È assai facile collocare ai vari decenni trascorsi una corrente artistica più o meno dominante, facendo sì che quest’ultima divenisse quasi l’etichetta dei tempi. Ad esempio gli anni ’60 furono connotati dall’avvento Pop Art, gli anni ’65 -’70 dall’Arte Povera, gli ’80 dalla Transavanguardia e da tutte quelle forme di “ritorno alla pittura”, come il neo-manierismo.
Inoltre, a ciò bisogna aggiungere, l’ulteriore quantità di rimandi speculari e eterni ritorni tipici del ventesimo secolo quali il “Ritorno all’ordine” successivo alla Prima Guerra Mondiale e la stessa corrente della cosiddetta “Presenza del Passato” avviata dalle Biennali di Architettura degli anni Ottanta.
Diventa però più difficile comprendere, decifrare e codificare il percorso artistico relativo al periodo che va dal 2000 al 2013, ancor meglio quello prettamente ristretto degli anni 2010-2013.
Effettivamente questo breve lasso di tempo è stato dominato da un’assenza del gusto, non da intendersi come cattivo gusto, ma piuttosto come latitanza di un gusto dominante. Tale libertà ha provocato notevoli mutazioni: in primis una cristallizzazione tra livelli diversi, aumentando da un lato l’elitarismo delle varie fondazioni moda/arte, dall’altro l’estensione immensa della classe artistica/artigiana. In più si è venuta a creare una sorta di contaminazione di generi che ha prodotto una coesistenza mite e pacifica degli stessi, stili e generi differenti, (astrazione e figurativismo in arte, funzionalismo e ornamento in architettura) impensabile e incredibile in tutto il Novecento.
L’Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma 2014 si propone il compito di interpretare queste diversità linguistiche oramai fuse in una prosa comune, cercando di decorticare i segni, i semi, le radici di questa situazione attuale.
Il tema perciò risponderà ai criteri dell’evanescente, dell’effimero, del poetico e del fantasioso. Lo scopo delle mostre sarà “analitico” e quindi, solo dopo l’esposizione, si potrà “diagnosticare” l’attuale stato delle cose.
La mostra “L’architettura del Paradiso” (con partecipazioni nazionali e internazionali) sarà costituita da opere artistiche e architettoniche atte a suggerire l’idea utopica di una “urbanistica sulle nuvole” in cui quartieri, edifici, interni e perciò quadri, statue, mobili altro non sono che proiezioni ideali, eteree, pure stilisticamente parlando. Ossia in cui il contesto, l’ornamento e la funzione saranno rivolte non ad un aldiqua (la storia o la tradizione, il passato, il presente, il futuro) bensì ad un Aldilà ( l’utopia, il bene comune, l’uguaglianza semantica e linguistica). Per la prima volta nella storia dell’arte viene proposta un’avanguardia che non cerca di procedere avanti, nel futuro (come tutte le avanguardie storiche a partire dal futurismo) non si propone di attraversare i tempi (transavanguardia) ma di operare in un altrove che esso sia Paradiso, Eden, Janna, Paradeisos.
Tale mostra sarà affiancata dai padiglioni regionali, questi volutamente a tema libero al fine di esprimere la naturalità, il libero arbitrio nel suo determinarsi concretamente. In sostanza tali partecipazioni simboleggeranno lo stato relativo al tempo attuale in cui la coesistenza di stili e linguaggi differenti può orientarsi o verso una giacenza o verso una espiazione (paradisiaca)
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Lino
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