fine della Scuola Media con le tempere. Era il 1963 e ricordo i giorni passati a casa di mio zio Mimmo che dipingeva bellissimi quadri ad olio. Da lui ho appreso le prime tecniche con i colori ad olio e gli insegnamenti nell’uso sia della spatola che del pennello.
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Da dove nasce la sua pittura?
Dapprima avevo il desiderio di rappresentare il mondo che mi circondava e di provare a riportare su legno o su tela le nature morte (mi piacevano molto le opere di Morandi). Ma la voglia di esprimere qualcosa di diverso prende sempre più piede all’inizio degli anni ’70 con le contaminazioni cubiste (vedi “Il buco nell’acqua”) fino alla rappresentazione dei “volti senza profili” e soprattutto dall’uso e dalla forza della bellezza del colore, che diventerà il filo conduttore di tutte le mie opere.
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Parliamo dello stile e dell’ideazione: come prendono forma i soggetti delle sue opere?
Per quanto riguarda lo stile e l’ideazione penso che in me sia sempre viva la curiosità, la voglia di immaginare il mondo con ottiche diverse e di rappresentarlo con la forza della fantasia. Rappresentare il reale attraverso forme e soggetti inusuali, frutto delle mie “metaforiche visioni” mi aiuta a liberare le mie sensazioni emotive e a comunicarle attraverso la forza propizia del colore.


- Perché la sua rassegna reca il titolo “Tutti i colori dell’utopia”? Può darci una definizione personale di utopia?
Il colore è stato fin dalle prime esperienze il “mio pane quotidiano”, l’espressione emotiva e la gioia intrinseca che mi sento di comunicare e donare agli altri. L’utopia perché spesso la maggior parte dei miei lavori rappresentano situazioni e messaggi permeati di desideri, sogni o di ideali, forse il più delle volte non di facile attuazione.


- Le sue meravigliose opere sono parte di un percorso legato o di intuizioni autonome?
L’unico percorso che inconsciamente e realmente lega le mie opere penso sia il colore, invece sono soprattutto frutto delle molteplici intuizioni autonome legate al vissuto di un determinato periodo. Ispirazioni che nascono da una ricerca di situazioni e dall’abbinamento inconsueto di oggetti reali e di immagini fantasiose che albergano e vibrano spesso nella mia mente e nel mio inconscio.


- Quali messaggi è possibile leggere nelle sue opere?
Sicuramente il desiderio di esprimere non solo la bellezza nelle varie forme e colori ma anche quello di creare, attraverso composizioni di figure e simbolismi, quelle sensazioni di libertà, di ottimismo e di positività di cui da sempre e specie oggi il mondo ne ha bisogno.
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Qual è stato il suo padre spirituale? C’è un movimento o un artista che in particolar modo ha esercitato una grande influenza nelle sue opere?
Direi che sono state diverse le contaminazioni e non vorrei dimenticare qualcuno. Per l’innovazione direi il cubismo di Picasso, per la composizione la metafisica di De Chirico, per la fantasia il genio innato di Dalì e le opere di Magritte, per il colore la pittura degli impressionisti come Monet e Cezanne, più in generale Van Gogh, Gaugin, Matisse, Mirò, Klee, Kandisky, Morandi e direi anche un po’ tutti i grandi artisti italiani del Rinascimento.


- Nella sua breve biografia si legge che ha spaziato dal graphic design alla serigrafia e dalla pubblicità alle tecniche di stampa. Come è riuscito a conciliare questi suoi differenti ruoli con la sua passione pittorica?
Mi hanno aiutato molto sia nel produrre serigrafie “più artistiche”, sia nel modo di comunicare e di “operare con il bello”, poiché ogni giorno venivo a contatto o lavoravo con molteplici immagini fotografiche, illustrazioni e elaborazioni grafiche. Il tutto per ottenere un risultato di qualità attraverso lavori interessanti forse meno artistici e più commerciali, ma che alla base dovevano sempre essere belli, visivamente equilibrati sia nella forma grafica delle immagini e dei testi che nei colori.
- Quale significato attribuisce oggi alla pittura?
L’arte pittorica, espressa oggi sia in modo classico, esasperata o molto all’avanguardia, è un modo sublime per esprimere messaggi, suscitare emozioni e comunicare alla mente ed al cuore di chi la guarda un qualcosa di più bello, di più elegiaco per una cultura più profonda e in netta contrapposizione a tanta banalità che purtroppo oggi ci circonda.

- Come si pone dinnanzi alle problematiche attuali? Crede che l’arte possa ancora fungere da veicolo per messaggi sociali?
Credo che l’arte, attraverso tutte sue infinite sfaccettature, sia sempre, volente o no, un veicolo per molti messaggi anche sociali. Dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema, dalla letteratura alle espressioni più disparate, penso che l’arte sia soprattutto fra tutti un veicolo per discutere, confrontarsi o semplicemente vivere la propria vita in modo più culturale “…fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Dante, Inferno canto XXVI).


