Studi è il festival degli studi d’artista nella città di Milano.
Si basa sulla partecipazione attiva degli artisti che nel loro luogo di lavoro presentano progetti inediti di mostre invitando altri artisti.
Coordinando un evento comune Studi festival intende offrire una panoramica, generare una mappatura, favorire lo sviluppo di una rete e il dialogo tra i singoli artisti e tra la città e gli artisti.
Studi #2 si svolgerà dal 15 al 19 marzo 2016.
I 5 giorni del festival sono divisi in 5 focus: uno per ogni macro-zona di Milano.
I focus saranno così divisi:
Martedì 15 marzo focus Milano nord est / Mercoledì 16 marzo focus Milano est /
Giovedì 17 marzo focus Milano sud /
Venerdì 18 marzo focus Milano ovest /
Sabato 19 marzo focus Milano nord ovest.
Tutte le mostre del festival saranno visitabili dalle ore 14 alle 17 o su appuntamento.
I focus saranno dalle 18 alle 21.
Studi è un progetto a cura di
Claudio Corfone, Rebecca Moccia,
Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà
www.studifestival.it
info@studifestival.it
Dopo l’esperienza dell’anno passato, dove ho avuto l’opportunità di girare, come fruitore dell’iniziativa, in molti studi di artisti, ho preso la decisione di aprire anch’io, a coloro che vorranno venire a trovarmi, la mia casa/studio.
Ho deciso di fare questo perché ritengo che l’ambiente dove vivo e lavoro sia un’ottima vetrina per comprendere al meglio il mio percorso, il mio operato e la mia persona.
Per questo appuntamento ho deciso di proporre una sorta di caleidoscopio visivo, un punto di osservazione a 360° di quanto fatto fino a qui o perlomeno, da quando, circa 18 mesi fa, mi sono trasferito a Milano per frequentare l’Accademia di Brera.
L’installazione, perché di questo si tratterà, sarà una presentazione del mio lavoro passato, presente e futuro.
Nell’occasione presenterò in anteprima la video installazione, realizzata in collaborazione con l’amico videomaker Lu Pan, intitolata “SUICIDIO” che mette in correlazione, attraverso una metafora, un “normale” allenamento di basket alla vita di tutti i giorni.
Alle pareti oltre ad una selezione di miei lavori, saranno esposte una serie di opere di amici e colleghi con i quali ho collaborato negli ultimi 12 mesi, da Thomas Berra a Ciro Casale, da Swan a Stema e molti altri.
Per l’occasione ho anche deciso di ospitare il collega artista Giuseppe De Siati con il quale già in precedenza ci sono state varie collaborazioni dalla una mostra collettiva allestita da Off Brera, intitolata REMINDER 2015 al progetto “A.R.T.: Nutrimento e conservazione dell'arte” entrambe curate dal Prof.re Andrea Del Guercio.
Gianmaria Milani
all'infinito di due rette
Sin da bambini abbiamo imparato che due rette che corrono parallele tra loro non potranno mai incontrarsi, perché mantengono la stessa distanza tra loro.
Tuttavia il postulato di Euclide sulle parallele con l'introduzione del concetto di infinito, in più duemila anni, è stato trasformato in teorema superando il paradosso apparente del non incontro, infatti, se alle rette gli si attribuisce il valore infinito esse si incontrano... in un punto.
Quel punto è nello spazio infinito il nostro orizzonte visivo, un concetto consolidato nella civiltà occidentale dell'immagine, nell'imitazione della realtà a partire dalla piramide visiva con Brunelleschi si è ammessa scientificamente una visione soggettiva della realtà, illusionistica.
All'infinito di due rette non è il punto di fuga, dove le linee sembrano convergere, quanto i nostri occhi che vedono, noi vediamo il mondo e non semplicemente così come è.
Due visioni per provenienze differenti che sembrano incontrarsi in realtà restano distinte come le sponde di una strada i cui margini paralleli consento il viaggio.
All'infinito di due rette con Jimmy "in studio" abbiamo segnato un punto coincidente nella ripetizione dove interpretare la realtà, un ripetersi che dà esiti differenti divenendo punto di fuga, dal ridisegnare le pieghe del panneggio all'andirivieni della corsa in riferimento alla quotidianità che proiettata all'infinito scala se stessa.
