Confessare vuol dire rendere disponibile a una o molteplici persone situazioni, momenti personali, stati d’animo riflessioni e comportamenti. Partendo dalla Fede che è sempre stata molto intimista, a livello contemporaneo piattaforme informatiche consentono una divulgazione
mondiale che assume maggiore interesse su persone mediaticamente note.
L’opera d’arte eseguita da un’artista invece manifesta una confessione di partenza intimista. Sono celati i propri segreti ai quali non tutti arrivano a individuarli completamente. Ecco che la frase “l’opera d’arte è sempre una confessione” di Umberto Saba tratta da “Scorciatoie e raccontini” del 1946 da cui deriva il titolo della mostra “Confessioni Artistiche”, calza a pennello con questa esposizione d’ambito figurativo.
Nei secoli la figurazione ha concesso all’artista moltissime confessioni che dal paesaggio, al ritratto, ai fiori fino alla natura morta hanno permesso evoluzioni non banali, tanto che alla Tate Modern di Londra le tarde ninfee di Monet sono poste come premessa all’astratto e informale.
Un quesito però si pone in questa decade di anni 2000: dove sta andando la confessione della figurazione? E’ sempre ancorata ai grandi del Novecento che amiamo sempre? Sicuramente no, perché l’evoluzione sta nell’interpretazione personale e nell’utilizzo di materiali e tecniche
diverse. In quest’ambito ogni vostro intervento è importante e fondamentale a questo scopo.
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