S’inaugura venerdì 10 aprile alle 19.30 presso il Golden View Open Bar (Via de Bardi 58/r) di Firenze la mostra fotografica Mimesi di Gaetano Terrana. Il progetto si compone di sei fotografie in light box che il giovane artista siciliano ha realizzato in Serbia nel 2013. Le protagoniste sono due giovani donne dalla bellezza fragile ed eterea che sembra porsi in continuità con ciò che le circonda: uno spazio abbandonato, colmo di materiali ed oggetti che Terrana ha recuperato e trasformato in elementi significanti. Nei suoi lavori, infatti, i luoghi non fungono soltanto da sfondo, ma offrono spunti ispirativi e suggestioni che si concretizzano sul piano visivo in un processo mimetico attraverso cui figura e spazio si identificano, diventano una sola cosa. La scelta del luogo diventa quindi un momento centrale nel suo processo creativo, come conferma l’artista: Ciò che mi emoziona è andare alla scoperta dei non luoghi, cioè spazi carichi di un vissuto così forte che smuove la mia curiosità e mi fa rivivere quel senso di meraviglia che ci appartiene nell’infanzia e che perdiamo con l’età adulta. In questi luoghi che altri hanno abbandonato, vado alla ricerca di oggetti che raccontano memorie perdute che faccio rivivere rendendoli protagonisti delle mie creazioni fotografiche. Sulla scelta dell’ambientazione di Mimesi - una soffitta abbandonata - Terrana spiega: Questa soffitta mi ha subito emozionato; ho sentito un’energia particolare, qualcosa di magnetico, che mi ha convinto a farne il set di Mimesi. L’emozione è soltanto il primo passo di un percorso che subito dopo mi porta ad esplorare il luogo, valutando la luce, gli oggetti presenti, i materiali che potrò riutilizzare. In questo caso ho trovato, tra l’altro, delle vecchie tende che ho adattato al corpo delle due giovani protagoniste, una vasca da bagno di fine Ottocento e dei rami secchi che ho inserito nell’acconciatura delle ragazze. Per quanto riguarda l’illuminazione, ho sfruttato la luce naturale cercando di ottenere un effetto che richiama le origini della fotografia, in particolare il così detto “fantasma fotografico”, cioè una luminosità nebulosa e morbida che ho ricreato naturalmente, senza fare ricorso alla post produzione fotografica. In quest’occasione, il mancato uso del foto ritocco nasce da una precisa finalità espressiva e non da un rifiuto delle tecniche di post produzione: Non sono contrario agli strumenti che consentono di ritoccare o modificare l’immagine fotografica. Nel caso di Mimesi l’intervento tecnologico avrebbe distrutto la poesia che ho trovato in quel luogo e che ho voluto immortalare per come mi è apparsa. In altri casi, invece, mi servo della post produzione per rendere l’immagine emozionante, dargli un’anima e quindi avvicinarla a ciò che sento di voler esprimere. Nel progetto Mimesi, come già in altri suoi lavori, si assiste ad una trasformazione del corpo umano, su cui Terrana interviene con la pittura e l’applicazione di tessuti, materiali tecnologici o recuperati. Una metamorfosi che - afferma - muta il corpo in una tela bianca su cui applica oggetti e materiali che fanno parte del nostro quotidiano, dell’ambiente in cui viviamo. Ciascuno di noi è circondato da oggetti che usa quotidianamente e che ad un certo punto cambia, abbandona, sostituisce, dimenticando il valore che quelle cose hanno avuto nella sua vita. Gli oggetti sono la nostra estensione nello spazio, parti noi che si caricano di un vissuto, del nostro vissuto. Applicandoli sul corpo ricostruisco quest’unità tra l’essere umano e l’oggetto che lui stesso ha creato, usato e in fine abbandonato. Le immagini di Mimesi hanno i colori e l’ambientazione di una vecchia pellicola del cinema d’autore: ci proiettano in un mondo che non c’è più, in un passato ormai lontano e in gran parte dimenticato. Un salto indietro nel tempo a cui si contrappone il mondo del futuro che Terrana in più occasioni ha provato ad immaginare popolandolo di uomini cibernetici e creature mutanti. Una visione che sospende il tempo tra ciò che siamo stati e ciò che saremo, eludendo o rimandando il giudizio sul presente. Non posso rifiutare l’epoca in cui vivo e a cui appartengo - precisa - ma la trovo poco interessante e soprattutto troppo conformista. Guardando al passato, ai suoi valori etici ed estetici, riesco a ritrovare la bellezza del vivere, l’attenzione e la cura nel realizzare le cose, l’eleganza dei modi e dell’essere, il calore dei rapporti umani. Nel futuro invece immagino una tecnologia capace di inventare tutto, di soddisfare ogni nostra necessità, trasformandoci in macchine programmate. L’unica cosa che nessuna tecnologia potrà mai creare è l’anima, quel qualcosa che ci rende vivi, unici e che ci permette di comunicare con i nostri simili senza il tramite di un’interfaccia telematica. Dico questo senza voler demonizzare la tecnologia, di cui io stesso mi servo: in fondo sono costretto ad amare ciò che rinnego, perché ciò che rinnego è ciò che sono, è ciò che siamo.
