Spazio curatoriale - Via San Zanobi 45 rosso Firenze
Il fascino dell’indefinito
Daniele Calvani / Nicole Guillon / Alessandro Lonzardi
Angiolo Pergolini / Marco Serafini Amici
Dal 14 al 25 settembre
Opening giovedì 14 settembre ore 17.30
La nitidezza è un concetto borghese
(Henri Cartier Bresson)
Simultanea Spazi d’Arte, realtà curatoriale fiorentina ideata e diretta da Roberta Fiorini e Daniela Pronestì, entrambe critiche e storiche dell’arte, promuove, dal 14 al 25 settembre, la mostra Il fascino dell’indefinito, che vedrà coinvolti cinque artisti - Daniele Calvani, Nicole Guillon, Alessandro Lonzardi, Angiolo Pergolini e Marco Serafini Amici - con opere pittoriche, digitali e fotografiche.
A dispetto di un’epoca che, aiutata da strumenti tecnologici sempre più sofisticati, insegue la nitidezza dell’immagine scambiandola per garanzia di verità e di autenticità, il fascino dell’indefinito riserva emozioni ben più sottili e complesse. Se è vero, come diceva Cartier Bresson, che “la nitidezza è un concetto borghese” dietro cui si nasconde l’illusione di poter esercitare un pieno controllo sulla realtà circostante e quindi anche sulle emozioni e sui sentimenti umani, allora viviamo in una società decisamente borghese, visto che la nitidezza è ormai diventata un presupposto indispensabile nel modo di guardare ed interpretare le cose. Basti pensare agli slogan pubblicitari che promettono di “mostrare il mondo come non l’avete mai visto”, ponendo l’accento proprio sull’alto grado di definizione e di chiarezza dell’immagine fotografica o televisiva. Di fronte a queste promesse è inevitabile chiedersi quali siano gli effetti sia sulla nostra immaginazione, il cui rischio è atrofizzarsi al cospetto di una realtà che non le concede più alcuno spazio, che sull’estetica stessa dell’immagine, che avvicinandosi millimetricamente alla superficie delle cose finisce per offrirne una visione non solo innaturale ma talvolta persino mostruosa e del tutto alterata rispetto alla normalità percettiva. Viene da chiedersi, soprattutto, come l’arte debba rispondere a questa ipertrofia visiva della società contemporanea, se inseguendo il traguardo della nitidezza, come avviene già in fotografia e nell’iperrealismo pittorico, o affidandosi invece alle suggestioni tanto sfuggenti quanto accattivanti dell’indefinito. Si tratta, come scrive Giacomo Leopardi nello Zilbadone, di riscoprire il “piacere dell’incertezza, dell’indeterminato, del non veder tutto”, di offrire allo sguardo ostacoli da superare, vuoti da riempire, scenari da completare con la fantasia. Un invito che questa mostra accoglie, chiamando linguaggi diversi ad offrire una propria interpretazione del concetto di indefinito.
Nelle opere di Daniele Calvani, artista piacentino, il concetto chiave è “dipingere con la fotografia”, ovvero ottenere, attraverso tempi di esposizione molto lunghi, una dissoluzione dei contorni e delle forme simile ad un effetto pittorico: con la macchina in movimento, infatti, i colori degli oggetti perdono la loro consistenza, si dilatano, si liquefanno, si fondono tra loro, assumendo spesso sfumature impreviste. Così facendo, le cose reali perdono le proprie caratteristiche fisiche, rimanendo talvolta soltanto una lontana traccia difficilmente decifrabile. Alla prima fase più propriamente artistica, ne segue un’altra ragionata: la scelta degli scatti e il loro accostamento in composizioni che vanno dal collage alla sovrapposizione alla semplice presentazione del singolo scatto.
Nicole Guillon, fotografa e pittrice di origine francese, si avvale di entrambi i linguaggi per catturare il valore espressivo e straniante di una realtà riflessa ed emotiva, giungendo così a suggestive contaminazioni fra astratto e concreto. La passione per i viaggi a piedi, particolarmente in Asia e Africa, le hanno permesso di scoprire nella fotografia uno strumento che completa il suo linguaggio pittorico già vocato all’astrazione. Dalle terre visitate riporta elementi minerali e soprattutto emozioni da trasferire sulla tela o sul legno. Le sue opere, spesso senza titoli, lasciano all’osservatore la libertà delle proprie sensazioni, convinta che l’artista altro non sia se non l’interprete di una coscienza universale.
Dopo un esordio legato alla pittura, con particolare attenzione all’Informale materico e all’Espressionismo Astratto, Alessandro Lonzardi (Cervia, 1964) orienta la sua ricerca sulla luce e sui modi di rappresentarla avvalendosi della tecnologia digitale. Traendo spunto dai grandi artisti del Novecento che hanno utilizzato la fotografia per ottenere opere astratte, come Christian Shad, Man Ray o Barbara Morgan, Lonzardi elabora un proprio codice espressivo, dove il colore, con il suo fascino misterioso e le innumerevoli sfumature tonali, è tramite di un racconto che vede idee, intenzioni ed emozioni materializzarsi nel corpo dell’opera. Superati i limiti della forma, la realtà diviene un libero ed armonioso fluire di colore e luce, in cui l’immaginazione volentieri si perde per sperimentare nuove e sconosciute dimensioni percettive.
