a cura di Daria Filardo
L'artista americano Walker Keith Jernigan è stato selezionato per una residenza da Boccanera Gallery a Trento. Il progetto site specific sviluppato da Jernigan è un'indagine - pittorica e processuale - sui residui della memoria, sulle implicazioni della costruzione di una storia personale per immagini. L'artista ha realizzato una serie di ritratti su diversi supporti, oggetti e un'installazione legati alla storia familiare.
Il lavoro condotto in residenza sarà esposto in una mostra che inaugura il 24 maggio negli spazi della galleria.
La memoria è selettiva. Omette, sceglie, riorganizza, nel tempo ristruttura. La memoria si potrebbe dire quasi all'opposto di quanto appena detto mantiene situazioni, frammenti di esperienza.
Walker Keith Jernigan ha lavorato sul tempo della memoria, sulla sua storia familiare, quella direttamente conosciuta e quella sentita dai racconti e documentata dalle parole e dalle immagini. Nel frangente di tempo condensato trascorso in residenza da Boccanera Gallery, ha lasciato che molti volti emergessero e fossero come improvvise illuminazioni in un cielo buio, di un blu intenso, notturno. I ritratti costruiscono una costellazione, nello spazio della galleria si organizzano, disegnano delle traiettorie, nuclei che riuniscono figure (genitori e figli) che si intersecano con altre (zii, nonna, fidanzata) tessendo relazioni non facilmente districabili agli occhi del visitatore ma chiare all'artista che ci mette in mezzo ad un gioco di rimandi e legami di cui diventiamo parte.
Lo spazio della galleria sarà trasformato: pareti blu accoglieranno le tele che, come punti di luce, interromperanno lo spazio indistinto della memoria. Uno spazio dal quale l'artista volontariamente lascia affiorare frammenti.
L'artista, per questo progetto, traspone immagini fotografiche in oggetti pittorici. L'iniziale immagine dell'album di famiglia fotografico viene tradotta in pittura attraverso un procedimento di osservazione e riscrittura segnica. L'artista non riproduce l'immagine fotografica proiettandola sulla tela quanto piuttosto usa la costruzione pittorica come dispositivo che attraverso i suoi segni e le sue tracce rappresenta un'immagine più vicina alla verità contenuta nella memoria. Al tempo stesso, la pittura racconta di un discorso su sé stessa, della condizione di essere strumento - nella sua articolazione complessa - capace di una fortissima capacità comunicativa universale.
Tutto lo spazio della galleria diventa quindi un sistema organico che tiene insieme i singoli pezzi, e pone noi visitatori d'improvviso dentro un'altra storia, un'altra mente, un'altra dimensione, non come spettatori contemplativi ma come attori partecipi.
Oggetti pittorici quali libri chiusi fatti con pezzi di legno sulle cui copertine sono scritti i nomi di famiglia; tele e supporti di diverse dimensioni che sottolineano insieme presenza e intimità nel riportare a galla la memoria; e infine una sezione più marcatamente installativa in cui una porta (che contiene, fisicamente incastrate, due tele, un dialogo d'amore) dialoga con una frattura nel terreno che forma un fiume, scavato a terra. Tutti questi elementi sono parte del lavoro processuale e pittorico che Walker Jernigan ha condotto durante la residenza e che vengono offerti al visitatore come un insieme misterioso e pieno di risonanze in cui ognuno di noi può ritrovare rispondenza.
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