“Se si offrisse al signor Schmid o a Mr Smith un viaggio in Italia, alla condizione però di non fotografare assolutamente nulla durante il viaggio, di non preparare quindi nessun ricordo per dopodomani, rifiuterebbe certamente l’invito, perché lo considererebbe uno spreco, e quasi che lo si ritenga capace di un’azione immorale. Costretto a fare un viaggio del genere, sarebbe colto dal panico, perché non saprebbe cosa farsene del presente e di tutte le vedute “fatte apposta per essere fotografate” - insomma: non saprebbe cosa fare di se stesso” [1].
In Dissolvenze in bianco, le elaborazioni fotografiche di Marcella Persichetti sono le immagini dell’evocazione, del ricordo, piuttosto che la rappresentazione del reale dei luoghi.
Nel ricordo, la visione perde la completezza dei suoi dettagli, resta vivido solo qualche particolare mentre tutto il resto si dissolve, diventa bianco ... vago ... un bagliore indefinito ...
Il tempo stempera, modifica la realtà, il ricordo evidenzia, porta in primo piano alcuni particolari ed altri ne nasconde. Con il trascorrere del tempo, la realtà perde i suoi connotati oggettivi, addirittura non esiste più, e l'immagine diventa prodotto dell’esperienza soggettiva: uno spazio immaginato.
Tempo e memoria lavorano in sincronia, all'impressione che l'osservatore conserverà di ciò che ha vissuto.
Nata per rappresentare oggettivamente la realtà ed esserne fedele documento, in Dissolvenze in bianco la fotografia si adopera per rendere visibile ciò che è diventato ricordo, ciò che forse non esiste nemmeno, ciò che resta impresso non sul supporto fotografico ma nella mente di chi ha osservato quell’istante, investigando lo stretto rapporto tra la tecnica della riproduzione e la memoria (non a torto chiamata “facoltà riproduttiva”).
Attraverso l’elaborazione digitale, il bianco prevalente rivela con enfasi questo passaggio: dalla realtà alla visione.
«Tutti i luoghi che ho visto, / che ho visitato, / ora so - ne son certo: / non ci sono mai stato». Giorgio Caproni
http://dissolvenzeinbianco.blogspot.it
http://www.marcellapersichetti.it
[1] Gunter Anders, L’uomo è antiquato. Vol. 1: Considerazioni sull’anima nell’epoca della seconda rivoluzione industriale
Marcella Persichetti
Marcella Persichetti nasce a Roma nel 1971. Inizia a fotografare nei primi anni ’90, privilegiando la fotografia in bianco e nero.
Dopo aver conseguito una laurea in Metodologia e Critica dello Spettacolo, si dedica interamente alla fotografia professionale, lavorando nell’ambito della fotografia d’arte, di architettura, di jazz e specializzandosi recentemente nel ritratto.
Interessata a sondare i profondi rapporti che intercorrono tra Uomo e Spazio, muove i primi passi del suo percorso di ricerca indagando le stratificazioni del Tempo negli scenari urbani contemporanei (Ritratti Manifesti, Le Dimensioni del Tempo, Roma racconta il suo tempo).
Nei lavori successivi le immagini acquistano una dimensione onirica, entro la quale si muovono presenze rarefatte e vaghe, che si vanno fondendo con il contesto (Around Galata - Istanbul).
Con Dissolvenze in Bianco l’indagine giunge alla rappresentazione dello Spazio come intima ed evanescente sede del ricordo.
Il percorso fotografico approda a Panama non è in Francia, dove ad essere indagato non è più lo spazio della materia, ma quello dell’interiorità, nel quale ci si dibatte, disorientati, alla ricerca di una direzione.
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