L'origine del ritratto si perde nella notte dei tempi,l’impulso dell’uomo a fissare se stesso e gli altri attraverso una rappresentazione ,sembra primordiale. Ritrarre e ritrarsi dunque, due atti divenuti quotidiani per milioni di persone, in certi casi ossessivi, denotano il bisogno compulsivo di esserci. Ma cosa rimane dopo che le nostre apparenze si sono tradotte in immagine? Il ritratto nell'era contemporanea odierna tende , rispetto al passato, a perdere i tratti pertinenti e tangibili la sua aurea celebrativa ed idealizzante del soggetto rappresentato ,configurandolo attraverso nuovi codici visivi. Nel ritratto contemporaneo possiamo riscontrare continuità con il passato, discontinuità, dilatazione, deformazione , cancellazione ma la partecipazione emotiva quasi universale che si avverte all'interno ci rende seppur evolutivamente cambiati, riconosciuti nello stesso genere perchè ci tocca da vicino, perchè il ritratto ci identifica come individui, epoca storica, società e come attestazione del cambiamento.
“....Cio che voglio fare è distorcere la cosa molto al di là dell'apparenza, ma nella distorsione stessa portarla a una registrazione dell'apparenza” F.Bacon
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