L'artista presenta una serie di lavori , dipinti , sculture, collage ed installazioni inediti e realizzati appositamente per lo spazio The Format.
A lungo, nella cultura e nella mentalità occidentali, l’arte è stata associata alla bellezza e al senso estetico. Filosofi e intellettuali dibattono da secoli chiedendosi se la bellezza risieda nell’opera d’arte oppure nello sguardo dell’osservatore, o magari in entrambi. Questa discussione presenta il difetto di muovere da un assunto sbagliato: dal presupposto, cioè, che sia l’opera sia chi la contempla siano entità stabili.
L’opera d'arte è il prodotto dell’instabilità dell’osservatore moltiplicata per le variazioni apportate dal contesto e dalle intenzioni dell’artista. Rendendo esplicita questa condizione, l'artista contemporaneo, ha aperto le porte a una miriade di interrogativi che interessano non solo l’arte e l’estetica ma anche, in maniera forse meno ovvia, la neurobiologia.
E' oramai provato che la conoscenza emotiva viene stimolata anche dall'arte.Per chi studia il sistema nervoso è diventato fondamentale osservare la produzione artistica, perché chiunque sia interessato alle funzioni che il cervello svolge non può prescindere dalla contemplazione di ciò che il cervello produce, di tutte le tipologie di creazione artistica, da quella letteraria, a quella visiva, musicale.
L’arte – una delle più elevate espressioni della complessità umana e delle più raffinate modalità di rappresentare sensazioni ed emozioni – ci fornisce una testimonianza preziosa sul funzionamento del cervello e in ultima istanza dell’uomo.
L’artista guarda, osserva, vede, ma quello che alla fine mette in opera è la propria visione interna di ciò che lo circonda e sente. L’artista guarda contemporaneamente fuori e dentro di sé.
“La realtà del mondo è sfuggente e complessa e la sua essenza non sta nella rassicurante funzionalità del significato che attribuiamo alle immagini con cui cerchiamo di fermarla, ma nella ricchezza delle relazioni inattese, nelle sovrapposizioni incongrue, nelle mancanze, nei salti logici da cui scaturisce una sensazione di tensione; la proiezione verso un cambiamento di stato, di emozione e di pensiero. Quello che cerco di fare è abitare il territorio delle contraddizioni, viaggiare sul confine che separa immagini, immaginario e sensazioni. Sovrappongo e confondo le forme per aprirle a nuove interpretazioni, a nuove possibili architetture della visione e dello spazio. Le opere di questa mostra nascono dall’idea di sottoporre lo sguardo ad un continuo scambio dei ruoli, uno sdoppiamento tra immagini e oggetti che evocano il giardino d’infanzia e l’educazione militare, tra gioco e addestramento. I disegni, i collages, i dipinti, le sculture sono parti di un unico progetto, di un opera ambientale, nella quale le forme si guardano e si confrontano continuamente, grande e piccolo coesistono visivamente, tematicamente ed emotivamente. La sovrapposizione apparente dei ruoli e lo scambio delle parti sono le gioiose pratiche per ripercorrere il nostro immaginario e con esso, i nostri atteggiamenti sociali. Il linguaggio dell’arte può permettersi di abitare il confine, l’ibrido del non detto e dell’evidente, forme che sono l’incontro, lo scontro, la sovrapposizione, tra un immaginario conosciuto e un’immagine possibile. La pratica delle forme e dei colori mette in atto l'idea di una continua dinamica dei ruoli, mentali e visivi.” (Diego Bianchi)
Diego Bianchi vive e lavora a Milano.
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