Fin dalla sua nascita nel 2011 come realtaL8; non profit ideata da Nicolas De Luigi e Federica Santoro, l'impegno di FLUIDA eL8; stato rivolto al supporto di numerosi artisti italiani ancora agli esordi, a fronte delle difficoltaL8; d'accesso al palcoscenico mondiale. Aiutando giovani autori a esprimere la propria originalitaL8; e confrontarsi con le tendenze internazionali, FLUIDA intende contribuire allo sviluppo delle arti in Italia favorendo lo scambio d'idee e immagini, forme e rappresentazioni del nostro tempo.
Grazie alla passione artistica di Flavia Sartor, FLUIDA sbarca nelle Dolomiti per presentare le opere del giovane pittore veneziano Stefano Bullo presso l'esclusivo Hotel Ancora. Collezionista di immagini mediatiche, Bullo rielabora scene e personaggi strappati alle visioni dello spettatore di massa. Come fugaci istantanee, i suoi quadri propongono l'immagine residuale della societaL8; mediatica, sfocata e indefinita, ma pur viva nella memoria di ciascuno. Fra ritratti di celebritaL8; o starlette e pitture di grande formato, raffiguranti scene d'assieme estratte da internet o dalla televisione, Bullo presenta una qualitaL8; pittorica scevra di dettagli, ma eroicamente colorata, come le immagini trasmesse da uno schermo ad alta definizione.
Nel costante fluire d'immagini, segno distintivo della societaL8; mediatizzata, l'occhio umano fatica a catturare visioni della realtaL8; capaci di resistere nella memoria piuL8; di pochi secondi. Scomparsa la visione diretta del reale, l'uomo contemporaneo resta esposto a un mondo di rappresentazioni, che imitano la realtaL8; e si sostituiscono ad essa. Al bombardamento costante di fotografie e filmati lo spettatore resiste soltanto grazie all'innata capacitaL8; dell'occhio di fare economia. Bastano pochi tratti somatici e alcune linee di contorno per riconoscere in pochi millesimi di secondo una personalitaL8; mediatica, o la confezione di un prodotto di massa. I dipinti di Stefano Bullo traggono a piene mani da quel fiume di immagini che inonda la nostra realtaL8; quotidiana. Egli opera come un collezionista di esperienze mediatiche, ossessionato dalla volontaL8; di fissare la storicitaL8; di tali avvenimenti e rendere eterno un istante. Nei suoi quadri si susseguono personaggi piuL8; o meno celebri che fanno parte del nostro immaginario mediatico, oppure scene tratte dalla rappresentazione dei fatti di cronaca sui quotidiani o in rete. Spesso presenta immagini che si preferirebbe rimuovere o che conosciamo soltanto per trasmissione indiretta, come scene di guerriglia urbana e di immigrazione clandestina, la cui assenza dall'esperienza di vita diretta viene felicemente giustificata.
Nei dipinti di Stefano Bullo, tuttavia, queste realtaL8; non si impongono prepotentemente, bensiL8; insinuandosi lievemente, attivando un processo di riconoscimento calibrato. Attraverso un'attenta procedura di sottrazione della definitezza, infatti, nei suoi ritratti e nelle scene d'assieme cerca di raggiungere la forma sufficiente, ma necessaria, che permetta l'identificazione sicura del soggetto da parte dello spettatore. La qualitaL8; pittorica del giovane veneziano, sia nei ritratti che nei dipinti di grande formato, supporta la famigliaritaL8; e vicinanza dello spettatore con i soggetti rappresentati. Scevra di dettagli, ma eroicamente colorata, la realtaL8; che dipinge si presenta come le immagini trasmesse da uno schermo al plasma. Le pennellate dense e sicure delineano le fattezze minime dei soggetti, mentre i fondali sintetizzano con pochi tratti le coordinate spaziali fondamentali e i colori si prestano a reinterpretazioni continue in connessione al soggetto stesso.
Come visioni fugaci strappate alla memoria, nei quadri di Stefano Bullo viene presentata l'immagine residuale della societaL8; mediatica, quella che resta catalogata e latente nella mente di ciascuno. Nelle sue opere rielabora la realtaL8; rappresentata e grazie a questa re-visione rende evidente, in maniera disarmante, l'artificialitaL8; della nostra immagine del mondo.
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