Mostre, Trento, 08 February 2014
"Il silenzio è ambiguo. Può indicare una frattura o un’affermazione. Tuttavia, può anche apparire un’affermazione di una frattura o di fratture multiple."

Come proposta artistica di pittura, Silent Fracture, osservata da un punto di vista esistenzialista, può essere intesa attraverso il concetto filosofico dell’“assurdo”, absurdus dal latino surdus o muto. Il vecchio concetto di tempo è anacronistico, il vecchio concetto di spazio è distopico. Si tratta di una manifestazione formale della tendenza umana a cercare qualche significato nell’universo e della possibilità umana di trovarlo. Ci sono numerose fratture emanate silenziosamente dai dipinti di Despotovic.Tuttavia, per quanto assurdi possano essere, i suoi dipinti risuonano energicamente.
Per capire la relazione tra la Frattura Silenziosa di Despotovic e l’assurdo, occorre richiamare le molteplici possibili fratture presenti nella sua proposta artistica.
La prima frattura riguarda l’identità intellettuale di Despotovic che può essere definita dalle relazioni che un artista stabilisce. Contrariamente alle interpretazioni dei critici e dei curatori italiani che hanno ampiamente enfatizzato la sua origine Sud Est Europea, il suo attaccamento al mondo dell’arte viene silenziosamente negato e non solo perché ha acquisito la sua educazione formale in Italia e attualmente vive a Berlino. Questa negazione non sta avvenendo forse perché Despotovic considera ermetico il mondo dell’arte serbo. Piuttosto, può essere dovuto alla sua urgenza di approcciarsi alla pittura contemporanea da una posizione individualista, non da ciò che è stato scritto da un punto di vista esterno. Se egli è mai appartenuto al suo paese d’origine, potrebbe essere erroneamente posto tra gli artisti concentrati sulla narrativa infantile che esprime le difficoltà della crescita o sull’incoscienza presente durante il processo di maturazione. Tuttavia, egli sta raggiungendo la maturità creando il suo spazio d’origine e insistendo sul fatto che la realtà delle cose non esiste oggettivamente ma è una finzione, una vita parallela, un ponte sopra le fratture e che egli è un arcaico anarchico, un post-punk o un pittore esistenzialista. Essere distaccato dal contesto culturale della sua formazione, ha permesso a Despotovic di poter creare il suo spazio culturale. Giocare il ruolo dell’artista senza paese di provenienza gli permette di ritardare il momento della comprensione e di rinforzare visioni del tutto peculiari circa il suo lavoro . Sembra che questa particolarità dello spazio culturale di Despotovic permetta una totale responsabilità in una totale solitudine che può essere, come affermava Sartre: “la rivelazione della [... libertà]” . Ciò che Sartre intende ne La Republique du Silence (1944), si riferisce all’occupazione tedesca, era una metafora sulla colonizzazione dello spazio culturale; inoltre: “Ogni gesto ha il peso dell’impegno”. Quindi il punto di vista è legato al modo in cui la pittura può essere considerata oggi. Nell’ultimo numero di Frieze Magazine, il tentativo di capire la pittura è stato rivisto nel supplemento speciale 8 Painters on painting. Per esempio, Rose Wylie spiega il concetto di solitudine silenziosa nella seguente affermazione: “Tu sei a tuo agio con la pittura, dall’inizio alla fine e decidi tu a che punto sei e la storia dell’arte … quindi, è qualcosa con cui vale la pena lavorare”.
L’assurdità di non provenire da dove ci si aspetta che provenga comporta implicazioni culturali e manifestazioni formali. Questo è legato alla frattura tra le immagini appropriate che perseguitano Despotovic e il risultato formale finale. Egli è impegnato ad indagare immagini decontestualizzate, a penetrarle e a giocare con loro in quanto pure forme. Il lungo e metodico processo di scavo attraverso gli archivi di immagini precede l’atto del dipingere. Il filtro che gli permette di scavare attraverso l’eredità visiva è di tipo formale, non ideologico. Il metodo attraverso il quale Despotovic si avvicina alle immagini implica la loro manipolazione, un particolare riduzionismo o una sovrascrittura.
Una volta che trova la base dalla quale decostruire, egli pone le foto in negativi e cambia le loro ombre. Le sue composizioni prendono vita tramite il contrasto di alcuni elementi e il rifiuto di altri e diventano così consistenti e raffinate. Immerso nel suo lento processo egli è impegnato nella ricerca di immagini decontestualizzate, per penetrarle e astrarne le forme. Despotovic segna una linea tra il calcolo e l’intuizione rinforzando un gesto quasi istintivo dove la forma e le possibilità formali sono più importanti del contenuto. Despotovic è coinvolto in una pittura di motivi classici come i ritratti, gli interni, le nature morte in cui il significato è dato dal nulla, da forme prestabiliste e rinnovate attraverso significati non prefissati. Il loro significato dovrebbe derivare solamente da come li si guarda. Dipingere non è non dire niente di nuovo ma commemorare e scavare nel passato indagando lo stesso linguaggio che è stato introdotto dalla storia dell’arte. Quindi egli proviene dalle nuove generazioni di pittori come Annie Lapin o Adrian Ghenie che decostruiscono i materiali della pittura al fine di analizzare come le qualità fisiche del medium influiscono sulle loro abilità di funzionare come un linguaggio e di comunicare il tempo e la memoria. Despotovic è anche molto concentrato sulle relazioni tra il processo e la forma e, proprio come Lapin, ha prodotto dipinti che fungono da depositi dei vari processi di produzione dello studio e da composizioni delicate .