Giuseppe De Siati
Performance: basket\suicidio di Gianmaria Milani
La pallacanestro, conosciuta anche come basket (abbreviazione del termine in lingua inglese basketball), è uno sport di squadra in cui due formazioni di cinque giocatori ciascuna, si affrontano per segnare con un pallone nel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate.
“Il basket” è uno dei pochi sport di squadra che tende al cielo.
Per molti, questa sua peculiarità è una rivoluzione/rivelazione.
Molti, anzi troppi, sono abituati a guardare solo in basso!
Suicidio, esercizio punizione.
Il suicidio si fa percorrendo tutta la lunghezza del campo di gioco con degli scatti veloci e ripetuti. Quest’esercizio viene fatto fare nel momento in cui, durante l’allenamento, anche un solo componente della squadra compie un errore. Per punizione, l’allenatore fa svolgere a tutta la squadra questo esercizio.
Si parte da fondo campo
si arriva alla prima lunetta e si torna indietro ,
poi si a va a metà campo e si torna indietro,
poi alla lunetta opposta e si torna indietro,
poi a quell’altro fondo campo e si torna indietro. Il tutto nel minor tempo possibile.
Questa “punizione” è una perfetta metafora del secolo appena trascorso ma ancor di più è uno spaccato della società odierna, dove per ogni “corsa” in avanti da un punto di vista tecnologico e/o evolutivo, esiste una corsa contraria, “all’indietro”, a passo del gambero, da un punto di vista sociale.
Intorno al tavolo: sVelo Venere di Giuseppe De Siati
L'intervento nello studio di Jimmy fa parte di una serie di operazioni di studio e di incontro che conduco "intorno al tavolo:" e che si svolge in diversi luoghi caratterizzati dalla presenza del tavolo e di alcuni ospiti.
"Intorno al tavolo:" costruisce un’isola relazionale in cui potersi aprire all'altro, sentire e costruire una visione. Archetipo della terra e isola relazionale, il tavolo come base e luogo di esperienza estetica, diventa un campo visivo, base di composizione meditata per immaginare il cosmo. Così lo spazio del tavolo è lo spazio dello studio, spazio "pittorico", pretesto compositivo in cui le immagini e le forme si fanno presenti.
Nello studio di Jimmy porto un piano per immaginare, un gioco di visione.
sVelo Venere: un piano per immaginare.
È un piano per immaginare esercitando una delle facoltà che distingue l'essere umano, esaltandone la dignità.
La somma delle parti di un velo filtrano la luce visibile su un piano, l'azione stessa del panneggiare porta in se il valore dell'ambivalenza della visione, interiore/esteriore, dove le circonvoluzioni del velo non sono semplicemente quelle di un velo.
Svelo venere è un panneggio di seta di due veli bianco e nero, orlati nei colori estremi che rispettivamente riflettono ed assorbono la luce, da stendere al centro del tavolo per immaginare. Venere, personificazione della bellezza della natura feconda, in questo caso luce del visibile le sue vesti sono raccolte nella capsula sferica, quale forma di perfezione da cui tirar fuori il velo per immaginare.
Il tavolo è così apparecchiato dai drappi in seta che diventano veicolo per la fantasia e rendono un tavolo "immaginifico"; strumento di studio per visualizzare attraverso le pieghe e le circonvoluzioni del panneggio la luce.
CONTESTO: il piano del tavolo nella sua orizzontalità è il piano cronologico dove si svolge l'azione. Dal centro tavola eseguire il panneggio di Venere, disponendo la massa di pieghe in modo da evidenziare la luce.
SCOPO: lo scopo del gioco è esercitare l'immaginazione e dominarla attraverso il disegno e la nominazione, ovvero, configurare immagini nella propria mente e su un foglio. sin. ideare, creare, inventare, escogitare, credere, intuire; quindi, usare la fantasia a partire dalle pieghe del velo, disegnare. Infine, nominare dando un titolo alle associazioni che scaturiscono dalla visione.
Via Caviglia 3 int.17/A
info
gianmaria.95@hotmail.it
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