La mostra, inserita nel progetto espositivo “Geography, ALICE!” ideato da Adolfina De Stefani e sotto la curatela di Sara Sist, proporrà una serie di opere: Installazione site specific, Pittura, Assemblage Fotografico (Video d’arte) inspirate all’autore di “Alice allo specchio” Lewis Carroll.
Vista la mole incalcolabile di scritti, film, pièce teatrali, musica e quant’altro che dall’opera di Carroll sono derivati, ogni nuova lettura è inevitabilmente esposta al rischio del ritrito, del già sentito, del non necessario. Casagrande sa di questo rischio e ce lo dice già nel titolo: “Geography, ALICE! L’altra verità”.
Chi sceglie di chiamare così un suo lavoro, fa giusto il contrario di chi mette le mani avanti. Come sempre ha fatto in passato, infatti, anche stavolta Casagrande non cerca riparo, non media, ma, all’opposto, eleva il rischio a potenza, rilancia, sfida.
A Casagrande non interessa (né è mai interessato) proporre un’educata interpretazione del mondo; ciò che gli preme è sbatterci in faccia una verità.
Lo dimostra il video d’arte che l’artista ha realizzato assieme alla giovane attrice Silvia Biondi che come scrive Tiziana Franchin presenta: una Alice ormai donna che si racconta con voce morbida e sguardo annebbiato dai ricordi di zucchero a velo…: Quasi la musica di un carillon ad accompagnare i passi incerti di una bimbetta in un mondo incantato, fatto di sogni, speranze e candore che sa di biscotti. Una scatola magica che avvolge Alice in un caleidoscopico bianco e nero. Giochi di infanzia, flash intensi e ricorrenti di un tempo in cui ancora si credeva nella Vita. Poi la musica urla (o è Alice?)…Alice torna donna, la disperazione le sbarra gli occhi, col buio nell’anima e la voce incrinata denuncia il tormento subito, subito ed autoinflitto ma non ancora vendicato. Denuncia l’indifferenza di chi sentiva, di chi vedeva, di chi sapeva. Di chi, senza alzare un dito, ha lasciato che l’Altro le portasse via l’infanzia impedendole per sempre di diventare a pieno una donna.
Gli elementi delle opere saranno quelli da sempre cari a Casagrande: dopo la terra, il sale, questa volta lo zucchero e la nebbia. Ancora elementi famigliari, che tuttavia, appena escono dalle sue mani, rivelano l’insidia, il doppio fondo. È nel quotidiano, nell’ordinario, nel banale, che si nascondono le ombre: stanno dietro le nebbie così venete, nel sapore confortante dello zucchero.
Dai lavori di Casagrande non si esce mai consolati.
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