Sindaco del Comune di Todi Antonino Ruggiano
Ossidazioni…. Evocazioni.
Le opere di Roberta Ubaldi nascono da una profonda ricerca tecnica ed introspettiva.
La materia della lamiera, ossidata senza l’uso di processi artificiali, è realizzata con paziente ed attento controllo dell’acqua e del tempo, in susseguenti fasi di stratificazioni di elementi, che l’artista segue e sposta, creando suggestive atmosfere materiche che rispecchiano quelle interiori.
Come Man Ray usava nelle sue opere a contatto un processo tecnico-fotografico, dove l’oggetto “impressionato” lasciava la sua sagoma, la sua orma, il ricordo della sua essenza materiale per acquisire un nuovo significato, così Roberta Ubaldi impressiona le lamiere: queste non sono soltanto un supporto materico, bensì il frutto di un processo di mutazione della materia, che nella sua degradazione trova la forza dell’evocazione.
La mutazione fisica è riscattata dalla celebrazione intellettuale: l’ineluttabile processo d’alterazione, che porterebbe alla fine, diventa invece una rinascita.
Trovare un nuovo senso a questa mutazione senza però dimenticare… ed è così che da quelle ossidazioni materiche riaffiorano ricordi, memorie, anime di cui riusciamo a respirare l’alito vitale, poiché noi stessi ne facciamo parte.
Fantasmi emergono suadenti, ancorandoci ad un passato concreto ma proiettandoci in un futuro diverso. Così anche quando poco o niente affiora, sappiamo che quei ricordi sono in essere, sono lì pronti a riemergere come parte importante di ognuno di noi, come “prigioni” che trovano la forza di liberarsi non appena siamo pronti a riconoscerli.
Una rinascita dunque nella coscienza, dove un valore non può sostituirne un altro, nonostante il suo degrado, ma che può soltanto arricchire se soltanto viene riconosciuto… interiorizzato.
L’opera di Roberta Ubaldi dà valore alla realtà mutata: da questa emerge il ricordo di un’emozione; da questa, una realtà nuova.
Marco Testa
Ossidazioni
L’anima in contatto con l’aria e quindi con la vita, subisce delle ossidazioni, così come la materia quando incontra l’ossigeno, respira e si trasforma, velandosi con una patina, coprendosi di ruggine, la materia cambia e muta pur mantenendo la propria sostanza.
I metalli perdono lucentezza, così come accade a volte alla nostra anima e al nostro corpo. Lo strato superficiale si altera, diventa ruvido, più spesso, forma stratificazioni, incrostazioni: si ossida nel tempo e con il tempo, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ma sotto la patina c’è sempre la stessa essenza.
Ed è qui che trovano la forza espressiva e comunicativa le figure, le porzioni di corpi umani delle opere di Roberta Ubaldi che affiorano perché parte di quella materia. Sono persone, sono fantasmi, presenti o passati che nel tempo hanno subito ossidazioni, imprigionati nella loro stessa sostanza, soffocati quasi dalla loro stessa patina, formatasi come difesa dalla vita. Con coraggio tentano di uscire, osservando e tentando di guardare il mondo che sembra a loro alieno.
Intimiditi, impauriti o forse semplicemente impossibilitati di liberarsi dalla propria “prigione” rimangono costantemente presenti, cercando un contatto, anelando un’alternativa di vita. Pause, tregue affettive, emozionali emergono con armonia divenendo frammenti, ancora in grado di comunicare.
Le ossidazioni proteggono, ma nello stesso tempo imprigionano, celano la completezza delle emozioni, Roberta Ubaldi le libera, anche se solo per un istante anche soltanto per un frammento temporale e da sole le lascia parlare.
Queste anime riprendono vita e ancora una volta hanno la possibilità di sentire la loro natura.
Rimangono per sempre come accade per i ricordi, completamente avvolte di una patina di ruggine che le protegge nel costante scorrere del tempo.
Chiara Ronchini
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