Origini - Michele Coppola
Mostre, Firenze, 15 May 2010
ORIGINI – MICHELE COPPOLA

15 – 23 maggio 2010
Sede: Palagio di Parte Guelfa
Piazza di Parte Guelfa, 1 Firenze
Orario:15 maggio ore 15,00 – 19,00
dal 16 al 23 maggio ore 10.00 - 19.00
Biglietti: ingresso libero
Curatori: Marco Testa e Olivia Turchi
Autore: Michele Coppola
Genere: arte contemporanea
Tel.: 3466420206 - 3402565033 - 335 8208070 - 0552616029
ristorartelibero@libero.it
www.artesangemini.it


ORIGINI

Sapere chi siamo e quale storia ci appartiene fa di noi uomini liberi, proiettati nel futuro. Le opere di Michele Coppola sono espressione autentica del percorso cognitivo di chi vive la contemporaneità cosciente delle proprie origini, cosicché gli archetipi diventano un valore per l’uomo moderno. La libertà del linguaggio pittorico e coloristico di Michele Coppola è impregnata di miti classici e moderni. Da sfondi astratti, che racchiudono elementi figurativi e concettuali in dissolvenze cromatiche, quasi rothkiane, emergono con tratti veloci i miti della cultura antica: la Nike di Samotracia, l’Ercole Farnese, il Poseidon di Capo Artemisio, il gruppo del Laocoonte e molti altri capolavori dell’arte classica. Tracciati da linee veloci e carichi di energia, sprigionano una potenza iconografica che è insieme potere carismatico capace di travalicare il tempo. Le loro sagome, memoria tangibile delle nostre origini, perdono il peso retorico della Storia, acquisendo la leggerezza del ricordo. Si riempiono del colore dello sfondo, interagendovi come trasparenze, mentre dai colori accesi dei miti contemporanei affiorano le nostre radici antiche. Presenze mute del passato, entrano in dialogo con il dripping gestuale che, mentre perde la valenza della scrittura automatica surrealista, propria dell’Action Painting americana, assume lo stato liberatorio di una gestualità armonica. La contaminazione dei secoli, nelle opere di Coppola, acquista connotazioni Pop nella reiterazione del soggetto rappresentato. I Miti classici, possibili ossessioni del presente, divengono icone, legate alla memoria collettiva di una società ricca di fasti triumphales. La sfida del passato è sublimata nella citazione temporale stratificata: Rothko, Pollock, Pop Art interagiscono con Nikai, Laocoonti, Ercoli, Efebi, Tirannicidi, amalgamandosi in un insieme senza conflitti. Michele Coppola intraprende la sua ricerca espressiva verso un’arte nuova con un personalissimo linguaggio artistico: i miti si trasformano in icone e simboli introspettivi, capaci di spiegare le origini di un presente carico di contraddizioni.

Marco Testa



L’ARTE ALL’IMPROVVISO

Concepito come un museo o impenetrabile luogo segreto, di una semplicità quasi monacale o abitato da maschere e manichini, lo studio dell’artista è il luogo della creazione e della rivelazione. Immergersi in questo spazio, studio intimo e segreto o accogliente abitazione borghese, spoglio capannone industriale o austero magazzino, significa entrare in contatto con il luogo eloquente del fare arte. Spazio privato spesso inaccessibile, l’atelier non rappresenta un dato marginale ma un elemento fondamentale per completare la comprensione e l’interpretazione dell’artista. Poter accedere a questi luoghi consente di avere una prospettiva privilegiata per intuire il mondo dell’artista, il suo lavoro, la sua ricerca: l’opera qui è ancora immersa nel suo habitat. L’atelier diviene così cornice e parte integrante dell’opera d’arte e può rivelarci non solo i segreti del processo creativo ma anche l’ universo poetico ed esistenziale di chi questi luoghi li vive e li ama. L’occasione per incontrare Michele Coppola nella sua “officina” dove idea e materia si fondono in opera d’arte, uno spazio che lo ha accolto per una breve ma intensa stagione con la sua febbre creativa, è arrivato finalmente in una fredda mattinata invernale. Il rigore del luogo non faceva certo presagire l’esplosione di luce e colore che mi avrebbe accolta una volta varcata la soglia di quell’austero edificio, un parallelepipedo di cemento grigio avvolto nell’atmosfera sospesa della giornata uggiosa. La luce chiara quasi surreale che filtra dalle grandi finestre abbaglia, l’odore acre dell’acquaragia confonde facendoti immergere per un attimo in un inebriante bagno di colore. Poi l’arte appare all’improvviso: i Tirannicidi, Ercole, le Nikai e i Minotauri ti vengono incontro in tutta la loro maestosità avvolti in colori tonanti, irruenti, accesi, quasi irriverenti. La forza, il cromatismo, la modernità che pervadono la pittura di Coppola sono trasmessi anche ai luoghi, le sovrapposizioni e le contaminazioni tra classicità e contemporaneità dei dipinti penetrano anche l’ambiente e trasportano in una dimensione di storia vissuta. Qui gli strumenti del mestiere, i vestiti, la musica, tutti gli oggetti presenti divengono tracce lasciate da chi questi luoghi li abita, sono il diario visivo del microcosmo dell’artista. Così come nelle sue tele Coppola proietta sul mondo contemporaneo la nostra storia e le nostre origini rappresentando l’elemento mitologico attualizzato nell’interpretazione cromatica della sua pittura, così in questi ambienti austeri e severi la presenza del pittore con i suoi colori, i pennelli, gli odori, i ricordi e decine e decine di tele appoggiate alle pareti, stipate sulle scaffalature o sugli onori dei cavalletti, riesce a infondere una sorprendente energia a questi spazi facendo convivere antiche memorie con nuovi valori. Anche nella vita questa rispondenza, questa duplicità continua, le stratificazioni tra passato e presente si sovrappongono, il suo essere pittore ed essere soldato si compenetrano e si nutrono reciprocamente, la sensibilità artistica emersa prepotentemente dal 2007 attraverso un percorso ed una formazione da autodidatta, non può prescindere dalla forza che gli deriva dal suo ruolo di militare. Energia e potenza, amore e attenzione per l’arte sono caratteristiche che legano indissolubilmente sia l’uomo sia l’artista, permeano completamente le opere di Coppola e sottolineano l’originalità della sua personalità. Varcare la soglia dello spazio creativo, scoprire dove nasce l’arte, ci illumina dunque sull’identità dell’artista traducendosi in una sorta di autoritratto, il più sincero, il più introspettivo e forse il più indiscreto rivelandoci le contaminazioni e le sovrapposizioni tra ciò che è e ciò che è stato e che costituisce la ricchezza dell’opera di Coppola, testimonianza di un uomo libero della contemporaneità che guarda al passato, alla storia classica, alle tradizioni, che non rinnega il suo essere e le proprie origini ma le trasforma in linfa vitale attualizzandole con la sua interpretazione alla ricerca di valori e linguaggi nuovi.


Olivia Turchi

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