Potenza dell’acquerello: fa sognare. Ci faceva quest’effetto già in seconda-terza elementare, con l’astuccio metallico dai due pennellini e le 6 – 8 -12 vaschette circolari di colori-base da diluire, che trovavamo nel corredo di scuola. Pastrocchiavamo, facevamo macelli. Io finivo subito il blu, poi il rosso, il marrone mi durava… Nessuno di noi è diventato pittore, ma l’umido acquerello chi se lo scorda: il primo “arnese” per provare a diventare artisti, dopo la matita, o solo per sognare.
Di acquerelli quasi non si parlò più, almeno fino agli anni ’80, quando Toquinho ne fece un pezzo dolce e orecchiabile e, guarda un po’, sognante… le atmosfere del Brasile, le bossa-nova, Vinícius De Moraes. Era una musica “laterale”, secondaria rispetto a quelle dei ritmi più potenti, coinvolgenti e di moda. Non era neanche jazz, ma quanto gusto, raffinatezza, inventiva, cultura. Senza baccano. “Acquarello” (con la a) ne era il simbolo. “Sopra un foglio di carta lo vedi il sole è giallo ma scolorirà” … Infatti poi quasi sparì.
Come l’acquerello nella pittura. Tutti sanno cos’è, ma in pochi lo praticano. Sta in disparte. Praticamente escluso dall’arte contemporanea, si sa che acquerellisti non ci s’improvvisa. Non solo mano e occhio predisposti al disegno, devi calibrare le mescolanze con attenzione, o saperle indovinare, guai sbagliare. Come tingere a mano le stoffe o i tappeti. Arte difficile. Una goccia d’acqua di troppo ti frega, non puoi tornare indietro, né cancellare. “C’è del gotico in Tomassini” anche perchè le sue opere le vedi costruite con rigore sapienza e pazienza, a riga squadra e compasso. Mica da un qualsiasi architetto. Millimetricamente rifinite ad acqua naturale, in regola con l’ecologia, silenziose, leggere, senza trucchi.
Una quarantina di pezzi tutti “di proprietà”: non in vendita, non sul mercato, mai nelle aste, mai in televisione, senza volgari quotazioni. Da non perderle, queste “Terre di mare” così ben narrate e messe in mostra, infine incorniciate con cuore di pittore da un altro bravo artista amico.
Rinascita dell’acquerello. Che è anche parola fortunata e rasserenante: sobria e senza tempo, affettuosamente desueta. Non stanca. Che fa sognare l’ho detto.
Funziona anche – acquerello e Tomassini non s’offendano – in pubblicità. Per esempio, il buon riso “Acquerello” è fantastico già nella confezione: il tipico paesaggio vercellese con sfondo di montagne innevate, e nuvole, e alberi, e uccelli in volo. Sarà opera d’acquerello del Tomassini, che per un momento ha abbandonato le svettanti linee (gotiche) di vele alberi e sartie di barche per dipingere, tutto in orizzontale, quell’austero basso caseggiato rurale della tenuta Colombara…?
8. 1. ’11 PGC
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