La mostra, a cura di Daniela Pronestì e Roberta Fiorini, è promossa dallo spazio curatoriale Simultanea Spazi d’Arte a Firenze (Via San Zanobi 45 r), con la presentazione di Andrea Granchi.
L’inaugurazione si terrà venerdì 10 aprile alle 19.30 presso il Golden View Open Bar (Via de Bardi 58r), il locale adatto per chi desidera vivere la bellezza di Firenze saggiando il meglio della raffinatezza e ricercatezza nell’ospitalità. L’enorme vetrata che affaccia sul Ponte Vecchio, il Corridoio Vasariano e la Galleria degli Uffizi offre una fotografia straordinaria su uno degli scorci più belli del mondo. A questo si aggiunge l’esclusività del servizio e l’eccellenza della ristorazione che si avvale di chef qualificati e di una cantina pronta a soddisfare anche i palati più sofisticati. Il Golden View è da tempo sede espositiva e luogo d’incontro per le arti visive e la musica. Tra le mostre ospitate, oltre a quella permanente del pittore Karan, si ricordano le personali di Sandro Chia, Luca Alinari e David La Chapelle in collaborazione con la Galleria Poggiali e Forconi.
L’esposizione resterà aperta fino al 20 aprile e sarà visitabile tutti i giorni dalle 7.30 alle 01.00.
Per info: www.gaetanoterrana.com
gemini_21@libero.it 320 1881277
Gaetano Terrana (Agrigento, 1986) è un giovane artista che spazia dalla pittura alla fotografia, dalla body painting alla performance, dall’arte digitale al design creativo. Un crossover linguistico che nasce da un’esigenza espressiva che supera le tradizionali categorie dell’arte per puntare ad una sinestesia di esperienze e visioni.
L'iscrizione all’Istituto d’Arte segna l'inizio della sua formazione artistica, che prosegue all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove si diploma nel 2011 con il massimo dei voti. Durante gli studi accademici emerge il suo bisogno di andare oltre la pittura e la scultura tradizionali per cimentarsi nella fotografia e nella performance. Accanto al figurativo classico, in questo periodo si dedica al recupero di materiali esausti per restituire dignità estetica ad oggetti ormai privi di una funzione d’uso. Il successivo passaggio alla fotografia digitale coincide con la necessità di indagare la figura umana in maniera anticonvenzionale. Le sue creazioni fotografiche dilatano il concetto d’identità contaminandolo con il mondo tecnologico e trasfigurandolo con l’applicazione di acidi o interventi di cucito che, riportando l’attenzione sulla superficie, modificano lo statuto dell’opera, che diventa un ibrido tra concetto e manualità, visione e azione. La fotografia confluisce quindi in una dimensione pittorica, mutandosi in un supporto su cui si estrinseca la gestualità dell’artista.
Oltre ad un’intensa attività espositiva e performativa (2009, Galleria La Corte, Firenze, Abito da sposa in camera d’aria; 2010, Ex3, Firenze, collettiva; 2011, Teatro delle Arti, Lastra a Signa, Scritture LIBERate; 2012, Teatro Studio, Scandicci, performance; 2013, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno, Pienza, Palazzo Piccolomini e Figline Valdarno, Palazzo Pretorio, LIBRopera, a cura di Nilo Australi in collaborazione con Andrea Granchi; 2013, Sant'Orsola, Firenze, proiezione video arte; 2014, Biblioteca Comunale, Pontassieve, mostra fotografica; 2014, Galleria Magma, Firenze, Visual Identity, performance audio - visiva), Terrana ha lavorato come direttore artistico in diverse discoteche toscane, per le quali ha realizzato performance, proiezioni video, abiti, sculture e installazioni luminose. Nel 2013 ha ideato Avant-garde, un evento che ha trasformato la discoteca Tenax di Firenze in un punto d’incontro tra linguaggi artistici differenti. Nello stesso anno è stato ideatore e curatore di due rassegne dedicate agli artisti emergenti: Faceart (Rivalta Cafè, Firenze) e Underconstruction (Simultanea Spazi d’Arte, Firenze). Nel 2010 si è classificato terzo al premio Felice Casorati e nel 2013 ha collaborato con Massimo Bazagli al Museo Pecci di Prato e con Shalom Newman al Teatro La Pergola di Firenze. Le sue “incursioni” nella moda l’hanno portato a contatto con realtà come Burberry, per cui ha realizzato un’intera collezione con interventi pittorici, Pitti Uomo, My Vintage Accademy e American Transfer. Nel 2013 ha collaborato, come video maker, con le etichette discografiche Deeperfect Records, Lapsus Music e Deeptech Records. Al 2014 risale il workshop sulle arti visive tenuto all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel corso di “Installazioni multimediali” di Francesco Fumelli.
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