Protagoniste dell’esposizione saranno opere di importanti autori del Novecento storico italiano, come Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Mario Tozzi, Emilio Greco, Franco Rognoni e Alberto Manfredi, affiancate da alcune ricerche di autori contemporanei, come Nicola Samorì, Hyena e Massimo Lagrotteria.
Gli artisti di questa rassegna, maestri della bellezza ed interpreti della realtà, raffigurano corpi imperfetti, asimmetrici, ipnotici, disarmonici. Corpi veri, molto carnali, non attraenti e idealizzati, ma reali, specchio di mille emozioni.
Una raffigurazione del corpo totalmente diversa da quella proposta dai mass media della nostra epoca. È, infatti, frequente che la pubblicità, lo spettacolo e ora anche i social media alzino l’asticella della performance estetica, avvalorando una rappresentazione del corpo tanto irreale da creare in molte persone addirittura frustrazioni, che arrivano a volte a trasformarsi in malattie.
Un primo livello di lettura di queste opere rimanda alla body positivity, invitando l’osservatore a rivedere il concetto stesso di bello e a chiedersi se l’arte debba sempre essere foriera di bellezza e, soprattutto, di quale bellezza? Un secondo livello di lettura, più profondo, porta invece a capire come questi corpi siano solo una porta che permette l’accesso all’anima, che ne raccoglie e ne fa trasparire le emozioni; il corpo non è il reale oggetto di interesse, ma solo un veicolo.
È interessante notare come gli artisti non indichino uno stato sociale, ma uno stato dell’anima. Non si può dire se queste donne siano sposate o nubili, giovani o vecchie, ricche o povere, ma possiamo capire se sono spaventate o felici, se si sentono sole o se sono aggregatrici. Gli artisti non indagano un ruolo, li indagano tutti: lavoratrici, sorelle, amiche, sovversive, madri, amanti.
«La differenza fra le immagini femminili che vediamo oggi e quelle che animano questa mostra – spiegano i galleristi Stanislao de’ Bonis e Margherita Fontanesi – sta nel fatto che il modello estetico femminile attuale è creato dal mondo della moda e del consumismo ed è dunque oggettivato e spesso sessualizzato per vendere un prodotto. Il modo di ritrarre le donne di questi artisti, invece, non le riduce a oggetto, a bene di consumo o a proprietà, ma cerca di capirne l’essenza, avvicinando in questo l’arte alla maggior parte delle tradizioni spirituali».
L’intero periodo della mostra sarà animato da diverse interviste a professioniste e professionisti del mondo dell’arte, della moda, delle scienze umane e sociali, della politica e dell’imprenditoria, che si confronteranno con i galleristi sul tema della mostra a partire dalle opere esposte.
Le interviste verranno pubblicate sul sito web della Galleria (www.galleriadebonis.com) e trasmesse sui canali social (YouTube, Facebook, Instagram), dove saranno preventivamente annunciate.
L’esposizione sarà visitabile dal 26 febbraio al 16 aprile 2022, dal martedì al sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, il giovedì dalle 10.00 alle 13.00. Ingresso gratuito; accessi regolamentati nel rispetto della normativa vigente. Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
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