Julie Devine dipinge ciò che vede, camminando per i boschi del Pacific Northwest giocando con la luce che si infrange sulle foglie.
E sono proprio le foglie che le danno la possibilità di giocare su più livelli di immaginazione. Se visti da lontano i suoi quadri non danno la possibilità di distinguere le forme, ma visti da vicino si possono distinguere perfettamente le forme della natura che l’artista ama senza riserve. E mentre l’opera della Devine si concentra sull’amore per la natura quello di Natalie Marie Crane è tutto incentrato sulla figura umana e sul suo comporta- mento. Di origini americane ma con una formazione svoltasi anche a Firenze, usa un linguaggio molto innovativo e contemporaneo nel genere ritrattistico. L’artista lascia molta immaginazione a chi guarda.
Sono dei ritratti è vero, ma possono avere molti livelli di interpretazione.R32;L’artista dice “Ogni forma che dipingo funziona come un ingranaggio e i colori funzionano come denti.”
Il dipinto funziona corretta- mente quando tutte le parti si incastrano, in tempi e modi spesso inaspettati, tutto si trasforma in un momento cruciale per i soggetti.
Sono ritratti in posizioni ambigue dando allo spetta- tore non solo il potere di attribuire loro ciò che il soggetto sta facendo e quello che sente, ma anche di far scoprire dei dati che si attribuiscono alla loro sfera personale”.
Invece l’amore per la natura per Suzanne C. Nagy artista di adozione americana si manifesta attraverso l’opera di denuncia di gravi disastri ambientali. Attraverso “Scatole di luce” nella città di New York in 1091 Madison Avenue con la mostra "Gli inquinatori" inizia ad occuparsi di questioni ambientali. Da allora ha esposto una lunga serie dello stesso soggetto dal titolo "Inquina- mento / Bonifica" sia a Budapest che a New York. Attraverso una serie di attività espositive ha denunciato la guerra nel Golfo del Messico, che ricorderemo tutti, attraverso la fuoriuscita di petrolio provocò ingenti danni all’ambiente. L’utilizzo dei LED per le sue opere fà si che l’artista possa scoprire le potenzialità linguistiche, materiche e concettuali, che ha questa forma d’arte, trasformando la “materia luminosa” in un elemento comune nella pratica artistica internazionale.
In mostra ci sono opere che sviluppano il tema del corpo, l’amore viscerale, che mette in relazione opere distanti nel tempo e nello spazio, ma che condividono la grande versatilità espressiva di un materiale caratterizzato dalla compresenza di una matrice industriale e artigianale al tempo stesso. Insieme alle opere delle tre artiste americane, si impongono le opere di Jenifer Carey artista inglese residente a Madrid, che fa del ritratto un linguaggio tutto suo. Scoperta di gioia e bellezza le sue creazioni sono pura curiosità per la vita, che hanno portato questa artista a sperimentare metodi sempre nuovi e diversi tra di loro, fino ad approdare all’uso dell’incisione. Il metodo di Matisse ha avuto un grande impatto sulla sua formazione, e che spiega l’originalità dell’espressione del suo linguaggio artistico.
Roberta Mottola
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