Mostre, Firenze, 07 April 2014
Mostra di scultura di Antonio Pinnaro'

PINOCCHIO DOPO PINOCCHIIO

favole satire e politica

Antonio Pinnaro' ora in mostra con i suoi pinocchi presso il centro commerciale i Gigli di Campi B. (Firenze ) fino al 19/4/2014 con orario 9:00 / 22:00.

La mostra dal titolo "pinocchio dopo pinocchio" racconta la favola del burattino che, dopo essere stato trasformato in un bambino a conclusione dell'opera capolavoro di Carlo Lorenzini , qui si ritrova uomo.

Fa buon viaggio Ricky racconta di due gendarmi che trattengono pinocchio , dell'opera colpiscono le fiamme nere sul cappello che hanno evidentemente un carattere simbolico , come anche il codice qr presente sul pescecane che tenta di addentare pinocchio , ad aiutarlo nella fuga un palloncino rosso; il rosso , unica macchia di colore che si ripete anche nel "pinocchio innamorato " , come se appunto sia il solo colore a poter scaldare l'Atmosfera monocromatica e disorientante di un bianco intervallato dal peso di cravatte e borse in rame fuso.

Locandina della mostra e simbolo della stessa l' opera "curriculum vitae" in cui appare subito evidente la reinterpretazione del 4° Stato di Pellizza Da Volpedo.

Ultima nota per l'opera in cui si ritrova il burattino a tu per tu con l'uomo e come titolo a campeggiare e ' la domanda :"CONOSCI UNA FAVOLA? " che sia il burattino a rivogerla all'uomo o viceversa non e' volutamente chiarito e palesato per lasciare all'osservatore libertà propria di interpretazione .

Ricerca di un lavoro , perdita di individualità , politica corrotta e gendarmi a volte corrotti anche loro, nell'animo, viaggio non necessariamnte fisico e materiale , denuncia e narrazione in scultura di eventi che hanno mosso l'animo dell'autore , sono queste le tematiche narrate nell'esposizione.

Nota critica dott.sa Vannucci Elisabetta

In questa nuova serie di opere, “Pinocchio dopo Pinocchio”, l’artista e artigiano Antonio Pinnarò mescola insieme realtà, fantasia e tradizione. Attingendo, infatti, alla storia fiorentina si immerge nel romanzo di Collodi “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” estrapolandone il protagonista, che diventa interprete di una nuova narrazione, quella della contemporaneità. Vediamo, infatti, un moderno Pinnocchio, con cravatta e valigia, pronto a partire alla ricerca di un lavoro, punto di partenza che è ormai un traguardo agognato da tanti giovani. L’assenza dei caratteri facciali rende Pinocchio un simbolo, un’immagine in cui ci si riconosce. Tutte le sculture in marmorina sono immerse in un bianco disorientante, che fa perdere le connotazioni temporali e spaziali, che rende tutto nebuloso e sfuggente proprio come nella fiaba; sono solo gli inserti in rame come le cravatte e le valigette a riportarci al reale, alla quotidianità. La malinconia di alcune sculture viene annullata in altre dall’emergere di sentimenti positivi che si fanno colore, come nel caso degli innamorati. In altre ancora, come il pescecane qr, a prevalere è la favola (ma ben condita dal simbolismo metaforico appunto del qr code ormai caratterizzante qualsivoglia elemento della quotidianità), in cui la fantasia di Collodi si fa poesia scultorea. La bellezza di queste opere è insita proprio nella loro carica bipolare, che tenendo insieme fiaba e realtà, le rende vive e capaci di parlare all’osservatore.

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