L'habitat artistico di Angiolo Pergolini, pittore e scultore fiorentino, è ampio e complesso, comprende relazioni con la dimensione umana, con la natura e con mondi altri, in un ridisegno personalissimo che nell'opporsi al vero ha le sue regole: nell'instancabile ricerca di dialogo tra materie diverse, nella continuità tra forma e spazio e nell'uso del colore come luce. Il carattere teatrale dei suoi racconti sostiene anche quelle composizioni in cui l’autore spinge all’estremo la riduzione della forma fino a dialogare con l’astrazione. Come ogni ipotesi di stravolgimento della realtà, nelle sue coordinate di spazio, di forma e di logica, è di per sé inquietante perché sposta i parametri della conoscenza e gli impone una dimensione altra: quella che Pergolini ci propone, si riscatta dalla cupezza e dalle angosciose esasperazioni attraverso il fascino di un immaginario che non rinuncia alla bellezza e all’armonia.
Fotografo romano, Marco Serafini Amici propone due progetti per molti versi speculari - Sovrascritture e Naked Dressed -, mostrando come lo stesso soggetto possa assumere sfumature diverse di significato variandone la modalità rappresentativa. Alle atmosfere notturne dei nudi immortalati in Naked Dressed, dove il racconto identitario passa attraverso la smaterializzazione del corpo, non più materia dotata di peso, ma presenza effimera fatta di ombra e luce, si sovrappongono i segni di una scrittura che ristabilisce i perduti contorni della forma, in un evidente processo di destrutturazione e ridefinizione della realtà oggettiva. Intervenendo sulle stampe fotografiche con diversi strumenti - pastelli, pennarelli, gessetti, cera, colla e vinavil -, l’artista si propone di ristabilire la forza del gesto, la carica espressiva del segno. In altre parole, ridare valore all’intervento umano, offrendo così un'alternativa “artigianale” in un orizzonte sempre più digitale, e dunque virtuale, della prassi fotografica.
La mostra si protrarrà fino al 25 settembre e sarà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00.
Simultanea-Spazi d’Arte
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Nato a Lugagnano Val D’Arda (1967), Daniele Calvani risiede a Massa. Da sempre appassionato d’arte, si dedica inizialmente alla pittura per approdare alla fotografia nel 2005 e approfondire, dal 2014, la tecnica dello scatto con la macchina fotografica in movimento. Questa tecnica gli permette di operare con la massima libertà e di ottenere attraverso la sovrapposizione di più immagini fotografiche – a cui corrispondono altrettanti strati di colore - un effetto cromatico e luministico molto vicino alla pittura. Già finalista del Premio Arte 2015, è stato protagonista di una mostra al Palazzo della Permanente di Milano. Attualmente collabora con diverse gallerie sia in Italia che all’estero.
Nata in Francia, Nicole Guillon passa la sua infanzia in Africa, dove è profondamente segnata dai colori e dalle forme essenziali dei paesaggi che la circondano. Si laurea in Letteratura Comparata a Parigi. Vive in diversi paesi d’Europa, finché non approda in Italia con la sua famiglia. Inizia la sua attività artistica in Toscana frequentando l’atelier artistico d’Impruneta e seguendo corsi presso la Scuola Internazionale d’Arte Grafica Il Bisonte di Firenze. Dal 1989 espone in numerose collettive e personali in Toscana, in Francia, in diversi paesi d’Europa e in Giappone, con opere di pittura e di incisione, ottenendo vari riconoscimenti tra i quali il Fiorino d’argento.
Nato a Cervia (1964), dove vive e lavora, Alessandro Lonzardi inizia a dipingere da autodidatta all’inizio degli anni ʼ80 realizzando piccole tempere con soggetti classici figurativi su vari supporti , spesso di recupero. La continua sperimentazione fa si che negli anni le opere prodotte diventino astratte e concettuali. La tecnica utilizzata per queste ultime opere deriva dal dripping informale classico, ma con la variante dell’utilizzo di prodotti diversi tra loro con differenti tempi di applicazione e modi d’uso: si va dagli smalti industriali alle colle viniliche, fino al recupero di materiali ed altri prodotti di varia natura. Dopo un breve periodo di pausa riparte la sperimentazione rivolta soprattutto alla fotografia digitale e fotoritocco, intesa come strumento per la realizzazione di opere astratte e concettuali.
Angiolo Pergolini, pittore e scultore, è nato e risiede a Firenze. La sua prima significativa mostra è del 2000 presso Galleria Mentana di Firenze. Nel 2001 espone a Ginevra in Europ Art e a Gent (Belgio) presso Flanders Expo. Negli anni successivi è presente in diverse mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Dal 2003, oltre alla normale attività espositiva, partecipa, in collaborazione con la rivista Eco d’Arte Moderna, a varie edizioni del Premio Italia, del Premio Firenze, e alla Mostra Nazionale di Santhià, ricevendo premi e riconoscimenti. Dal 2005 è presente alla Fiera Internazionale Immagina Arte di Reggio Emilia. Dal 2011 fa parte del Circolo degli Artisti Casa di Dante di Firenze ed espone in mostre e performance con il K.P.K- KantierePostKontemporaneo. Le sue opere si trovano in collezioni private in Italia, Germania e Stati Uniti e in diverse collezioni pubbliche.
Marco Serafini Amici, romano, studia all’Istituto per la Cinematografia Roberto Rossellini della sua città. Si appassiona alla tecnica fotografica in giovane età, confrontandosi con modalità operative tradizionali e sperimentali: rayografie, chimigrammi, interventi grafici su stampe fotografiche. La predisposizione alla fotografia documentaristica lo spinge a una ricerca personale incentrata sulla narrazione attraverso le immagini e a una spiccata attenzione per gli aspetti compositivi e di contaminazione tra generi fotografici differenti. Porta avanti allo stesso tempo, da autodidatta, una produzione artistica principalmente figurativa impiegando molteplici tecniche esecutive su differenti tipologie di supporti, spesso di riuso.
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