Deflagrazione di colori e forme, Luigi Castiglione e la teoria dei buchi neri.
Il nero è la quinta teatrale e dimensionale su cui esplodono le passioni del Maestro Luigi Castiglione. Scoppiano di colore da uno sfondo apparentemente neutro, si ritagliano e corrono, prendono il volo, si baciano o slanciano; vivono insomma dello spazio esiguo che occupano cromaticamente sulla tela nera e delle azioni che vi operano sopra. Mentre Umberto Vocaturo e Cristina Passalacqua immortalavano le opere e l'ambiente, io chiacchieravo seduta sulla specchiera col Maestro, tentando di capire questo suo volto fatto per la visione frontale e che il bel ritratto di Umberto ha centrato in pieno trai battenti del portone d’ingresso dell’atelier. Della mattinata con Luigi, delle chiacchierate tra passato e presente della sua pittura, mi è rimasto impresso un concetto: l’apparente abbandono dell’arte figurativa.
Quando nessuna luce raggiunge l’occhio, quello è il momento del nero: l’attimo cromatico particolare che in Occidente ha un significato troppo spesso negativo. Ma a me quel nero trascina lontano, fino al concetto di buco nero: nella teoria della relatività generale, tecnicamente, un buco nero è una regione dello spazio da cui non può sfuggire nulla, neppure la luce. Secondo la definizione scientifica più accreditata infatti, un buco nero è un corpo dotato di un'attrazione gravitazionale talmente elevata da non permettere l'allontanamento di alcunché dalla propria superficie e questa speciale condizione, si ottiene quando la velocità della fuga della sua superficie è superiore alla velocità della luce. Così la velocità della massa che si genera dalle infinite rotazioni della superficie fino a coinvolgere il profondo della materia, attrae ogni cosa verso sé ma, sfortunatamente, a causa dell’elevata velocità del fenomeno, un buco nero nessuno lo ha mai visto davvero, tanto che se ne mette addirittura in discussione la reale esistenza…
La pittura di Luigi da questo profondo e universale nero, mi piace pensarla come il risultato visivo di certi buchi neri della coscienza, dove la massa delle passioni e degli eventi, orbita tanto velocemente da non poter essere osservata direttamente, ma, guardata nel profondo, può essere carpita di sfuggita dalle scie cromatiche che lascia sulla superficie della tela: ecco il perché delle figure-sagome colorate nell’apparente vuoto nero. La vita e le esperienze di Luigi, perdono nei suoi quadri la massa: è solo il primo dei fenomeni che accade ad una stella che si avvia a diventare buco nero, e grazie alle continue fusioni nucleari che la interessano, la stella cambiando massa e densità, entra in un campo gravitazionale talmente intenso, da non permettere a nulla di sfuggire alla sua attrazione, neppure la luce.
La pittura di queste opere è per me il risultato di una rotazione vorticosa di cromie e forme che altera tutti i concetti di massa, densità, tempo e spazio, per lasciarci vedere una supernova sulla superficie della tela: lo stadio intermedio del buco nero è appunto la supernova, un’esplosione stellare estremamente energetica caratterizzata da un’emissione luminosa che può uguagliare per un periodo di tempo limitato, la luminosità della galassia che la ospita. E mentre si forma un buco nero e una supernova, si può ottenere nell'universo, secondo la teoria scientifica, una curvatura infinita dello spaziotempo che può far nascere dei cunicoli all'interno delle rotazioni...per alcuni scienziati, almeno in linea teorica, per questi cunicoli è possibile viaggiare nel tempo.
Luigi, la tua pittura luminosa eguaglia la vita-galassia che vivi, perché la racconta secondo la tua prospettiva interiore, per viaggi intensi che modificano i concetti di passato e presente, massa e densità, e poi, dopo vorticose rotazioni e stadi intermedi, la fissa nuovamente sulla superficie della tela. Tutte le cose che sulla terra non si possono alterare, nelle tele del Maestro Castiglione sono implose proprio dall’ordine terreno, creando un nuovo assetto visivo a metà tra la coscienza individuale e un grande viaggio in un nuovo universo di regole. Per questo ho parlato di apparente abbandono del linguaggio figurativo a favore di un presunto simbolico: Luigi per me, ha “solo” cambiato dimensione, è andato a dipingere più in là, nel suo cosmo interiore dove ogni tanto emerge una tela/buco nero.
E’ come raccontare ancora i paesaggi e ritratti, non per come sono i parametri del vero e del reale, ma spostandosi di fuoco, in una prospettiva stellare che va generandosi ancora, dove tutto si altera e la materia e la forma non sono più quelli che conosciamo. Spiare l’infinito da un buco nero è dunque possibile, possibile acchiappare la scia colorata delle proprie passioni ed emozioni. Grazie a Luigi Castiglione, possiamo definitivamente affermare che esistono eccome i buchi neri, anche qui sulla terra e, attraverso essi, si può guardare oltre la materia e passare per cunicoli improbabili del tempo e detonare, attraverso un nuovo codice visuale, meravigliose deflagrazioni di colore e silhouette di forme.
Si può sempre parlare di arte figurativa, semplicemente immergendosi nell'universo infinito della materia in vorticosa espansione interiore.
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