Un’altra frattura è quella tra la sua precedente mostra tenutasi alla Galleria Boccanera e le immagini che vengono proposte in Silent Fracture. Se in The Velvet Glove (2010) Despotovic si confrontava con soggetti infantili, esterni e colori vibranti, in Silent Fracture mostra una certa maturità con tutte che contraddizioni che essa comporta. Soggetti più maturi, quasi mistici e oscuri interni sono l’effetto di una riflessione sulla sua esperienza personale, oltre che una ricerca sulla forma.
La rottura rispetto ai suoi precedenti dipinti è il risultato di una metamorfosi che deriva dall’idea di come rappresentare una forma che è cambiata nel momento del suo sviluppo fisico. Despotovic non decostruisce il medium pittorico bensì gli aspetti formali della pittura.
La sua idea è quella di trovare un modo per esprimersi, un’interpretazione personale delle condizioni in cui le idee si manifestano. I suoi lavori recenti, diversamente dai precedenti che principalmente erano olii su tela, si esprimono ora in una varietà di tecniche: acrilico e décollage su carta montata su tela, acrilico e collage su legno e anche ricamo di cotone su juta. Considerando la tipologia delle tecniche, appare evidente il tentativo di distaccarsi dalla realtà. Ora la forma viene portata all’estremo; è astratta e tende a diventare aggressiva fino a perdersi. Egli ha raggiunto quindi soluzioni più astratte rispetto al suo immaginario visivo. Una metamorfosi che emerge dall’accumularsi dei gesti, dei colori, delle strutture e il suo effetto di resistenza personale verso il suo stesso impulso. I precedenti dipinti frivoli e bizzarri, basati su storie distorte, sono stati scambiati per dipinti impulsivi dalle atmosfere oscure. Despotovic continua a resistere per trovare il significato, ma rimane concentrato sulla forma e va direttamente alla sostanza delle cose reali . Egli scredita silenziosamente le eredità culturali, le tendenze contemporanee, anche il suo stesso percorso e li “tradisce” per trovare una forma soddisfacente. Lottando contro gli effetti dei suoi dipinti precedenti, egli riesce a resistere a qualunque ideologia e a dedicarsi ad una forma intuitiva.
Non essendo totalmente soddisfatto dell’estetica, egli continua la sua lotta sulla tela, andando dalla versione peggiore a quella migliore in un solo giorno. Egli non si relaziona alla pittura come ad un prodotto ma come ad un processo che diventa visibile sulla superficie del dipinto: gli elementi che non sono completamente definiti sono i segni di questo processo; secondo Despotovic, questo è molto più importante dello stile e del suo significato. La frattura formale avviene durante il processo di accumulazione dei gesti e delle strutture, mentre la sua relazione con i colori è spesso sorprendente tanto che i colori vivaci emergono proprio dove meno ce lo si aspetta. Il metodo che può essere descritto come Paint & Forget è un approccio assurdo alla forma, in cui significati collidono per rinforzare l’atmosfera.
Cosa vogliono significare queste fratture? Ci fanno considerare le implicazioni culturali dell’identità intellettuale di Despotovic. La sua discutibile provenienza e la sua resistenza alle implicazioni geopolitiche si collega piuttosto all’estetica anacronistica, un risultato della sua ricerca della creazione di un buon dipinto. Il silenzio è un filtro per il sé fratturato, atomizzato, per il disadattamento e lo sradicamento territoriale che trova espressione nei suoi lavori. Despotovic accetta che le assurde fratture di questi dipinti non possono dare una risposta a nulla e che una risposta non dovrebbe nemmeno essere cercata.
Qui c’è una relazione diretta tra la libertà personale dell’artista e la qualità estetica dei suoi lavori. Non per attualizzare né per comprendere la storia e la geografia; è precisamente questo che gli permette un’ipotetica libertà sociale e la qualità di una produzione estetica. Metaforicamente parlando, è come se molteplici strati degli aspetti non formali della sua pittura, risuonassero in questa mostra con vivida vuotezza: ritratti solitari e interni senza soggetti.

http://www.arteboccanera.com/exhibitions.php?act=view&lng=it&id=109

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