CITYSCAPES: PAESAGGI URBANI GIOVANNI SPINAZZOLA (Galleria Idearte, Potenza- 3 aprile / 3 maggio 2016)
Mostre, Potenza, 03 April 2016
“Un uomo si propone di disegnare il mondo. Nel corso degli anni
popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne,
di baie, di vascelli, di isole, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone.
Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee
traccia l'immagine del suo volto”.
Jorge Luis Borges -

Copyright © Rino Cardone –

In questa fase della sua esperienza creativa (che appare ancor più “sartrianamente esistenzialista” rispetto alle sue passate produzioni artistiche) Giovanni Spinazzola ha scelto di raffigurare, e di dare centralità, nei suoi dipinti, al “paesaggio urbano” (ndr: cityscape). Ha scelto di farlo alla stessa maniera di come l’ha fatto, in passato, in letteratura, Jorge Luis Borges. Per questa ragione - al pari dello scrittore argentino - Giovanni Spinazzola si è mosso, con spirito analitico, negli spazi cittadini: lasciandosi trasportare dalla poetica dei luoghi e dallo stupore che suscitano, tanto la visione degli stili architettonici degli edifici e tanto, anche, la vista dei tagli e delle fogge resi dagli arredi urbani. Ha iniziato questa sua ricerca polisemica/progettuale incamerando immagini ed emozioni, da trasferire sulla tela, con il pennello e attraverso il colore: facendosi prendere dall’incanto dei sensi e lasciandosi afferrare la mano, da una testa pronta alla reinterpretazione fantastica e immaginifica dei luoghi e degli spazi.
E nella trasposizione, sulla tela, di queste forme e di queste figure (rastrellate camminando per i viali e per gli spiazzi, e fissate, in maniera indelebile, nella sua memoria) Giovanni Spinazzola è giunto agli stessi risultati, logici e razionali, di Jorge Luis Borges. E cioè, egli ha compreso che quel “paziente labirinto di linee” che s’imprime, di volta in volta, nella sua anima e nella sua coscienza (passando di strada in strada e di piazza in piazza, e che lo porta a dipingere paesaggi urbani di toccante e struggente presa fantastica) finisce poi con l’identificarsi, in maniera speculare (nell’aura del suo immaginario, da un punto di vista semantico) con “l’immagine del suo volto”.
Volto, però, inteso non solo come viso della sua persona, o come faccia di un altro individuo, ma come “espressione semantica” e come “sembianza fantastica” di un “vissuto umano collettivo”. Ovverosia come un simbolo di quel “mistero dell'impermanenza” umana che si annida nelle pieghe, nelle rughe e nelle increspature della facciata di un edificio e come “porta aperta” sull’invisibile e sul trascendente: quello, vale a dire, che riesce a offrire la decifrazione lirica di un agglomerato urbano.
Impossibile, infatti, negare che dietro ogni singolo volto umano si cela una “personalità nascosta” e dietro ogni luogo, ogni strada e ogni piazza, si nasconde un “passaggio” che conduce ciascun individuo da un luogo, verso un altro luogo e verso un altro spazio. Verso, vale a dire, una dimensione che va di là dalla semplice dimensione del “tòpos” di derivazione greca (che sa tanto di tecnica e rappresentazione collettiva) e che assomma in se la caratteristica che è tipica della “weltanschauung” tedesca: la quale contiene in se il concetto di opera d’arte, quale espressione di un pensiero frammisto alle scienze e alla filosofia, vissute in ogni tempo presente.
La pittura di Giovanni Spinazzola ci conduce, insomma, verso una realtà che è fisica - nella stima presente del vissuto urbano - ma che è anche “estensione simbolica” (allegoria e metafora) se presa nella sua “dimensione del fantastico”. E tutto questo nella stessa, esatta, misura di quanto sosteneva Walter Benjamin nei suoi scritti dei “passages metrocorporei” (qui intesi come passaggio dei corpi negli spazi urbani) in cui il filosofo tedesco incorporava le scienze e le arti, insieme al pensiero umano. Ne deriva che sia in questo testo di Walter Benjamin, che sia nella pittura corrente di Giovanni Spinazzola: urbanesimo, inurbamento e urbanizzazione rappresentano tre varianti di uno stesso fenomeno, che è quello delle campagne che si svuotano e della città che si riempiono. E delle metropoli che si gonfiano e che si gonfiano, a dismisura, fino quasi a “scoppiare” al centro, come nelle periferie, rese sempre più disumane da quella che Papa Francesco ha definito essere la cultura dello “scarto” del tempo presente.
E Giovanni Spinazzola indaga, esattamente, questa realtà. Lo fa adottando un “metro estetico” che è di sicuro di genere accademico, in senso strettamente pittorico, ma che è anche di tipo cognitivo, in termini di messaggio che l’artista propone al prossimo, quale riflessione sulla vita corrente e quale proposta di una realtà futura che, ci si augura, possa essere sempre più a misura d’uomo. Il modello estetico che propone quest’artista - attraverso i suoi “paesaggi urbani”- è allineato alla “technoetica” e cioè a quei “processi della coscienza” che portano l’individuo: a ripensarsi plurale rispetto al prossimo, sincretico riguardo al comune sentire la storia e il senso di civiltà e pluricentrico riguardo alla visione cosmopolita del mondo.
È indispensabile, infine, rimarcare che in questo momento del suo percorso artistico, Giovanni Spinazzola sente essere centrale il “paesaggio urbano” nelle sue composizioni creative. E sente la pittura come una maniera in grado di condurlo verso forti emozioni estetiche ed entusiasmi intellettuali. In queste vedute metropolitane che lui ci propone, l’artista trova, in definitiva, l’essenza del suo esistere e situazioni e condizioni tali da riuscire a proiettarlo in quella dimensione assoluta del fantastico che il video artista Christian Niccoli definisce essere “dell’essenza del paesaggio percepito come nudità dell’essere”. Uno spazio, ovverosia, dove il senso dell’isolamento, della solitudine, dell’abbandono e dell’emarginazione – intesi quali mali correnti della società moderna - assume i connotati di uno spazio narrativo e romantico, una via estetica da esplorare, alla stessa maniera di come fece (attraverso altri linguaggi espressivi, totalmente differenti da quelli di Giovanni Spinazzola) l’artista statunitense Mark Rothko, il quale si volle addentrare (anche lui in una stagione della sua vita artistica) in una serie di paesaggi urbani, di scene metropolitane e di scorci realistici, che corrispondevano a delle vedute della mente e dell’anima, piuttosto che a delle immagini della realtà e dell’ambiente circostante. Proprio come fa, in maniera differente, Giovanni Spinazzola, tramite il suo linguaggio figurativo.


