Il significato dell’arte sembra collocarsi all’interno di tutte le interpretazioni che i singoli sono capaci di elaborare, disseminandosi in una pluralità di significati, reali o possibili, senza che nessun modello di lettura possa essere dato come privilegiato, compreso quello dell’autore.
Il punto di vista dell'artista fa da apertura, l'opera gli appartiene materialmente, non come significato. Fiore fotografa delle sedie vuote. Il suo lavoro si manifesta partendo dalla sedia come simbolo del potere per giungere attraverso “sguardi differenti” sulla realtà alla polisemanticità dell’opera d’arte. Che cosa accade guardando queste immagini? Sguardi differenti si attivano, annullando ogni riferimento simbolico. All’interno di un contesto preciso, queste sedie hanno perso la loro funzione divenendo immagine di stesse.
Sono divenute oggetti specifici, che ora tentano di relazionarsi con il circostante. Le sopravvivenze ci vengono incontro desiderose di essere riconosciute per quello che sono. Assecondando l'esigenza che gli appartiene, ricerchiamo un non senso, che amplifichi la loro presenza, comprendendo i confini dello sguardo, ed eliminando ogni riferimento simbolico. L'invito è di guardare queste “sedie” in modo diverso, come in un ready-made che mette fuori uso un oggetto comune, in un incessante esodo da un identità che non esiste perché balena nell’istante del suo dileguare e dislocarsi, del suo perenne esitare, cioè uscire da se stessa mantenendosi in bilico sulla propria soglia.
Qualcosa potrebbe non accadere, nello spazio che noi ora possiamo riempire con la nostra immagine, valorizzando il vuoto della sedia inutilizzabile ed in virtù di questa assenza caricare, in senso metaforico, l’oggetto del desiderio. Il potere dell’arte è proprio questo, svelarci una realtà altra e possibile. Non resta che chiudere gli occhi, lasciare che l’immagine rifluisca, lasciandoci plasmare da questa possibilità. Cristina Madini (settembre 2012)
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