Mostre, Trento, Borgo Valsugana, 22 June 2018
A Borgo Valsugana doppia mostra di Fabrizio Berti:

Face(&)book 100 profili di Fabrizio Berti
A cura di Aurora Minati
Spazio Klien, Piazza Degasperi, Borgo Valsugana (TN)
Vernissage: venerdì 22 giugno, ore 18:00
Dal 22 giugno al 8 luglio 2018
Orario: Da martedì a sabato 10-12 / 16-19, Domenica 10-12 Lunedì chiuso

Dal 22 giugno Fabrizio Berti ci da la password per accedere allo Spazio Klien e curiosare tra i suoi 100 profili. 100 ritratti, 100 volti di uomini e donne che raccontano di potere, politica, storia e musica. Sono presenti i grandi dittatori come Mao Tse Tung e Adolf Hitler, ma anche Batman, Berlusconi, Jimi Hendrix, Dellai, Bush, Bob Marley, Pasolini e Wonder Woman. Personaggi diversissimi nell’aspetto, nei pensieri e nelle azioni, tutti però accomunati da quelli che negli anni sono diventati i segni distintivi di Fabrizio: tratto irriverente, colori forti e segni decisi. Filo conduttore dell’esibizione è il tema del ritratto, un genere artistico diffuso in ogni epoca e in ogni cultura, declinato in infinite varianti e oggi di grande attualità nella nostra civiltà dell’immagine e del culto dell’apparenza, soprattutto “social”. Gran parte della produzione di Fabrizio è legata e si confronta con il ritratto e le sue funzioni: la propaganda, la rappresentazione del potere e dei suoi simboli, che Fabrizio usa abilmente per contraddistinguere e rendere riconoscibilissimi i personaggi che ritrae, il culto e la celebrazione non più del divino ma dell’uomo. Scopo della mostra è quello di far riflettere, anche attraverso numerosi testi presenti e consultabili all’interno dell’esposizione, su uno dei temi più immensi e complessi della storia dell’arte e mostrare come Fabrizio Berti sia stato in grado di impadronirsene per raccontarci gli altri e, soprattutto, se stesso.


Fabrizio Berti (a) nudo Come nasce, lavora e pensa un'artista
A cura di Aurora Minati
Palazzo Ceschi, Pizzetta Ceschi 1, Borgo Valsugana (TN)
Dal 22 giugno al 8 luglio 2018
Orario: Da lunedì a venerdì 8.30-12 Sabato e Domenica chiuso

Fabrizio Berti è un giovane col pizzetto nato a Torcegno, che ha scelto di fare il mestiere più antico del mondo... l'artista. Il suo percorso inizia con i primi disegni a scuola, cresce all'Istituto d'Arte di Trento e si affina all'Accademia di Belle Arti di Verona. La sua produzione, che oggi conta centinaia di lavori e decine di esposizioni in tutta Italia, narra la storia del mondo: condottieri (per citarne alcuni: Annibale, Carlo Magno, Giulio Cesare...), dittatori (dai famosi Hitler e Mao Tse Tung a Mugabe, Saud, Peron...), cantanti e una lunga serie di personaggi che hanno segnato la storia (da Messner a Pasolini), ai quali si affiancano opere più delicate ed intime che ci raccontano qualcosa di più profondo, e che ci aiutano a scavare a fondo nell’anima e nei pensieri dell’artista di Torcegno. Con queste Fabrizio ci racconta i suoi sogni e le sue ossessioni; qui compare il buio, il vuoto, la vertigine, la paura di cadere ed essere “mangiato”. Larga parte della sua produzione è inoltre dedicata al sesso: la serie “Kamasutra” illustra la ricerca di posizioni acrobatiche e contorte, mentre l’opera “Voyeur” mette lo spettatore nella condizione scomoda di colui che sbircia dal buco della serratura. Leitmotiv tra le varie opere e tematiche è uno stile unico e irriverente, che rimanda a Keith Haring e alla Pop Art, reinterpretato attraverso segni decisi e colori accesi che negli anni sono diventati il segno distintivo di Fabrizio. Scopo della mostra a Palazzo Ceschi è quello di raccontare un pezzo di vita, di andare oltre a quello che comunemente si vede nei musei e nelle gallerie e scoprire cosa si trova dietro ad una tela dipinta, ascoltare il pensiero, l’ispirazione, il lavoro e la ricerca che anima ogni opera. “Col mio lavoro” spiega l’artista “cerco di trasmettere un’emozione, non importa se sia positiva o negativa. L’importante è che riesca a far pensare, a far emergere un ricordo, a far ridere o piangere, a far riflettere sul mondo in cui viviamo, agli errori fatti nel passato per evitare di farne altri o addirittura dimenticarsi di quelli fatti”.

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