Il Senso è una misteriosa bestia, che imprime il suo passaggio sul fango della nostra percezione.
Quel che ci rimane, se vogliamo comprendere questo essere schivo, è la traccia che lascia in noi di
volta in volta. Una traccia parziale e incompleta, certamente, che però tradisce un'evidenza di
organizzazione e anche suggerisce quello che della matrice manca. Allora a partire da questo residuo
ci è possibile dedurre, ipotizzare le forme e i criteri di ciò che stiamo tentando di studiare. Così
facendo strutturiamo la nostra idea del Senso e della sua costituzione. Ne consegue che ogni
interpretazione sarà differente da individuo a individuo. E anche l'interpretazione del singolo soggetto
si modificherà nell'arco della sua esistenza. E' forse per questo motivo che possono esistere infinite
rappresentazioni dello stesso Senso? Ed è per ciò, ancora, che approdi così svariati a volte sembrano
equivalersi? Legati fra loro nella Storia da un senso comune, come lemmi diversi di un'unica lingua.
Che l'infinitamente indefinibile, abbia infinite traduzioni e una sola identità?
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