I regni di Atalanta descrivono un tempo ciclico in cui la donna è anello di congiunzione tra naturale e soprannaturale, depositaria e insieme compartecipe di misteri imperscrutabili. Quello descritto dalla Pinotti, infatti, è un percorso iniziatico che lascia emergere la dimensione archetipica del femminile, i cui aspetti contraddittori e ambivalenti si compenetrano, coesistono e si contrappongono nella protagonista delle sue opere. Il pensiero corre all’interpretazione junghiana del femminile, secondo cui la donna esprime ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l'istinto o l'impulso soccorrevole ma anche ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l'abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica. La duplicità della natura femminile è il fulcro tematico delle opere in mostra, che dipingono la donna ora come predratrice ora come preda, artefice del proprio destino o vittima di un ruolo dettato dagli eventi. E nella continua dialettica tra oscurità e luce, sacralità e dominio dei sensi, interviene l’elemento maschile ad animare ulteriormente uno scenario in cui gli opposti, che pure lottano per stabilire ciascuno il proprio predominio, alla fine si attraggono e si completano reciprocamente. Da qui si procede verso una riflessione più ampia sulla ciclicità della vita umana, intesa come continuità che lega tra loro esperienze e vissuti diversi in un unico filo che tesse, metaforicamente, la struttura di ogni esistenza. Partendo dai legami affettivi più antichi e radicati - quelli famigliari - e arrivando alle certezze affettive del presente, la sua novella Atalanta conquista il traguardo di una più profonda consapevolezza, confermando che è nell’incontro - scontro con l’alterità che la natura umana si rivela.
Un tema appassionante declinato con una varietà di linguaggi (installazioni, dipinti, opere grafiche e pittocollages) e di strumenti formali (colore, segno, scrittura, carta, fotografia, oggetti recuperati) che danno il senso di un’originalità creativa sostenuta da una curiosità onnivora e da un vasto bagaglio culturale. Gianna Pinotti, pittrice, potessa e storica dell’arte, torna a sorprenderci, quindi, con un progetto espositivo che unisce al rigore del metodo, retaggio della sua attività di studiosa, la freschezza comunicativa di un’intuizione che, tradotta in segno e colore, parla con voce chiara alla mente e al cuore dell’osservatore.
IL MITO DI ATALANTA
Atalanta è figlia del re di Sciro. Allevata da un’orsa divenne esperta cacciatrice e così veloce nella corsa che nessuno era capace di raggiungerla. Quando il padre volle darle marito, Atalanta, ricordando il responso dell’oracolo secondo il quale se si fosse sposata, pur rimanendo in vita, avrebbe cessato di essere una creatura umana, per liberarsi dalle moleste insistenze dei numerosi pretendenti, disse che la sua scelta sarebbe caduta su colui che fosse riuscito a vincerla nella corsa, durante la quale, però, armata dell’arco, essa avrebbe ucciso quelli che non fossero riusciti a sorpassarla. Già molti pretendenti avevano pagato con la vita il loro amoroso cimento, quando si presentò Ippomene che aveva prima chiesto aiuto a Venere, e la dea gli aveva regalato certe mele d’oro, indicandogli l’uso che doveva farne. Così durante la gara egli fece cadere le meravigliose mele e Atalanta, vinta dalla curiosità, si chinava a raccoglierle, e intanto il competitore toccava vittorioso la meta ed otteneva l’ambito premio. Ma siccome la troppa gioia ci rende spesso distratti e sconoscenti, Ippomene non rese le dovute grazie a Venere che abbandonò i due sposi al loro destino; i due infatti, per avere profanato il tempio di Cibele, furono dalla dea trasformati in leone e leonessa, quando dal loro amore era già nato un figlio, Partenopèo.
Biografia dell’artista:
Gianna Pinotti (Mn 1963) è artista e critico. Discendente da un’importante bottega di scultori e artigiani attiva per oltre due secoli, pittrice per vocazione, dopo la laurea in storia dell’arte a Bologna e gli studi musicali a Mantova, esordisce come astrattista tenendo alcune personali a Parigi tra 1993 e 1998. Seguono importanti antologiche, tra queste quella tenuta a Palazzo Strozzi a Mantova nel 2006, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha illustrato il suo lavoro di un ventennio, mentre quella titolata Le città cadute, tenuta al Museo Civico Virgiliano di Pietole nel 2012, è stata voluta dal Comune di Virgilio, luogo di origine della famiglia, per omaggiare la sua quarantennale attività pittorica e le tematiche virgiliane a cui l’autrice si è ispirata nel corso della sua carriera artistica, pittorica e poetica. Ha esposto in una cinquantina di mostre in Italia e all’estero a fianco dei più rappresentativi autori del panorama artistico contemporaneo. Come critico e poeta ha pubblicato una trentina di libri, testi e saggi in riviste italiane e straniere. Da vent’anni studia le opere di Michelangelo; ricordiamo in particolare i volumi: Michelangelo ritrovato. Il Cupido dormiente con serpi di Mantova: un percorso tra iconologia e storia (Mantova, 2005); Michelangelo e l’Amore tra letteratura e Bibbia (Firenze, 2014). Tra i suoi studi critici in campo letterario, vanno ricordati quelli sul poeta e critico Piero Bigongiari. Ultimo riconoscimento per la Poesia Il Premio Speciale del Capo dello Stato al Concorso Nazionale di Poesia Città di Pastrengo, Regione Veneto, edizione 2013. Nel 2015 ha ricevuto il prestigioso Collare Laurenziano per la pittura dall’Accademia Internazionale Medicea durante la cerimonia del Premio Europeo Lorenzo il Magnifico tenutasi a Palazzo Vecchio a Firenze.
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