Fotografia italiana di sperimentazione 1960-2016
a cura di Sabrina Raffaghello e Roberto Mutti
Inaugurazione 14 luglio 2016 ore 18:00
Ore 20:00 performance di Grace Zanotto – Non più fango, ma terra cruda
Dal 15 luglio al 28 agosto 2016
Palazzo Ducale
Piazza Matteotti 9 - Genova
tel. 010/8171600 - 010/8171663
palazzoducale@palazzoducale.genova.it
biglietteria@palazzoducale.genova.it
www.palazzoducale.genova.it
Orario:
dal martedì al venerdì 11:00 - 13:00 e 15:00 - 19:00
sabato e domenica 11:00 - 19:00
chiuso lunedì
ingresso intero € 5,00 ridotto € 4,00
La mostra affronta la fotografia in un tempo cronologico a partire dal 1960 fino al tempo corrente. Una cronologia che parla di 50 anni di fotografia, 50 anni di cambiamenti, di innovazione tecnica ma soprattutto di evoluzione e consolidazione di un linguaggio che mai come ora è diventato universale per il racconto articolato e acquisito di storia, vita ed arte. Questa però è anche una mostra diacronica dove il tempo coesiste, si confronta, pone dubbi e domande. Gli autori si affiancano per temi non per successione temporale, la modernità e l’innovazione sono prerogative senza tempo, perché il tempo è fermato e manipolato dalla fotografia in un racconto di un momento reso incorruttibile alla perdita di sostanza e chiarezza che è tipico della memoria. Osservare e ricordare, riconoscersi, scoprire, comunicare, raccontare, stupire, interpretare, conoscere, meravigliare, riflettere, spaventare, costruire, sognare e conservare. In un tempo dove l’immagine regna regina incontrastata della comunicazione, dove non si osserva più ma si guarda quasi inconsciamente macinando immagini su immagini, vale la pena ripartire dal concetto di viaggio interiore per comprendere come il cambiamento sia avvenuto, come il tempo abbia attuato le sue mutazioni esteriori ed interiori, come l’ambiente influisca sulle nostre generazioni. Citando quasi pedissequamente Fausto Colombo la riflessione sociologica sulle generazioni come identità collettive porta a una prima definizione comunque indispensabile almeno come punto di partenza, per cui una generazione è una coorte di età che assume significanza sociale costituendosi come identità culturale. L’interesse della sociologia per questo problema non può sorprendere: parlare di generazioni significa infatti parlare della convivenza umana, nei suoi aspetti più profondi e immediati, su cui si basa ogni analisi sociologica. Innanzitutto, la contrapposizione tra individuo e società, fra atomo e galassia, facendo riferimento alla dinamica temporale che fa da sfondo a ogni cambiamento sociale, e che si sostanzia in cicli storici di differenti durate, con i loro spartiacque, le loro caratteristiche specifiche, le loro sovrapposizioni, e in cui protagonista è piuttosto la collettività. Il concetto di generazione rimanda all’esperienza dialettica con cui il soggetto sociale vive il tempo della storia, da un lato radicato in una identità per così dire orizzontale, condivisa con i propri coetanei; dall’altro proiettato prospetticamente nel passato e nel futuro attraverso l’incontro con generazioni precedenti e seguenti, con cui la sua propria convive. Data la centralità di questa dialettica nell’esperienza antropologica, non deve sorprendere il fatto che il concetto di generazione sia oggetto d’interesse anche di altre scienze umane. Semmai, è importante capire con quale specifica prospettiva ciascuna disciplina affronti la questione. L’arte o meglio la fotografia è parte integrante di questa riflessione e assume una funzione di documentazione e sperimentazione. Gli artisti e la loro ricerca estetica, possono essere concepiti come fenomeni - o categorie - interculturali. Nella maggior parte delle culture si crede che l’artista possa svolgere un ruolo medianico attraverso l’opera d’arte, ma in ogni caso quest’ultima risulta come espressione unica di un’epoca, di una società, di una civiltà, di un paese. L’occhio della fotografia sensibile e attento rivela attraverso questa mostra una volontà di riflessione su come eravamo, cosa è cambiato e cosa è rimasto immobile nel tempo e nella storia. non c’è sequenza cronologica nei lavori selezionati ma solo una diacronicità che ci obbliga a una liberazione della ragione da stereotipi e neologismi siamo quello che ognuno di noi decide di essere nel mondo che ci rappresenta. La storia siamo noi, è le nostre azioni, le nostre scelte, la nostra arte e le nostre generazioni.
1960 Elio Ciol, Mario De Biasi, Mario Giacomelli, Franco Grignani, Nino Migliori, Aldo Tagliaferro, Franco Vaccari.
1970 Gabriele Basilico, Mario Cresci, Ugo Mulas, Fulvio Roiter, Sarenco, Aldo e Maria Rosa Toscani Ballo, Michele Zaza.
1980 Olivo Barbieri, Franco Fontana, Giovanni Gastel, Luigi Ghirri, Giorgio Lotti, Oliviero Toscani, Franco Vimercati.
1990 Gian Paolo Barbieri, Giannetto Bravi, Vittore Fossati, Maurizio Galimberti, Barbara La Ragione, Pietro Privitera, Rossella Roli.
2000 Alessandra Baldoni, Andrea Boyer, Luca Campigotto, Gianluca Chiodi, Franco Donaggio, Luigi Erba, Matteo Ferrari, Gianluca Giordano, Pina Inferrera, Pier Paolo Koss, Giancarlo Marcali, Oriella Montin, Occhiomagico, Ivan Piano, Stefania Ricci, Edoardo Romagnoli, Luciano Romano, Giovanni Sesia, Paolo Ventura, Christian Zanotto, Fabio Zonta.
Commenti 0
Inserisci commento