Conferenza Inaugurale “Autoritratti/Maschere in Giorgio De Chirico. Uno, nessuno, centomila”, del Prof. Adello Vanni, Psichiatra, ex Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara.
Inaugurazione Domenica 19 Febbraio ore 17:00
“Nei tempi più remoti (III sec. a. C. con i Saturnalia dell' antica Roma, VI sec. a. C. con le festività dell'antica Grecia denominate “antiche dionisie” o “antesterie”), la celebrazione del Carnevale era intesa quale travestimento in guisa di sovvertimento dell'ordine precostituito, al fine di generare il Caos che avrebbe poi portato ad una successiva rifondazione della Cosmogonia, o nuova Creazione. Tutto questo allo scopo di segnare il passaggio dai mesi invernali, aridi e privi di messi, alla rinascita primaverile e al rifiorire della natura. Ciò che avveniva era altresì un ribaltamento delle gerarchie sociali, per cui chi era schiavo diveniva libero, e sovrani e governanti erano invece trattati a guisa di servi, a testimonianza che “è lecito impazzire, almeno per un giorno”, in prospettiva della successiva rinascita.
Nel mondo cristiano, le feste carnevalesche furono poi adottate come licenza al divertimento e alla gozzoviglia, precedente all'austerità della quaresima: infatti, essendo una festa “mobile”, i giorni del Carnevale in Italia ricorrono dalla nona domenica prima di Pasqua, fino al Mercoledì delle Ceneri, successivo al Martedì Grasso (nel rito ambrosiano invece, il cosiddetto “Carnevalone” si prolunga fino al Sabato seguente) e inizio del periodo di privazioni e di penitenza.
All'origine di tutto questo e fin dalle civiltà più arcaiche, in tale contesto, l'usanza della maschera e del travestimento, ha sempre posseduto un significato simbolico, mistico e magico: indossare un manufatto che coprisse il volto e il corpo stava allora a significare il superamento di una dimensione, l'incontro con la divinità, con gli antenati, con esseri mitologici, in grado in quella circostanza di manifestarsi e di prendere corpo, superando i confini fra i mondi. Le più antiche maschere sono infatti di origine egizia, inca e azteca, mentre maschere rituali, belliche ed iniziatiche sono tuttora adoperate dalle popolazioni dell'Africa occidentale, della costa nordoccidentale americana e della Melanesia, e la maschera ha altresì sempre rappresentato una identificazione di gruppi iniziatici, con precise ritualità, danze, gesti, accompagnamento musicale.
Nelle parole di Nietsche: “Tutto ciò che è profondo ama la maschera”: siccome non è possibile, per l'uomo, sfuggire al suo destino, ovvero alle necessità dell'”inconscio”, per conseguenza non resta altro che rifugiarsi nell'illusione dell'”io”, per il quale il fato individuale appare fittiziamente come una possibilità perseguibile, e pertanto l'essere umano riesce a sfuggire, perlomeno così nell'immaginazione, alla “tragedia” del vivere.
E' per questo che la maschera e il travestimento, oltre che celare e proteggere, rappresentano allo stesso modo, a livello psicologico, la facoltà dell'individuo di riflettere su sé stesso, di portare alla luce aspetti di sé dapprima sconosciuti e di far affiorare una nuova immagine del proprio essere attraverso lo sguardo dell'altro, com'è proprio alla qualità visionaria di ogni artefice e delle sue creazioni.” Maria Palladino
Il Carnevale era un periodo dell’anno nel quale si potevano usare maschere, travestimenti e posture per far finta di nascondere la propria identità e assumerne un’altra. Era un Gioco, era una Recita ( come l’attore a teatro), dopo la quale tutto doveva restare come prima: ” .. Fare come se …”. De Chirico dipinge numerosissimi autoritratti nella sua lunga carriera artistica, vissuta come un attore su un palcoscenico: nei suoi autoritratti utilizza spesso travestimenti e il volto come una maschera, non per cambiare identità, bensì per sottolineare la propria identità di pittore ( antimoderno per eccellenza) e difendere le proprie scelte artistiche contro i Surrealisti, contro le avanguardie, contro i critici-intellettualoidi che lo osannavano solo come il “grande metafisico” e lo denigravano come “ pictor classicus”. Prof. Adello Vanni
In esposizione opere degli artisti: Adelante Gianni Mattera, Alessandra Plet, Andrea Pisano, Anna Concetta Porcino, Cristina Mariani, Denny Verga, Emanuela Di Caprio, Gianluca Missiroli, Guido Portaleone, Jacopo Rumignani Loredana Colonna, Malugho, Manuel Silvestrin, Maria Gioia Dall'Aglio, Maria Cecilia Angioni, Paola Volpe, Roberto Fenocchi, Steve Magnani, Virginia Bergamaschi, Ylenia Pilato.
Galleria Transvisionismo di Stefano Sichel, Via Sforza Caolzio 78, 29014 Castell'Arquato (PC).
La mostra resterà visitabile fino al 5 Marzo.
Orari di apertura: 10:00 - 12:00, 16:00 - 19:00. Chiuso il Martedì. Ingresso libero.
Per informazioni: Maria Palladino 3341695479 audramsa@outlook.it
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