- Secondo lei in Italia si fa abbastanza per valorizzare l’arte?
Penso che valorizzare tutte le bellezze artistiche che abbiamo in Italia e che tutto il mondo ci invidia sia uno dei compiti più importanti dei nostri amministratori pubblici, non solo per attirare gli stranieri nel nostro paese. Purtroppo questo aspetto lo vedo un po’ trascurato, sia a livello nazionale che nei paesi più piccoli ma non per questo meno ricchi di opere d’arte. Inoltre, credo che non si faccia abbastanza per far crescere e far conoscere tanti artisti giovani e meno giovani, che non hanno i posti e le occasioni mediatiche per farsi conoscere ed affermarsi. Per questo il tam tam della rete oggi è sicuramente di grande aiuto. In più, molta “arte” oggi è legata al “business” di molti critici e galleristi… mancano ahimé i veri mecenati.


- La sua famiglia la sostiene nelle sue scelte e nelle sue decisioni? Le piace viaggiare?
Sì anzi sono proprio loro, mia moglie e mia figlia che sono state lo stimolo a riprendere ultimamente a dipingere ed a farlo con più continuità. Viaggiare mi piace molto, è una fonte inesauribile di conoscenze e di ispirazioni. Tutte le risorse, che spero potrebbero venir fuori nel collocare nel mercato le mie opere, saranno credo la principale linfa economica per viaggiare e conoscere il mondo in tutte le sue forme.
- Quali sono le tecniche da lei usate?
Principalmente la pittura ad olio su tela o su legno, sia a pennello che spatola, poi la serigrafia a più colori con ritocchi con matite acquerellate e per finire i disegni a matita e a pastelli su carta.


- Quali sono i messaggi umani che caratterizzano la sua produzione artistica?
Quelli che esprimono e stimolano il desiderio di libertà interiore e cercano di suscitare tutte la bellezza e le emozioni che la forza dei colori, che scelgo, può offrire.


- Ci parli un po’ dei quadri che saranno esposti alla mostra che si terrà dal 19 al 27 settembre. Con quali criteri ne ha operato la selezione?
La mostra che si sta svolgendo con successo in questi giorni non è altro che un racconto visivo, un lungo percorso con moltissime delle mie opere (sia quelle che fanno parte delle mia raccolte personali sia quelle provenienti da collezioni private) che nei decenni hanno caratterizzato la mia vita artistica dagli anni sessanta ad oggi. L’allestimento ed il percorso di questa mia rassegna antologica è strettamente coordinato alla brochure in pdf che le ho precedentemente inviato e che lei ne ha riportato e sintetizzato molto bene, sia nei testi che nelle immagini, sul suo blog.

- Quali sono i suoi soggetti preferiti?
Non ci sono particolari preferenze ma se proprio dovessi scegliere direi l’acrilico “Cogito ergo sum” immagine che ha caratterizzato tutta la comunicazione della mia rassegna poi, in ordine negli anni ’60 e ’70, gli “Angeli” (o meglio gli Psico-Angeli), il “Giudizio Universale”, l’acrilico “Seminando”, per finire poi con i più recenti degli anni 2000 come “In hoc signo”, “Mare mostrum”, “American Dream” e tutta la nuova serie dei “Succhi”.
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In futuro ha intenzione di ampliare la sua collezione artistica?
Sicuramente perché, specie nell’arte, non bisogna mai fermarsi e darsi dei limiti. La ricerca continua sempre… aiutata nel mio caso dalla forza del colore, che spero sarà sempre il motivo caratterizzante e ricorrente anche dei miei prossimi lavori.


- Qual è la sua filosofia di vita?
Vivere una vita normale, con un lavoro che ti piace e quindi che anche se ti impegna molto ti pesa meno, ma ricca di curiosità e passioni (viaggi, arte, design, fotografia, musica, cinema, teatro, sport) vissuta nell’educazione e nel rispetto sociale. Insomma una vita basata su sani principi democratici da vivere in famiglia a contatto spesso con gli amici e la gente in generale.
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In quali circostanze nascono le sue migliori idee?
Non ci sono momenti particolari, a volte basta un incontro o una visione fortuita, ascoltare musica sia classica che moderna, assistere a qualche spettacolo, ammirare la bellezza della natura, leggere una bella frase, sfogliare riviste, libri, visitare mostre e musei e tanto altro ancora che al momento non mi sovviene.


- Qual è il suo dipinto che apprezza maggiormente?
Ad esser sinceri è “Angeli” l’olio realizzato all’età di 23 anni e che a me piace chiamare gli “Psico-Angeli”, quello che ha segnato la svolta e iniziato ad aiutarmi nel caratterizzare il modo di operare con uno stile più personale, nelle immagini e nei colori, dando così un po’ il via a tutta la mia produzione artistica.

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