assito stridente, vi accoglierò, con la schiena non compLeta, tra le mie braccia spioventi.
Qui che l’aria è di moltiplicate particElle distanti e il buio pugnalato da colonne di luce
schiumosa, il reSpiro si fa corto e frequente, focalizza le pupille, in crescendo allontanando ogni
altra distrazione, finanche il mosto del mio corpo di legno. Qui, dove i bagliori Sono lame
scintillanti, che accoltellano la notte nei vicoli cIechi, proseguite chini e scomodi, così è bene per
mostrarvi l’umidità dei miei ricorDi in penombra, celati da lenzuola un tempo bianche, trappole
della memoria per spaRuti spettatori. Vedete? persone. Nient’altro che persone; eppure
involucri ruvidi e sottili, stretti in bozzoli di vEtro, secondo per secondo andando a finire. Cosa fanno? arroccati sotto i miei tetti, lo sguardo concentrato e le orecchie sorveglianti, a limitare il
pericolo da basso, fuggono le dita aguzze del mondo invasore, gatti innervati spInti negli angoli,
perché io soNo il limite del dolore, oltre i miei tetti è il cielo azzurro senza pericoli, guarnito di nuvole innocue. Qui le mie clessidre impolverate consumano granello per granello imprese
sognate, compiute, pensate, tutte dal Sapore del ricordo, il fondo annebbiato delle proprie esistenze, terrorizzato e violento e fragile e in frantumi, emOtività derelitte e doloranti, proiettate nella tempesta da navigatori spiritati da passioni estreme, scrivono con penne Furenti una storia diversa da quella che direbbero a chiunque altro, tra le righe della Fama cercata e del volto mostrato, impietosa nello svelare ogni meschInità, correndo alla fine di pagine predestinate postume; vigilano il proprio intimo all’ergastolo, roso da spavenTevoli inconfessabili ardori. Forse, nel mio ventre rassicuranTe, lasceranno che adesso le guardiate; forse ameranno
essere alleggerite del pesante costume del segreto da mAni sconosciute. Allora, se avete cura, se avete cautela, rivoltate le mie clessidre, rovesciatele e seguite in silenzio la proiezione di un tempo compresso; sedete alla mia tavola imbandita di racconti prelibati. Quel che fecero potrete scoprirlo altrove e adesso assaggiate quel che sono.
La storia di un isolamento.
di Marcello De Crescenzo
Commenti 1
Inserisci commento