Mostre, Terni, 19 September 2009
In Ordine Sparso # 2
Mostra d’Arte Contemporanea

A cura di: Marco Testa
Tipo: Collettiva
Artisti: Accardi – Angeli – Angelucci - Barruchello – Boccalini – Ciuffetelli - Depero – Dorazio – Guttuso – Hartung - Hassan – Inzaina - Jones – Mantovan - Mastroianni – Michelucci – Moretti – Nocentini - Pallone – Pierelli – Pizzichetti – Ranchicchio - Ryan - Schifano – Stigliano - Ubaldi.
Prezzo: Ingresso libero
Inizio:

Fine: Vernissage:mercoledì 19 settembre 2009 alle ore 19.30
domenica 19 ottobre 2009
orario: 11.00/13.00 - 18.30/20.00
chiuso il lunedì
Luogo: RistorArte
Indirizzo: Roma, 58
Città/Paese: San Gemini, Italy
Telefono: 393466420206
E-mail:
web: ristorartelibero@libero.it
www.artesangemini.it

RistorArte si è sempre proposta come obiettivo quello di trovare un momento, anche fosse soltanto un’istante, per potersi ristorare l’animo con l’arte: gustare quell’ otium rigeneratore di cui conosciamo il significato ma che l’ansia del vivere ci permette sempre più raramente di assaporare.
Così la mostra In Ordine Sparso # 2 si arricchisce della presenza di opere di differenti artisti: come in una festa le voci dei nuovi “ospiti” si confrontano, si sovrappongono, si salutano e pur nella differenza espressiva, basta un sorriso, un accenno ad un brindisi, un incrociarsi di sguardi per creare quella armonia dialettica che contamina gli spettatori.

Il futurismo di Fortunato Depero e di Umberto Mastroianni, il figurativo di Renato Guttuso e Mario Moretti, l’astrattismo di Carla Accardi e Piero Dorazio, il gestualismo di Hans Hartung, il Pop di Allen Jones, Franco Angeli e Mario Schifano il surrealismo di Gianfranco Baruchello, trovano affinità e differenze con i nuovi artisti contemporanei: le ombre delle figure metropolitane colte nella velocità urbana di Mariarosaria Stigliano, quelle sognanti, dal sapore “d’altri tempi” immerse di poesia di Fabrizio Michelucci, l’astrattismo linguistico di Fathi Hassan (Biennale Venezia, 1988), carico di carisma simbolico trova affinità elettive con le impronte di Virginia Ryan, le tracce, lasciate nel tempo di Caterina Ciuffetelli, le “ossidazioni” create sulla lamiera di Roberta Ubaldi o i graffi incisi di Silvia Ranchicchio, che emergono, svaniscono per poi riapparire diversi da prima con il solo variare della luce. Il New Pop di Flavia Mantovan e Alessandra Pierelli, dove il “mito” è più concettuale, e si concretizza nella riappropriazione del classico nella recentissima opera di Alessia Angelucci. Le sculture di Lisa Nocentini e i quadri di Elisabetta Pizzichetti sono espressione surreale di un mondo improponibile e proprio per questo tanto più vicino a quello che viviamo quotidianamente. Il silenzio creativo dominato da reali geometrie intellettive emerge prepotente nell’opera di Sergio Pallone e negli scatti di Andrea Boccalini.

