Mostre, Venezia, 13 May 2017
“Non sorprende che dal terzo Millennio, considerato il secolo del cervello, emerga un artista come Pietro Dente. Si tratta infatti del secolo che spiega il funzionamento del cervello inteso come un dispositivo che opera grazie ad un processo di integrazione, incarnazione e incorporazione permettendoci di conoscere e vivere la realtà in cui siamo immersi. Oggigiorno, gli elettrodi applicati al cranio sono in grado di misurare l’attività elettrica di circa 100,000 neuroni sottostanti. L’elettroencefalogramma ne registra le “onde” oscillanti di ampiezza crescente e calante. Pietro Dente materializza le sue città come fossero dei “sistemi incorporati” composti dal livello hardware, sottostante e da quello software, in superficie. Nella sua progettazione, egli procede dall’interno, interno, via via verso l’esterno, esterno, come procedesse alla costruzione del “genoma” della città, una cellula dopo l’altra sino a materializzare il suo sistema di elaborazione, il microprocessore della città, la prima impronta. Ma, non ancora soddisfatto del risultato, con spirito generoso, l’artista ci invita a visitare le sue città dall’alto, con uno sguardo di insieme e poi ci conduce all’interno a visitarne le singole parti, come fossero composte di singole cellule in comunicazione frenetica fra loro, a comporre un dialogo, “l’aria” della città, spesso si tratta di “aria dura”. Non è più sufficiente la rappresentazione dell’artista. Ciò è già stato fatto, dejà vu. L’artista Dente ci chiama, ci invita a giocare con lui il gioco della città, facendoci entrare nelle sue vie, respirare “l’aria dura” delle metropoli, sentire l’ebbrezza e l’emozione di salire in cima ad un grattacelo o semplicemente viaggiare in macchina verso Sunset Boulevard o Via Monte Napoleone. Si, Pietro Dente è un giovane artista veneto completo e maturo. Originale per la sua ricerca tridimensionale e per lo studio sui moderni materiali, anch’essi frutto delle ricerche chimiche contemporanee. Dente sa infatti coniugare la maestria dell’artigiano tradizionale, quando lavora sul primo supporto della tela, con il suo pennello, segnando con punti precisi e sapienti la tela, a formare l’hardware. Allo stesso tempo, l’artista sa esprimersi come un osservatore attento, aggiornato, capace di condurci, grazie all’uso sapiente dei materiali moderni applicati alla tela, a gustare i giochi di ombre e di luci riflesse dal secondo supporto del dipinto, a vivere le sue città in simulazione, all’interno di “sistemi di elaborazione e microprocessori” progettati sapientemente per farci vivere l’esperienza del” come se” anche noi fossimo lì nella città, protagonisti diretti, incarnati, a fare l’esperienza dei suoi sistemi metropolitani incorporati: Boston, New York, Toronto, Milano, Venezia e tanti altri ancora. Questo è il mondo magico della simulazione entro il quale il dipinto di Pietro Dente ci conduce.
Maria Giovanna Dal Tin
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