BIOGRAFIA

Giovanni Spinazzola nasce a Ferrandina (Matera) nel 1972.
Si diploma prima al liceo artistico di Matera, poi consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano).
Tra gli anni 1991-1997 collabora con la stamperia d’autore La Spirale (dove apprende le tecniche litografiche, xilografiche, serigrafiche e calcografiche) e con la Leo Burnett Company.
Fra le le mostre più significative:
XV Congresso Europeo per la cardiologia “Zambon Group”, Inghilterra; Concorso per conto della società Calvin Klein, Milano; Trenta ore per la vita a favore dell’AISM, Milano; Gruppo d’Arte, Cinisello Balsamo; Salon 1°, Brera, Milano; Gruppo d’Arte, Cinisello Balsamo; Partecipazione alla Giornata Mondiale per la pace Swatch-Peace Unlimited, Milano; Giovani Proposte, Galleria La Roggia, Palazzolo sull’Oglio, Brescia; I colori del vento, Milano; Couleurs Printaniéres, Cristal D’Argentiére, Francia; Insieme per donare 2001, Aula Magna dell’ospedale Luigi Sacco, Milano; Il Convito della Bellezza, salone Pontificio Seminario Regionale Minore, Potenza; I Custodi della Memoria Collettiva, Museo Provinciale, Potenza; Campionesi del III Millennio, Galleria Civica, Campione d’Italia; Cib’arte e Universo Cartesiano, Galleria d’Arte della Certosa, Milano; I custodi della Memoria Collettiva, Museo Provinciale, Potenza; Segni di fede nel battistero sul lago, Museo dello Stucco e della Scagliola Intelvese, Comunità Montana Lario Intelvese e Comune di Lenno (Co); Un Tempo e uno Spazio per l’omaggio alla bellezza, Salone Pontificio Seminario Regionale Minore di Potenza; Nuovi percorsi, Galleria “L’Ariete”, Potenza; PagliaronArte, Senise (Pz); Arte in Tasca, Centro culturale “Annotazioni d’arte”, Milano; Arte Estate Spinoso, Spinoso (Pz); Progetto scenografico del Recital Chi è come te tra i Muti?, Teatro “Due Torri”, Potenza; Rosari Virginis Mariae, Salone Seminario Minore, Potenza; Ciò che è infinitamente piccolo, artisti del 1900 e contemporanei, Galleria Civica, Palazzo Loffredo, Potenza; Personale Passante, Galleria Idearte, Potenza, Libro in arte – L’autunno profuma di libro, Castello di Lagopesole (Pz); Padiglione Italia alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia per il 150° dell’Unità d’Italia a cura di Vittorio Sgarbi, Galleria Civica Palazzo Loffredo, Potenza; I care (Io me ne curo), Galleria Civica, Potenza.

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