Il dialogo dell’arte continua con libertà dialettica anche se, talvolta, in modo disordinato: fonde idee, sovrappone segni, amalgama colori, interscambia armonie e contraddizioni. In trasformazione, tutto e tutti in una continua mutazione che coinvolge, fin nel profondo, gli affetti, i sentimenti, l’etica, la morale e non per ultima l’estetica. Mutano i pensieri, i giudizi, in un’estenuante ricerca di certezze che camaleonticamente si affidano al senso comune, a quello dei sondaggi, al consenso maggioritario ... anche se questo rispecchia il vuoto, l’assenza, il silenzio urlato di sicurezze ostentate, senza il valore del confronto e del dissenso: del diverso.
I dettagli divengono fondamentali… così le certezze a cui aneliamo divengono sempre più particolarismi - che siano territoriali o personali poco importa - si perde la visione d’insieme, si perde il valore del totale… dell’infinito, per la ricerca del dettaglio curato e posizionato al punto giusto. Il dettaglio diviene così l’essenza… il pensiero… il valore. Persa la naturale trasformazione, si rivendica la mutazione delle emozioni, anche se soltanto di facciata, imprigionando... uccidendo la vita.
In Ordine Sparso # 2 vuole restituire la libertà di linguaggio, di pensiero, la libertà d’espressione - quella artistica - di chi ha voluto esprimere la sua arte con la grafica anziché con la pittura, di chi ha modellato il proprio pensiero, di chi ha voluto estendere la gestualità del proprio braccio su una superficie, rappresentando visivamente la propria emozione.Tra gli artisti c’è chi lascia ampie bianche campiture: anche il deserto vuoto, che circonda il “vero” lavoro, ha il suo prezzo. La provocazione artistica sollecita un mondo in decadenza di valori e di idee, sprona a risollevare e a trovare - anche nel Kaos del cambiamento - quell’emozione, quell’appagamento, quell’equilibrio “naturale” che quotidianamente viene messo in discussione e viene destabilizzato proprio dalla ricerca di certezze in quel dettaglio che, seppur evanescente, è così essenziale per essere in linea con gli altri: come si fosse di fronte ad un quadro fuori centro, da raddrizzare, perché giudicato “inadeguato”.
Il Dialogo fra i linguaggi artistici continua, mentre quello fra le persone diviene sempre più faticoso e, nonostante l’apparente atteggiamento agnostico del mondo contemporaneo, ognuno è alla continua ricerca delle proprie certezze, spesso sorvolando sul “valore” del totale… alla ricerca di un particolare.

MARCO TESTA





Scrivere di una mostra così complessa e ramificata non è cosa facile. Già il titolo scelto dal curatore Marco Testa “In Ordine Sparso” sembra invitare lo spettatore a un ricco banchetto per gli occhi, a un pot-pourri eterogeneo e disordinato di cose da vedere. C’è un filo rosso che lega i tanti nomi scelti per l’occasione? Certo che c’è, come potrebbe essere altrimenti?
Il filo rosso è l’assenza di soluzioni definitive, di spazi mentali circoscritti, che ingabbino l’osservatore in uno sterile atto percettivo.
“Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma”, diceva il geniale Kraus. Tutti siamo in grado di dare delle risposte, ma solo l’artista sa porre delle domande, risalendo alla fonte, al dubbio.
Al potere arrogante, quello che persegue come fine ultimo l’annichilimento individuale, è bene chiederselo ogni tanto, danno più fastidio le risposte o le domande? Le risposte si dimenticano in fretta e muoiono, ma le domande, le domande continuano a vivere, a pascolare dentro la coscienza, scorgendo sempre territori vergini di libertà interiori, aprendo nuove strade, moltiplicando gli stimoli in un gioco di specchi rotti.
Tempo fa, in un’intervista, Gillo Dorfles lamentava il fatto che l’educazione artistica, nella scuola italiana di ogni grado, è da sempre basata sullo studio dell’antichità, tralasciando totalmente i fatti essenziali degli ultimi decenni. Come dargli torto? C’è bisogno di mostre come questa per educare all’arte contemporanea i ragazzi, per fargli prendere confidenza con il dubbio e la possibilità, oggi unici antidoti alle apparenti certezze di regime. Il dubbio è apertura e dialogo verso l’altro, verso chi sceglie linguaggi diversi dal proprio per esprimersi. La certezza è chiusura, fortezza inespugnabile eretta per tranquillizzare i “benpensanti”, mettendoli al sicuro dagli alfieri dell’ordine sparso.
E’ questo il paradosso. I barbari vedono andare in pezzi le fortezze che si sono costruiti per anni e di questo incolpano gli artisti, i fanciullini che in loro continuano a giocare, consci dell’impossibilità di rappresentare un mondo frammentario e incapace di comunicare verità indiscutibili.

PAOLO BALISTRERI

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