“Orbi” , coppia di cantori ciechi narrano in ottave di endecasillabi “u triunfu di Santa Rusulia”. Le gesta e la forza soprannaturale di Rosalia la Santuzza contro il Diavolo tentatore che si presentò a lei sotto varie vesti e forme, come messaggero di una volontà di ricongiunzione della famiglia in pena, come bel giovane intento a sedurla, come oro e ricchezze della nobile stirpe.
Volse Lei, la Rosa senza spine, “Rosa e Lilia”, rosa e giglio, il cuore al Cristo che vide guardandosi allo specchio quando tagliò le lunghe trecce. Pura ed incontaminata, bella e regale, non desiderava altro che essere sposa del Signore, e fu proprio la solitudine ed il sacrificio offerto che la avvicinarono agli Angeli dell’altra dimensione. Scelse appositamente luoghi aspri dal duro esilio come dimostrazione ulteriore del potere della sua energia spirituale mediatica, squarciando i portali dell’impossibile, creando il possibile miracolo, dalla lebbra al finito dolore.
Dalla Sierra Quisquina ai 606 metri a picco di Monte Pellegrino sul Golfo di Palermo, lì volle rimanere fino alla fine del percorso terreno. Eremita in solitudine volle lasciare un segno del suo passaggio. Nell’epigrafe in latino incisa sulla roccia si legge: << Io Rosalia, figlia di Sinibaldi, Signore della Quisquina e delle Rose, per Amore del mio Signore Gesù Cristo decisi di abitare in questa spelonca >> .. in basso a sinistra compare il numero 12 forse ad indicare gli anni in cui visse nella grotta. Nove linee irregolari con lettere alte due dita sprofondano sulla levigata roccia, ritrovate da due muratori Palermitani mentre lavoravano alla costruzione del Convento dei Domenicani a Santo Stefano di Quisquina. Semplici parole che racchiudevano il motivo delle scelte di Santa Rosalia; Amore per il Signore che diviene Amore per tutti.
Dalla guarigione, il 7 Giugno 1624 a Palermo, dalla peste portata dal vascello partito da Tunisi, ricco di doni per il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, a diversi episodi miracolosi come l’apparso dono della voce ad una ragazza diciassettenne muta dalla nascita, le varie placate epidemie e annunciate nascite..
Il 3 Settembre 1624 l’arcivescovo dichiara l’avvenuta liberazione dal morbo attribuendone il miracolo alla Santa e Novella Patrona. Dal 1625 quasi ogni anno Palermo Le offre una grandiosa Festa, oggi 2016 ricorre il 392° Festino. Nel 1686 fu allestito il primo “Carro Trionfale”, una struttura che rimembrava la grossa nave simbolo del rapporto di Palermo “tutto porto” con il suo mare, poggiata su quattro ruote che portava la statua di Santa Rosalia in cima ad una costruzione piramidale simbolicamente raffigurante Monte Pellegrino. Il carro era trainato da 24 coppie di buoi o muli condotti da fedeli vestiti di bianco. Fino alla metà del 700 il carro era preceduto da carri minori chiamati “macchinette” che raffiguravano le vicissitudini della vita di Rosalia e vari eventi commemorativi. Nel 1765 il carro per la prima volta viene illuminato da tante fiaccole arricchendo i festeggiamenti con i giochi pirotecnici alla Marina, ancora oggi momento più atteso, simbolo di gioiosa apoteosi trionfale. Oggi le manifestazioni sono rimodellate , due coppie di buoi trainano il carro sempre a forma di nave, di misura ormai stabile, 9 mt di lunghezza, 6 mt di larghezza per 10 mt di altezza con tutta la Statua rappresentante la Santa, inoltre 60 persone dell’orchestra e del coro trovano spazio nella macchina della processione.
Santa Rosalia è anche Patrona di Santo Stefano di Quisquina dove si festeggia la prima Domenica di Giugno. Dal 10 Luglio al 15 invece comincia la Festa Palermitana, ma è il 14 sera che prende vita il grande spettacolo fino al mare. Il 15 Luglio è dedicato ai riti religiosi che vedono le Sacre Reliquie avviarsi in una solenne processione dalla Cattedrale di Palermo.
Pittori, orafi, scultori ed artigiani hanno rappresentato Santa Rosalia in vari modi, in veste Francescana o dei Benedettini oppure Basiliana con un cappuccio e velo nero.. Ricca è la simbologia che allude agli aspetti della vita interiore ed esteriore di questa Santa come la corona di rose che lega Rosalia alla Madonna.
Molti sono gli elementi che riportano alla mortificazione del corpo come espressione del peccato fino al teschio simbolo di morte e ricordo del distacco da una vita terrena all’eterna gloria.
Lidia Bobbone
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