Inside Out
Mostre, Grosseto, 25 September 2014
tre artisti a confronto: Daniele Magnani, Mariaconcetta Giuntini, Valentina Rimauro

“Inside out” è una mostra che vuole valorizzare l’interazione tra le arti e il vissuto personale, cercando di trasformare intimi messaggi identitari in lavori artistici fruibili dall'osservatore comune, stimolato all’osservazione e alla curiosità verso fenomeni inconsci attraverso la visione di immagini, testi, frammenti di vite proposte da Daniele Magnani, Mariaconcetta Giuntini, Valentina Rimauro.
Partendo dall'idea di confrontare pensieri, immagini e impulsi soggettivi si sviluppa e prende forma, tra i tre giovani artisti, l'idea di tracciare tre percorsi assolutamente personali, diversi per esperienze e vissuto, sulla tematica comune dell'ossessione. Nella particolare occasione di questa mostra da loro stessi ideata e progettata, si sono proposti l'obiettivo di portare alla luce quei fenomeni involontari che appartengono ad ognuno di noi, rappresentando qualcosa di intrusivo, fuori dal nostro controllo e per questo profondamente pauroso.
Lo sguardo interiore è punto di partenza necessario nel processo di identificazione. Analizzando se stessi, individuando la propria abissale profondità, gli artisti interrogano incessantemente il proprio vissuto alla ricerca di risposte, plasmando la materia umana sulla tela-carta-supporto all'interno di un processo artistico consapevole e di sacro rigore.
Di fatto l’artista come un assassino vive una perenne insoddisfazione che lo spinge a ripetere all’infinito e sempre con le stesse modalità atti che diventano veri e propri rituali. In questa direzione si spinge questa volta il lavoro di Daniele Magnani, alla ricerca di un segno... un gesto che costruisce, un gesto che cancella, un gesto che evidenzia o isola, un gesto sovra-pittura capace di ridisegnare la figura sottostante. Interessato all'immagine dell'uomo, ha lavorato sul linguaggio facciale proponendo immagini fermate in espressioni o smorfie, sfigurando il normale volto dei suoi modelli. Attraverso l'utilizzo delle dita traccia segni convulsivi accanendosi sull'immagine sottostante, negando la figura che parzialmente viene cancellata o ricoperta, enfatizzandone le differenti espressioni o generandone di nuove . L'elemento diretto del corpo come strumento di pittura permette all'artista di immedesimarsi nell'azione che compie riducendone i filtri prima della tela.
Centro d'indagine del lavoro di Mariaconcetta Giuntini, il corpo è sempre materia da analizzare, scrutare, utilizzare poeticamente, qualunque sia il medium scelto dall'artista. Attraverso foto, disegni, testi, il corpo è posto “al limite” della presenza, al limite del paradosso: è presente e assente, è appartenente e sfuggente, fantasma e sostanza... si trasforma e diventa altro-da-sè. Un corpo non-corpo che si trasfigura nello spazio-tempo in cui diventa visibile e contattabile, che si apre al mondo, si emoziona e si racconta. Ponendosi come strumento di accesso e relazione col mondo, è l'artista stessa che si riconosce e rivolge il suo sguardo interrogativo al mondo.
Valentina Rimauro imprime in maniera quasi ossessiva il proprio corpo sul supporto quasi a voler mettere in evidenza la propria immagine di donna in tutte le sue forme. Donna fragile, emotiva, vulnerabile... forte, passionale, consapevole, artista... donna ventre e contenitore di vita. . Attraverso un lavoro scandito dal ritmo delle sue visioni, l'artista (si)interroga sull'imprescindibilità ossessiva dell'essere umano, sulla ciclicità del suo agire, sulla possibilità di liberazione dalla prigionia dei costrutti mentali che allontanano l'uomo dalla sua più vera natura.

Allontanandosi dai normali canoni espositivi della semplice rassegna pittorica, i tre artisti invitano e conducono lo spettatore ad interrogarsi a sua volta su quegli aspetti della propria vita difficilmente vissuti con normalità e spesso facilmente trascurati o addirittura omessi per il loro peso.

Commenti 2

Antonio l'Eresiarca
10 anni fa
Puoi scrivermi all'indirizzo: info@centrostudiaddizionali.it
Antonio l'Eresiarca
10 anni fa
Ciao, ero di passaggio a Grosseto e ho avuto la fortuna di assistere alla tua performance che mi ha colpito nel profondo. Il disagio psichico è purtroppo sempre più comune tra i giovani (di cui, a volte non hanno neanche consapevolezza) come tra gli adulti. Eppure è proprio in questa fragilità che troviamo i valori che danno un senso alla nostra vita. Con la tua (vostra) performance sei riuscita a trasmettere bene i momenti che accompagnano il disagio: l'abbandono, l'ossessione compulsiva per l'ordine come rifugio (anche per chi vive accanto al disagio), la chiusura in se stessi e il monologo interiore. Complimenti! Mi permetto di chiederti se ti interessi anche di teatro (non tradizionale) e se ti è capitato di allestire una pièce teatrale. Grazie. A.

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login