Capace di mettere tutto a posto. E così, quasi si fosse in continuità con la mostra di Ugo Nespolo al Palazzo Liceo Saracco di Corso Bagni, le sale del Robellini accolgono le belle realizzazioni su plexiglas, dai vivissimi colori, di Filippo Staniscia, da Asti, artista digitale e designer grafico, che ha esposto alla Contemporary Art Exibition Egos IV di Londra (Royal Opera Arcade) e alla Exibition AmARTI in Barcellona (Ada Art Gallery).
Egli affida anche ad una appassionante videoproiezione -accompagnata dalla tecnologica colonna sonora che si deve al fisico e compositore Massimo Teodorani - il compito di illustrare l'ampiezza della sua ricerca.
Volta alla sperimentazione. "Perché - ci dice - è tempo ormai di andare oltre la tela. Di testare nuovi materiali". Di scomporre ulteriormente, di variare e condurre a deriva (di secondo, terzo grado...) gli esperimenti di Picasso e prima dei Futuristi, di Chagall e di altri pionieri dell'avanguardia.
L'insegna è quella de "La Bellezza che salverà il mondo". Anche con Photoshop.
Ma, ancora una volta, l'Arte nasce dall'Arte: capitava in Grecia, con le melodie sottoposte alla legge del nomos (in parte nuove, ma dalla matrice riconoscibile); capita nell'arte del Novecento (e questa mo-stra sarebbe piaciuta tantissimo ad Ando Gilardi da Ponzo-ne).
Cosa può succedere, allora, in questo inizio di XXI secolo?
Che l'Arte diventi, in Staniscia, (come suggerisce il critico Gabriele Romeo) la leva per frammentare, mischiare, sovrapporre e frullare, quasi per raccontare la disgregazione contemporanea dell'uomo. Con ovvie citazioni dal modello metafisico di De Chirico.
Certo: l'itinerario che conduce a questa video arte è lungo: le sue radici nella psicanalisi e in Pirandello, nell'inconscio; poi il nutrimento delle accelerazioni /giro di vite che i "tempi modernissimi" impongono al ritmo, talora da vertigine, della nostra esistenza.
Mostra da vedere.
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Lino
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