LE TRASPARENZE DEL SENSIBILE
Mostre, Seregno, 15 June 2013
Le trasparenze del sensibile è una bipersonale d'arte contemporanea che pone in rapporto due artisti Katia Dilella e Andrea Greco. Artisti dalla poetica pura e dal gesto istintivo che si affrontano e si scontrano fino a interagire con il fruitore, il quale, si trova ben presto a diretto contatto con il sentimento dell'opera. Dilella e Greco si confrontano in uno stesso spazio dando la possibilità allo spettatore di vivere la loro sensibilità e di poter, con essi, condividere i loro ricordi.

Katia Dilella ci accompagna in spazi e luoghi che non sono altro che i soggetti dei suoi dipinti, all'interno dei quali abbandoniamo la nostra memoria. Dilella inizia il suo percorso artistico affrontando sulla tela paesaggi metropolitani, dal tratto deciso e dal contrasto cromatico ben definito, per giungere all'attuale arte decisamente più delicata e intima. Dilella abbandona la pittura urbana, netta e ferma, e si dirige verso la pittura di ambienti quotidiani, sfumati e leggeri. I vecchi paesaggi urbani sono scorci di vita di tutti i giorni in cui il passaggio, attraverso il movimento e lo spostamento, ne è, paradossalmente, il punto fermo della poetica. Al contrario, i nuovi spazi sono angoli quotidiani in cui la fermezza di questi ambienti a noi cari ci sospende e ci rievoca intimi ricordi. Dilella focalizza ora l'attenzione sui dettagli di una pittura domestica, apparentemente banale, ma che è capace di una forza intrinseca e profonda tale da coinvolgere ciascuno di noi. Prima e dopo, città ed interni, nell'arte di Dilella, assumono una differente espressione che è il risultato di un continuum pittorico tenace e intenso. Scorci di vita quotidiana sono i luoghi delle emozioni più profonde, quelle emozioni che rientrano nella nostra intimità. Passato, presente e futuro hanno luogo in questi ambienti che si chiudono attraverso silenziose mura e che racchiudono i segreti delle nostre vite. Non c'è ambientazione rigida, c'è semplicità fatta di particolari appartenenti a chiunque, particolari che prendono vita attraverso le nostre storie. Il colore di Dilella si alleggerisce, sfumature dolci e diffuse conferiscono immediata dolcezza. Dissolvenza d'immagine, come la polvere che si posa sugli oggetti delle nostre case. Esigenza visiva è quella di raffinare con eleganza la tecnica, estremizzando e minimizzando, riducendo all'essenziale il nostro oggetto-soggetto. La linea diventa continua, diventa ritmo attraverso un segno che non si spezza mai. Possiamo passare visivamente da una tela all'altra come aprendo le porte di una stanza: entriamo, ci fermiamo e/o proseguiamo in altre stanze. L'impatto iniziale, spesso, è quello di sentire le opere di Dilella nostalgiche e malinconiche, sensazioni possibili, ma non obbligatorie, non dobbiamo fermarci al primo sentimento, dobbiamo provare a superare il primo schermo per sentire che, al contrario, sono opere ricche e cariche di tutti quelle belle cose del nostro più intimo quotidiano. Da sempre Dilella rifiuta uno stile di pittura provocatorio cercando, al contrario, di perseguire uno scopo ben preciso: educare l’osservatore ad una visione più attenta, sentita, quasi spirituale affinché esso sia coinvolto appieno emotivamente e positivamente.

Andrea Greco, concentrato in una pittura informale alle volte materica, è osservatore dell'uomo contemporaneo, in particolare del suo pensiero e delle sue emozioni. Prova ad ascoltare gli stati d'animo altrui cercando in essi ispirazione e suggerimenti per i suoi quadri. Riflette sulla diffusa superficialità attuale e spinge verso una nuova direzione, quella della poesia e del sentimento capaci di colpire l'animo umano e di ottenere positività e concretezza. Pittura informale è da sempre linguaggio di Greco, il quale sostiene essere il suo miglior mezzo per catalizzare l'attenzione dello spettatore. Si esprime sempre attraverso un rigoroso equilibrio tra materiali e colori, lasciandoci ad una piacevole visione. L'artista ama pensare le sue opere come romantiche metafore appese ad una parete, come se il muro verticale fosse la nostra capacità di pensare e di riflettere. La serie Anche i fiori piangono, ha dato vita a bouquet dall'animo gentile, dai sentimenti profondi e dalle emozioni indiscusse. Emozioni, che difronte a un fiore, a un mazzo di fiori, ciascuno di noi è portato a rievocare nella memoria in un preciso istante. Bouquet, prima completamente abbandonati a spazi senza definizione, ora, sono inseriti in contesti spaziali, qualche volta evidenti e qualche altra volta percepibili. Spazi che sono il risultato di sovrapposizioni di piani strutturati e disegnati da linee. Linee gioco come messaggi subliminali: i fiori sono chiusi in ambienti che non gli appartengono, o fiori che non appartengono a quelli spazi, metafora di una società per l'artista scorretta, capace di chiuderti e di farti sentire in bilico. Anche i fiori piangono, come gli esseri viventi, lo fanno in silenzio lasciandoci la percezione si un timido suono che si presenta materialmente sotto il profilo di rugiada.

Martina Corbetta

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