Quasi un horror vacui che rispecchia il vivere odierno, accalcato, affollato, confuso – una lucida analisi trasposta su carta, in cui personaggi e città si fanno segni, stringendosi nei contorni ristretti del foglio come in città sovrappopolate, alla ricerca del proprio spazio vitale. Segni minuziosi e minuscoli come in un codice di cui l’autore cela la chiave, colori che sono lampi di luce: il risultato è un divertissement dai toni vibranti e acuti dietro cui si celano grandi interrogativi.
Emanuela Dho, Il Secolo XIX
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