Il filo del Mito
Mostre, Reggio Emilia, Gualtieri, 17 September 2016
Quando ho cominciato a pensare ad un titolo della Mostra Personale di Gualtieri, nel famoso Palazzo Bentivoglio,che accoglie i quadri di Ligabue, che racchiuderà sia dipinti,sculture che incisioni, mi sono chiesta quale titolo fosse più adatto al mio sentire, al mio linguaggio pittorico.
Il mio è un linguaggio che pur essendo essenzialmente astratto ,ha voluto dare una VIRATA al quadro inteso come pittura. Quindi non solo pittura ,ma anche stesura di materiali. La pittura deve sapere esercitare la sensazione della prospettiva, del terzo piano, oltre che orizzontale e verticale, anche la profondità.
Ebbene io la profondità la elaboro stendendo con la spatola un insieme di materiali vari,tra cui il gesso ,ma anche la cenere del camino, la sabbia del fiume Po, collante, resine…
Dopo la prima stesura, ho imparato a comporre con due tipi di materiali,uno più scuro rispetto all’altro, quando sono certa che il tutto sia asciutto, comincio a dipingere leggere velature ad olio.
I soggetti sono spesso quelli mitologici, o filosofici, con riferimenti al Mito della Caverna di Platone,
oppure introspettivi.
Infatti nei quadri immetto alcune figure,che paiono in attesa,in un loro divenire.
Quindi,come scrisse Levi di me, in una lontana critica del 2008: "Si tratta di emozioni espresse all’apparenza in modo casuale, eppure ogni quadro rivela equilibri rigorosi nelle forme e nello spazio, per quelle pennellate leggere ed aeree. Visioni aperte, queste di Grazia Badari, che sembrano distendersi su un’iniziale e spontanea espansione cromatica, la quale sembra provenire da un’invenzione lirica e poetica del tutto soggettiva. Emergono, poi, figure silenziose collocate in uno spazio strutturato concettualmente, in cui l’artista, cancellando il riconoscibile, crea un’ambientazione teatrale di tinte dirompenti, in linee sinuose. Infine, in una scelta legata alla partecipazione passionale, l’autrice utilizza colori di una naturalità ancora possibile.
Il confine tra realtà e forma è quindi labile e la riconoscibilità sussiste, in ogni caso, come memoria frammentata."

Quindi sensazioni, emozioni, memorie frammentate, il tutto spesso sul filo del ricordo e della mitologia.
Da qui il titolo: Il FILO DEL MITO

Quando ho cominciato a pensare ad un titolo della Mostra Personale di Gualtieri, nel famoso Palazzo Bentivoglio,che accoglie i quadri di Ligabue, che racchiuderà sia dipinti,sculture che incisioni, mi sono chiesta quale titolo fosse più adatto al mio sentire, al mio linguaggio pittorico.
Il mio è un linguaggio che pur essendo essenzialmente astratto ,ha voluto dare una VIRATA al quadro inteso come pittura. Quindi non solo pittura ,ma anche stesura di materiali. La pittura deve sapere esercitare la sensazione della prospettiva, del terzo piano, oltre che orizzontale e verticale, anche la profondità.
Ebbene io la profondità la elaboro stendendo con la spatola un insieme di materiali vari,tra cui il gesso ,ma anche la cenere del camino, la sabbia del fiume Po, collante, resine…
Dopo la prima stesura, ho imparato a comporre con due tipi di materiali,uno più scuro rispetto all’altro, quando sono certa che il tutto sia asciutto, comincio a dipingere leggere velature ad olio.
I soggetti sono spesso quelli mitologici, o filosofici, con riferimenti al Mito della Caverna di Platone,
oppure introspettivi.
Infatti nei quadri immetto alcune figure,che paiono in attesa,in un loro divenire.
Quindi,come scrisse Levi di me, in una lontana critica del 2008: "Si tratta di emozioni espresse all’apparenza in modo casuale, eppure ogni quadro rivela equilibri rigorosi nelle forme e nello spazio, per quelle pennellate leggere ed aeree. Visioni aperte, queste di Grazia Badari, che sembrano distendersi su un’iniziale e spontanea espansione cromatica, la quale sembra provenire da un’invenzione lirica e poetica del tutto soggettiva. Emergono, poi, figure silenziose collocate in uno spazio strutturato concettualmente, in cui l’artista, cancellando il riconoscibile, crea un’ambientazione teatrale di tinte dirompenti, in linee sinuose. Infine, in una scelta legata alla partecipazione passionale, l’autrice utilizza colori di una naturalità ancora possibile.
Il confine tra realtà e forma è quindi labile e la riconoscibilità sussiste, in ogni caso, come memoria frammentata."

Quindi sensazioni, emozioni, memorie frammentate, il tutto spesso sul filo del ricordo e della mitologia.
Da qui il titolo: Il FILO DEL MITO



Commenti 1

Cat
8 anni fa
Cat Fotografo
Auguri!

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