Non siamo di fronte ad un uso razionale della geometria di sapore Escheriano, quanto più alla ripetitività evolutiva della decorazione aniconica, anch’essa colma dell’angoscioso interrogativo che porta l’essere umano a scandagliare le profondità delle sue sensazioni.
Colmando di segni grafici tutta la superficie, l’artista comunica la totalità dell’emozione provata ed espressa, forza motrice di un meccanismo inarrestabile, vulcanico nella sua energia esplosiva, ed altrettanto travolgente; un horror vacui, un riempimento ossessivo dello spazio: un’esperienza totalizzante che ci porta alla rivelazione di nuove estensioni sia mentali che fisiche.
Nulla potrebbe impedire la trasposizione di questi segni poderosi su una parete o su una superficie ancor più complessa e articolata, un nuovo Galla Placidia, una nuova Santa Sofia trasformati, attualizzati in un planetario delle emozioni.
Opere come lenti d’ingrandimento, riflessi dell’anima, spazi imperfetti che ci consentono di ritrovare giorni perduti o di proiettarci in un futuro ancora tutto da costruire.
Maria Rosaria Fantin
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