Fotografare la città nella quale soggiorniamo per un certo periodo di tempo testimonia soprattutto la nostra presenza in quel luogo, ma anche il modo in cui vediamo quello stesso luogo. A differenza dei suoi abitanti, che hanno in generale un'immagine definita della propria città – al viaggiatore, al passante, all'osservatore la città si presenta in modo sempre diverso. Egli l'osserva in modo rilassato, non determinato da esperienze precedenti. In questo senso l’osservazione di Fabio Sgroi della città di Belgrado è del tutto personale – egli fotografa la città nel dettaglio e in movimento, nel riflesso della superficie, costruendo con tanti frammenti un mosaico della città. Tale mosaico, costituito da tante immagini, volti, movimenti, ombre eterogenei, mentre dà un'impressione di determinatezza, porta l'osservatore ad assistere ad una profonda esperienza soggettiva del luogo, in cui la concreta fotografia si trasforma in un contenuto poetico, quasi immaginario. Con l'occhio attento di un osservatore, Sgroi sceglie dei temi 'non rappresentativi', si direbbe spesso addirittura indifferenti e riesce, seguendo un principio fotografico antico, a costruire sempre un chiaro 'punto focale', con cui lo stesso riquadro fotografico diventa convincente, logico, quasi classico. All'Autore è in questo senso estraneo ogni accento narrativo e aneddotico. Volti, angoli dimenticati, movimenti dalle sfumature indefinite, sono 'colti' nel momento ideale (scattare un attimo prima o dopo rappresenterebbe qualcosa di diverso), che è la caratteristica dei fotografi formatisi alla miglior maniera di Bresson). Guardando le fotografie di Sgroi è difficile allontanare l'impressione che egli si avvicini quasi fisicamente al soggetto, si direbbe quasi che ne condivida il suo destino. E tale immedesimazione è la migliore testimonianza del fatto che Sgroi non è solo un osservatore indifferente di una scena, bella o brutta, di movimento o di calma, di felicità o infelicità, piuttosto egli sente la necessità di partecipare all'evento umano stesso, di comprendere veramente il luogo in cui siamo o in cui soltanto passiamo.
Maria Mazza
Direttore IIC Belgrado
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