gli uni di fronte alle altre
in uno sforzo anche fisico ampio e compenetrante
in cui lo spettatore non sia solo spettatore
ma si costringa a vedere e ad ascoltare
là dove l' immagine è profondamente anche logos che comprende
al quale non ci si può sottrarre o rimanere immobili.
Un fermo e inabitato movimento di cinema.
Anche il tempo nella macchina
il tempo universale
lascia il posto a quello soggettivo ma
'fermo',' inabitato', non vuoto.
Un grazie a Paola Lovisolo per le splendide parole.
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Stefano
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