Il colore e la forma nell’arte del XX secolo
Mostre, Brescia, 06 September 2014
A cura di Andrea Barretta
Allestimento di Riccardo Prevosti

La sperimentazione di metodologie diverse che hanno permesso la fruizione delle dinamiche del colore e della forma nelle opere di esponenti dell’arte del Novecento in una eterogenea parabola artistica, da Salvatore Fiume a Franco Gentilini, da Michele Cascella a Giuseppe Scaiola, da Lucio del Pezzo a Carla Accardi, da Valerio Adami a Concetto Pozzati, da Ernesto Treccani a Remo Brindisi.

“Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione” sosteneva Henry Matisse, e come dargli torto in una specifica prevalenza fin dall’arte bizantina, oltre al suo valore nel fornire esperienze sensorie tra impronte che conducono all’armonia come narrativa emozionale. Il colore desta pensieri e concetti nel suo manifestarsi verso l’esterno e suscita il sentimento dell’anima, fin dalle prime percezioni con poche tonalità in una relazione con l’incorporeità e l’esistenza stessa, che si sono sviluppate nei successivi processi non solo pittorici in una evoluzione enorme e determinante anche in altri ambiti come ad esempio il design. Così come sono riconosciuti i significati simbolici dei colori rispetto alla forma nell’espressività dell’artista che rappresenta l’intuizione e la curiosità, l’emozione e l’effimero, l’archetipo dell’arte che si perpetua da secoli. È il colore che dà forma alla sensazione di ciò che guardiamo a scandire i momenti di trasformazione dell’arte nelle tendenze del XX secolo, dall’impressionismo all’espressionismo fino al postmoderno, tanto da assumere un significato rilevante anche in ambito letterario.
La mostra, a cura di Andrea Barretta, mette in campo diciotto artisti a presentare osservazioni differenti della tangibilità oggettiva in esperienze diverse, ma con linguaggi stilistici riconducibili a dimostrare una capacità aggregante tra loro, fino a evocare una forza espressiva di grande suggestione. Il percorso espositivo pur andando dal figurativo all’astrazione, attraverso una sequenza di opere particolarmente significative, crea un rapporto per mezzo della “forma” che proprio nel colore trova il suo collante. La sperimentazione di metodologie diverse, dunque, è alla base di questo allestimento curato da Riccardo Prevosti che permette una fruizione delle dinamiche di atmosfere coloristiche e dei profili nelle opere di esponenti dell’arte del Novecento in una eterogenea parabola artistica, da Ernesto Treccani a Salvatore Fiume, da Franco Gentilini a Michele Cascella. Artisti che hanno guardato all’equilibrio cromatico, in quello che Kandinskij spiegava come possibile rappresentazione della “realtà spirituale prescindendo da qualsiasi allusione oggettiva”, alludendo al colore dotato di un intrinseco valore trascendente, e noi aggiungiamo alla facoltà degli artisti del XX secolo di operare con spirito critico e autodeterminazione.
A emergere, dunque, è l’essenziale librato nello spazio, nell’accenno di ambienti che cedono il passo alla gestualità che si esaurisce là dove il contorno è assente o si rafforza dove testimonia il vigore dell’arte italiana nella tradizione del colore che incontra i valori della superficie e quelli del volume in Turi Sottile e Concetto Pozzati, o come in Andrea Pagnacco e Gennaro Picinni. Il punto focale è allora lo spazio visivo in cui il colore si fa forma e viceversa, in una appropriazione reciproca che identifica l’arte moderna e ne documenta l’evoluzione, come per la ricerca nei contrasti di Piero Dorazio e Ugo Nespolo a produrre sensazioni di spazio e movimento, o per quella che elabora la connotazione nella semplificazione formale di Giuseppe Scaiola, ad aprire l’altra indagine di “Il colore e la forma nell’arte del XX secolo” che sta nel confronto con la materia come per Lucio Del Pezzo e Carla Accardi.
Il colore poi troverà altre soluzioni quando sarà soltanto traccia di uno spazio-luce nell’identificazione con le vibrazioni della generazione della seconda metà del Novecento, con le riflessioni su paesaggi reali (Athos Faccincani) o immaginari (Luca Alinari), sul segno e sulla sintesi della forma nel privarsi della prospettiva sull’uso di stesure piatte come per Valerio Adami. A prevalere sarà la scelta compositiva nel dibattito sul tema di una nuova dimensione che si accentuerà nelle verifiche neofigurative con Remo Brindisi e Giuliana Consilvio.

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